ECOTURISMO: RISPETTO DELLA NATURA, SERVIZIO DELL'UOMO

Messaggio del Cardinale Arcivescovo per le vacanze Estate 2003

 “Il credente trae dalla fede un’efficace spinta orientatrice nel suo rapporto con l’ambiente e nell’impegno a conservarne l’integrità a vantaggio dell’uomo di oggi e di domani”. Così scrive Giovanni Paolo II nel suo messaggio annuale per la Giornata Mondiale del Turismo. E aggiunge: “Mi rivolgo pertanto specialmente ai cristiani, perché facciano del turismo anche un’occasione di contemplazione e d’incontro con Dio, Creatore e Padre di tutti, e siano così corroborati  nel servizio alla giustizia e alla pace in fedeltà a Colui che ha promesso cieli nuovi e terra nuova (cfr Apocalisse 21,1)”.

Faccio mio questo auspicio del Santo Padre per formulare un augurio sincero di serenità e di ristoro spirituale per il periodo estivo ormai prossimo. E’ un augurio che rivolgo non solo a quanti avranno l’opportunità di viaggiare e di trascorrere alcuni giorni in luoghi di villeggiatura, ma anche a chi – per i più diversi motivi – dovrà rimanere a casa durante il tempo della vacanza. La questione dell’ “ecoturismo”, ripresa dal messaggio del Papa, richiama l’importanza e la necessità di rispettare la natura e l’ambiente in cui viviamo. Come rivela anche lo stesso termine di “ecologia” – espressione che deriva dalla sintesi di due parole greche e indica il “discorso” (lógos) sull’ “ambiente” o sulla “casa” (óikos) –, noi tutti siamo chiamati a vivere bene il nostro rapporto con il mondo intero, con l’universo creato, il “luogo” in cui l’uomo “abita”. Ma siamo specialmente invitati a vivere in modo pieno il nostro rapporto con l’ “ambiente” umano, cioè con quella fittissima rete di relazioni che formano la convivenza sociale, e più ancora con la nostra stessa “umanità”, il nostro essere e agire da uomini.

L’esperienza della vacanza – se vissuta nelle sue dovute condizioni – è certamente luogo significativo per sperimentare tutto ciò, perché permette di venire a contatto con il creato e con le risorse della natura, con le diverse persone e la ricchezza del patrimonio culturale di ogni singolo popolo, con il prodotto dell’intelligenza e del cuore dell’uomo, espresso nei monumenti storici e nelle opere d’arte, e con la sua esigenza di spiritualità, rappresentata in particolare dai luoghi religiosi e di culto.

A tutti auguro di poter riconoscere – attraverso le varie attività dei prossimi mesi estivi – la presenza stessa di Dio e in particolare del suo figlio Gesù, che si è fatto pellegrino e viandante e ha desiderato camminare sulle strade degli uomini per condurre tutti alla riscoperta della propria dignità e della propria vocazione a divenire figli di Dio.

Buone vacanze! 

+ Dionigi card. Tettamanzi, Arcivescovo di Milano

                                 

 

NELLA NOSTRA COMUNITÀ, DUE MINISTRI STRAORDINARI DELLA COMUNIONE EUCARISTICA A MALATI ED ANZIANI NELLE LORO CASE

 

                                 

 

REVISIONE PROGETTO PASTORALE

Il cammino di revisione del progetto pastorale è ormai giunto ad una fase molto importante. Si è arrivati al momento in cui ci si pone una domanda fondamentale: quale Chiesa vogliamo diventare?

I vari suggerimenti del magistero, il sinodo diocesano e le indicazioni di quest’ultimo anno ci hanno offerto sicuramente l’orientamento da seguire. Il lavoro che tuttavia ora ci aspetta è quello di calare nella realtà della nostra parrocchia tali indicazioni. Ciò significa che quando sentiamo parlare nella lettera dei vescovi di una Chiesa che per i prossimi dieci anni dovrà essere missionaria, non possiamo non chiederci in quale modo la Chiesa di Montesolaro possa essere missionaria. I concetti espressi a livello di Chiesa universale ed anche diocesana, hanno la necessità di essere tradotti concretamente nella nostra comunità. Le varie proposte che ogni hanno vengono fatte devono essere riviste e valutate in base ai principi che sottostanno ad esse per capire quale motivazione c’è dietro la nostra proposta. Non possiamo pensare che sia sufficiente organizzare determinate attività solo perché sono sempre state fatte. La tradizione è importante non nei modi di fare ma nei valori che trasmette. Ecco il punto: riflettere su quali valori vogliamo tramandare. Dobbiamo capire qual è il messaggio che vogliamo comunicare.

Per arrivare a questo obiettivo tutti gli operatori pastorali sono stati invitati a riflettere, prima personalmente e poi confrontandosi in gruppi di lavoro, su quali priorità deve darsi la nostra parrocchia per i prossimi anni. Il lavoro personale deve condurre esattamente all’espressione delle varie sensibilità che ciascuno ha e mette a servizio della Chiesa per poi, attraverso il lavoro nei gruppi, confrontarsi con gli altri e condividere così i vari punti di vista. Solo attraverso una vera condivisione si può arrivare a stendere un progetto per la comunità di Montesolaro. Condivisione che non significa semplicemente esprimere il proprio punto di vista, ma significa cercare il punto d’incontro ed eventualmente accettare le scelte fatte anche se non aderenti alle nostre idee. Questo perché dobbiamo essere consapevoli che il nostro essere a servizio non è fare ciò che personalmente si ritiene giusto e necessario ma piuttosto significa avere un’ottica più ampia e considerare che le scelte sono state fatte in vista del bene comune di tutta la parrocchia perché la finalità ultima è comune. Questo il senso del progetto pastorale: uno strumento che traccia la rotta da seguire e che tutti gli educatori seguono dando organicità e continuità all’azione educativa della parrocchia.

Federico Tagliabue, Elena Colombo

 

                                 

 

ORATORIO FERIALE 2003   PARTY CON ME

E’ iniziata l’estate e con l’estate l’esperienza dell’oratorio estivo… Un’esperienza vecchia ma sempre nuova, tradizionale ma sempre originale, mai ripetitiva, mai noiosa…

Una bella occasione per offrire alla vita di ragazzi e animatori momenti di crescita, di condivisione, di amicizia e di divertimento.

A partire da Lunedì 23 Giugno i cortili del nostro oratorio sono stati invasi da bambini, ragazzi e adolescenti; risuonano di grida, urla, canti e danze… fin qua nulla di diverso dagli altri anni! Ma c’è una novità… uno strano personaggio venuto da un’epoca e da un luogo lontano si aggira per l’oratorio e ci accompagna durante i nostri pomeriggi assolati… è S. Paolo, il protagonista assoluto del nostro oratorio feriale 2003.

S. Paolo è una figura affascinante e coinvolgente che stiamo imparando a conoscere attraverso i momenti di preghiera, il racconto giornaliero e alcuni giochi a tema. Durante questo oratorio feriale vogliamo seguire le Sue orme, vogliamo metterci in viaggio insieme a Lui per portare in tutto il mondo la Buona Notizia, il Vangelo di Gesù; da Lui vogliamo imparare quello slancio della fede che spinge ogni cristiano a divenire apostolo, annunciatore della Parola in ogni luogo e in ogni tempo. S. Paolo rivolge a tutti noi un invito: PARTY CON ME, ci invita a vivere con Lui la grande avventura della passione per il Vangelo e dell’amore verso tutti gli uomini.  E così, ecco che il nostro oratorio si trasforma in un PORTO,  “punto di partenza per un viaggio da fare con nuovi compagni, punto di arrivo per incontrare una comunità di cristiani, punto di evangelizzazione per chi non ha ancora conosciuto il Signore, luogo di fuga da chi vuole fermare il Vangelo o vuole travisarlo”, ma anche luogo a cui tornare per orientare meglio la propria rotta, per capire se la direzione è quella giusta, luogo per fare memoria dei viaggi intrapresi.

Passare un’estate in compagnia di S. Paolo è prima di tutto una vera avventura, ma anche una sfida, sia per i ragazzi che per gli animatori d’oratorio; perché per raggiungere la meta del nostro viaggio dovremo metterci in gioco, lasciarci coinvolgere, andare oltre le difficoltà; dovremo dire anche noi, insieme a Paolo: SALPO ANCH'IO!!!

Siamo già al termine del nostro oratorio feriale.

In queste quattro settimane abbiamo vissuto insieme momenti di gioia e di gioco; i nostri pomeriggi sono stati animati da laboratori, tornei, canti e balli; siamo andati in piscina, in montagna e abbiamo ospitato gli amici di Novedrate, Carimate e Figino. Quanti incontri, quante nuove amicizie! Ma non è finita, ci attendono molte altre esperienze ed avventure anche se la nostra nave sta per giungere alla meta. Sicuramente, il nostro viaggio non si concluderà l’ultima sera, con la festa conclusiva… avremo semplicemente raggiunto un porto, luogo per ripartire verso nuove avventure!

E allora, cosa aspettate ?!

Tutti a BORDO… SI PARTE!!!  

Silvia Tagliabue

 

                                 

 

UN’ ESTATE A TUTTO… GAG

Eccoci all’ormai consueto appuntamento con il Gruppo Adolescenti Giovani della nostra parrocchia. l’estate 2003 sarà sicuramente una tappa importante per il nostro cammino: per la prima volta, infatti, vivremo una vacanza insieme, una settimana tra le montagne dell’Alto Adige per riossigenare le nostre menti ma soprattutto per condividere com’è nello stile del GAG. Ma andiamo con ordine. L’estate è cominciata con la due giorni in tenda (camminata Brunate- Bellagio con sosta alla Colma di Sormano per la notte) l’ultimo week-end di giugno, contrassegnata purtroppo da uno dei rari acquazzoni di questi tempi che ha costretto i pur avventurosi partecipanti ad un dietro front: niente paura, ci sarà modo di rimediare il prossimo anno, tempo permettendo!!!

Appuntamento classico da qualche anno a questa parte è stato il fine settimana in Val Formazza: quest’anno il 12 e 13 luglio. La Val Formazza oltre ad essere una valle incantevole è anche e soprattutto sinonimo di solidarietà, poiché i proventi dei rifugi vengono da sempre destinati all’Operazione Mato Grosso nell’America Latina.

Appuntamento centrale della nostra estate insieme sarà però come già accennato sopra la vacanza in Val di Valles. Gli iscritti sono 44, più 3 giovanissime mascotte che trascorreranno insieme nel periodo dal 2 al 9 agosto una settimana di camminate, escursioni, giochi, preghiera e sport.

Vi ricordiamo che, anche nei mesi estivi, ogni venerdì sera ci incontriamo per la S. Messa e poi in oratorio per stare  un po’ insieme.

Buone vacanze a tutti!!

IL TEAM

 

                                 

 

S. CAMILLO DE LELLIS

Il 14 Luglio i francesi ricordano la presa della Bastiglia, la Chiesa universale la nascita al paradiso di S.Camillo De Lellis: queste righe vogliono essere un ideale prolungamento di quanto scritto nello scorso numero 70 del Dicembre 2002.

Camillo De Lellis nasce a Bucchianico in provincia di Chieti il 25 Maggio 1550: la mamma, ormai sessantenne lo partorisce in una stalla perché nella povera casa “non aveva trovato un giaciglio comodo a sopportare le doglie del parto”. Non trascorre una vita agiata ( a 13 anni perde la madre, a 19 il padre ) e per campare decorosamente si arruola volontario nell’esercito veneziano che si accinge a combattere i turchi. Non sempre i rapporti con i commilitoni sono improntati alla sincera amicizia ed un compagno, approfittando della buona fede di Camillo, lo riduce sul lastrico, costringendolo a chiedere l’elemosina. In questo vagabondare avviene l’incontro chiave della vita: nel 1574 il padre cappuccino Antonio da Nicastro gli offre un’occupazione stabile nel suo convento come “operaio addetto al trasporto dell’acqua mediante il mulo”. Camillo accetta volentieri e la vicinanza dei frati lo “macerano nella fede”. Si adopera nei lavori più umili, ma anche compiti più rilevanti lo trovano pronto, ed infatti trova il tempo di mettere ordine nei libri contabili del convento, tuttora conservati nella casa madre della congregazione. Non sentendosi realizzato desidera intraprendere gli studi e dopo anni di sacrifici è ordinato sacerdote il 10 Giugno 1584 e destinato come cappellano all’ospedale S.Giacomo a Roma. Questo primo incarico pastorale lo avvicinano agli infermi e gli fanno intuire che esiste un diverso modo di avvicinarsi ai sofferenti, trattati allora come esseri inferiori: non venivano lavati ed erano lasciati in condizioni igieniche disastrose. Camillo ridà loro una dignità ed instaura nuovi rapporti di prossimità, fatti di pazienza, amore, affabilità. Con 5 giovani attirati dalla sua bontà e dal suo carisma costituisce il primo nucleo di quello che sarà ed è ancora oggi l’ordine dei Camilliani per l’assistenza agli infermi. Nel 1586 papa Sisto 5° in udienza privata concede il permesso di portare la croce rossa sull’abito talare di quei religiosi perché “trovo giustissimo che si distinguano nella veste quegli operai che così bene si distinguono nel loro ministero”. Camillo ed i suoi, ormai aumentati di numero, sono in prima fila nel soccorrere i malati di peste che colpì Roma nel 1590 e che fece più di 60.000 vittime. Ormai anche i confini della città diventano stretti e Camillo è l’apostolo itinerante della carità ed i suoi spostamenti sono caratterizzati da segni prodigiosi: pregando riesce a calmare una furiosa tempesta scatenatasi nel golfo di Napoli; su richiesta di alcuni frati rimasti senza vino opera lo stesso prodigio delle nozze di Cana; nel corso dell’inondazione del Tevere del 1598 riesce a salvare contemporaneamente e in luoghi diversi molti malati costretti a letto dalle infermità. Conosce un altro grande santo del tempo, S.Filippo Neri, il quale in un primo tempo non apprezzò l’opera di Camillo, ma in seguito ne divenne un grande estimatore, convincendo molti ragazzi dei suoi oratori ad indossare l’abito dei camilliani.

I continui digiuni, le rinunce e privazioni, l’assistere giorno e notte gli ammalati e bisognosi, minano la forte fibra di Camillo che termina, attorniato da molti seguaci, la sua vita terrena il 14 Luglio 1614.

Papa Benedetto 14° lo dichiara Santo nel 1747, Pio 11° protettore degli operatori sanitari e Paolo 6° patrono della sanità militare.

Francesco Molteni

 

                                 

 

L’ALTRO FERRAGOSTO

Il 15 agosto è sinonimo di estate: rievoca immagini vacanziere di giornate trascorse pigramente sotto l’ombrellone, escursioni in montagna all’insegna della natura, rilassanti pic-nic all’aperto con tutta la famiglia, sotto il comun denominatore di un rinato desiderio di spensieratezza e di una rinfrescante fetta d’anguria…

Ma per la nostra parrocchia c’è qualcosa di più. Se solleviamo lo sguardo dalle panche della chiesa, vediamo appeso alla parete di cemento dietro il pulpito un grande rilievo ligneo raffigurante Maria Assunta in Cielo, come recita un canto che spesso intoniamo durante le celebrazioni religiose. Le abili mani dei maestri artigiani hanno rappresentato la Madonna sorretta da un coro di angeli mentre, unica tra gli uomini, viene accolta in Cielo anima e corpo. Sotto di Lei, la nostra piccola umanità nei suoi travagli quotidiani. Il rilievo riproduce uno schema che affonda le sue radici in una lunga tradizione iconografica, riflesso di una devozione popolare che ha creduto nell’Assunzione di Maria ben prima che il dogma venisse proclamato ufficialmente nel 1950 da Pio XII. Il distacco di Maria dall’umanità per essere assunta in Cielo non è un abbandono, anzi, è una momentanea separazione in vista di una comunione più completa: Maria, assunta in Cielo, diviene avvocata nostra presso il Padre. «La sollecitudine di Maria Regina per gli uomini – dice Giovanni Paolo II – può essere pienamente efficace proprio in virtù dello stato glorioso conseguente all’Assunzione. L’Assunzione favorisce la piena comunione di Maria non solo con Cristo, ma con ciascuno di noi: Ella è accanto a noi, perché il suo stato glorioso le permette di seguirci nel nostro quotidiano itinerario terreno. Lungi pertanto dal creare distanza tra noi e Lei, lo stato glorioso di Maria suscita una vicinanza continua e premurosa. Ella conosce tutto ciò che accade nella nostra esistenza e ci sostiene con amore materno nelle prove della vita».

La nostra parrocchia vanta la Beata Vergine Assunta quale sua patrona. Il patronus romano era un uomo potente che assicurava alla cerchia dei suoi clientes sostentamento e protezione di ogni genere, anche legale, in cambio di fedeltà. Una sorta di pater di una famiglia allargata. L’Assunta, quindi, è la nostra protettrice. Il 15 agosto, come ogni anno, la comunità la onorerà con una Messa solenne e la processione per le vie del paese. Forse molti di noi saranno lontani, nei luoghi di villeggiatura, e non potranno  partecipare alle celebrazioni in onore dell’Assunta. In ogni caso rivolgiamo un pensiero alla nostra protettrice.

Tatiana Gammacurta   

 

                                 

 

UNA FESTA… OLTRE LO SPORT

Da circa un mese ormai si è conclusa l’edizione 2003 della nostra Festa dello Sport e la tensostruttura ha ripreso le sue “sembianze” abituali.

“Peccato!” dicono in tanti,”per fortuna!” dice qualcuno, cioè quelli che, per dieci giorni, sono stati più in palestra che a casa loro per garantire la buona riuscita della festa stessa.

Sì!Perché la nostra Festa dello Sport ha da sempre qualcosa di magico: forse perché spesso combacia con la chiusura delle scuole e di conseguenza con l’inizio delle vacanze per i più piccoli; forse perché è un piacevole preludio della calda estate; forse perché è motivo di incontro, di scambio di due chiacchiere tra una lattina di coca ed una vaschetta di patatine; forse perché le serate propongono cibo buono e vengono condite da manifestazioni che, in ogni caso, ci interessano o comunque ci incuriosiscono.

Ecco la vera magia della festa… andare oltre lo sport.

Facendo un soggettivo bilancio penso che, anche per questo 2003, la Festa dello Sport abbia riscosso successo (di pubblico, di affluenza e non solo) come ormai da tempo succede… anche se gli anni passano e siamo già giunti alla 21° edizione. Festa che è partita alla grande con la S. Messa e le belle parole di “sport e oltre lo sport” di Don Alessio Albertini ( al quale lo sport stesso è familiare!), per poi proseguire con il karaoke, la camminata, la dimostrazione cinofila, il 9° torneo “Bianchi Veronica” (dove la nostra seconda divisione ha guadagnato un secondo posto!), lo spettacolo per i bambini, la serata dedicata alla scuola calcio, l’esibizione di karate e arti marziali, il palo della cuccagna e la lotteria finale!!Senza dimenticare le varie specialità gastronomiche che ogni sera venivano servite ai tavoli. Qualcosa di ormai consueto ma sempre magico.

Per finire penso che ci accomuni un grazie al G.S. che ripropone ogni anno con determinazione ed impegno questa festa e soprattutto un grazie a tutti coloro che hanno collaborato gratuitamente per la buona riuscita della Festa dello Sport… questa è la vera magia…e perché questa magia continui nei prossimi anni, sempre meglio, occorre che anche la disponibilità di tutti, sportivi e non, sia sempre più grande.

In fondo la Festa dello Sport della nostra piccola Montesolaro è per tutti e per noi è motivo di vanto…è degli sportivi e non solo…vive di sport e non solo!

Un augurio dunque per una miglior riuscita ( se possibile!) di una Festa dello Sport 2004 davvero magica!

URSULA BORGHI

 

                                 

 

BANDA IN GARFAGNANA: CONCERTO E …NON SOLO!

Con piacere cerco di assolvere al compito che mi è stato chiesto, cioè scrivere qualcosa a proposito della “trasferta toscana” del nostro corpo musicale.

Lo scorso 28/29 giugno, infatti, ci siamo recati in Garfagnana per un gemellaggio con la banda locale di Castelnuovo: il tutto “sponsorizzato” dalla nostra amministrazione comunale che nella persona del sindaco, Dott. Roccucci, ha fortemente voluto questo incontro, questa manifestazione.

In breve la cronaca di questi due fantastiche giornate: partenza sabato mattino di buon’ora con meta Torre del Lago Puccini dove abbiamo visitato la casa e potuto ammirare scritti e musiche autografe dell’ insigne maestro e ancora approfondire la nostra conoscenza su aspetti particolari della sua vita.

Siamo poi ripartiti alla volta di Lucca, splendida città che ha conservato intatte le proprie caratteristiche medioevali: splendide mura esterne, i portali d’ ingresso, la famosa piazza ovale, la chiesa di S. Michele, il duomo…

Ecco dopo aver visitato posti così una riflessione sorge spontanea: come è bello saper mantenere le proprie tradizioni, i propri usi e costumi a dispetto della dilagante cultura consumistica che vuole fare dei nostri paesi un concentrato di funzionalità senz’ anima! E queste erano solo le prime avvisaglie di ciò che ci avrebbe aspettato in seguito!

Il nostro viaggio è poi proseguito per la Garfagnana e qui mi si conceda di aprire un’ altra parentesi: il nostro sindaco si è dimostrato un cicerone impagabile descrivendoci la sua terra passo dopo passo, quasi non ci fosse un angolo a lui sconosciuto spaziando da nozioni prettamente geografiche ad altre di carattere storico per finire a quelle squisitamente di costume. Davvero notevole la sua preparazione, cosa che ha contribuito a farci apprezzare ancora di più questa meravigliosa valle ma soprattutto ha mostrato un volto ai più inedito del nostro sindaco.

Dopo aver preso alloggio nell’ hotel di Corfino che ci avrebbe ospitati per la notte ed aver consumato una lauta cena, abbiamo ridisceso la valle per recarci a Castelnuovo, luogo del concerto con la banda “gemella” la Filarmonica G,Verdi. I volti dei nostri musicisti, a questo punto, hanno iniziato a tradire una certa tensione, comunque comprensibile: non capita tutti i giorni di suonare in trasferta!! Poi però, complice la preparazione ottenuta sotto l’ esperta guida del nostro maestro Matteo Monti ed ancora l? accoglienza festosa della gente ci siamo sciolti ed abbiamo dato vita ad un concerto piacevole per la coralità d’ esecuzione, come è stato anche sottolineato dal locale rappresentante dell’ An.Bi.Ma.(Associazione Bande Italiane).

Abbiamo avuto modo di constatare una volta di più come la musica ed i valori che da essa promanano siano davvero fonte di unione, al di là del fatto prettamente culturale ed è stato bello suonare assieme all’altra banda l’ultimo brano  del programma proprio a testimonianza di quanto appena detto. Al termine del concerto lo scambio dei prodotti delle terre di origine ha posto il sigillo ad una magica serata.

E questo non è che la prima parte del nostro viaggio.

Il mattino successivo, infatti, a Corfino abbiamo visitato (è proprio il caso di dire così) la casa del Dott. Roccucci che anche qui si è dimostrato splendido anfitrione, assieme alla moglie sig.ra Susanna, introducendoci in ogni locale e facendoci partecipi della storia della casa stessa e dei dintorni.

Ma… e la banda? Certo che il nostro compito non si era esaurito la sera precedente, infatti abbiamo avuto l’occasione di suonare ancora per accompagnare il 50° anniversario di sacerdozio del parroco locale così che la nostra trasferta toscana è stata un po’ un “bigino” di ciò che un corpo musicale può e sa fare: sfilata per le vie del paese, concerto e infine partecipazione ad una festa di carattere religioso: quasi da manuale bandistico appunto!

Il pranzo assieme alla banda gemella a questo punto è stata la classica ciliegina sulla torta in quanto si è avuto modo di apprezzare maggiormente il carattere giovanile ed aperto del “garfagnino” che si è adoprato in ogni modo per farci sentire il più possibile a nostro agio. Terminato il pranzo siamo poi ripartiti alla volta di casa attraversando le Alpi Apuane famose per le loro cave di marmo che, seppur lontano, abbiamo potuto ammirare.

A questo punto non mi resta che augurarmi che una simile esperienza si possa ripetere anche nella nostra comunità invitando la banda di Castelnuovo per ricambiare dell’ottima ospitalità ricevuta, ma sono certo che grazie alla sensibilità dimostrata dal nostro sindaco, questo sia ormai più che un augurio, una promessa!!

Fabio Arnaboldi

 

                                 

 

SOGNANDO S’IMPARA

Una volta, non tanto tempo fa, forse anche adesso, si usava dire che “il lavoro dello studente è quello di studiare”. Una parafrasi ovvia, forse, ma molto efficace nella sua linearità: l’obiettivo è la promozione, una sorta di stipendio per l’alunno, il modo per ottenerla è applicarsi nello studio, una specie di lavoro per i ragazzi.

Ebbene, quest’anno, per rimanere sempre al paragone occupazionale, essendosi verificata una fioritura di “licenziamenti” nei primi anni delle Superiori, Montesolaro non immune, tanti quanti non se ne vedevano da anni, s’impone un’umile riflessione sperando che il “sindacato” dei genitori, sempre pronto a “scendere in piazza” in difesa dei propri pargoli non fraintenda le mie parole. Tanto più che, in questo caso, non esiste T.F.R., la liquidazione tanto per intenderci.

Parto da una considerazione abbastanza condivisibile, credo, in quanto oggettiva: il Sistema Scuola d’oggi funziona malamente. Tra “crediti” e “debiti” sembra di stare in banca e non in aula, tanto che ogni ragazzo si fa il proprio, personale quindi un po’ fazioso, “estratto conto”. Situazione che, inevitabilmente, porta lo studente ad impegnarsi meno qualora quest’ultimo sia positivo o non troppo pesantemente “in rosso”, oppure a tralasciare completamente alcune materie poco gradite se non vanno ad intaccare troppo il “bilancio” complessivo.

Intendiamoci, questo tipo di calcolo utilitaristico veniva espletato anche dagli studenti ante riforma ma, certamente, in maniera meno smaccata anche perché il famigerato “esame a Settembre” era uno spauracchio assai più “sentito” delle blande formule riparatorie odierne.

Ma, detto ciò che comunque è qualcosa di più di una semplice difesa d’ufficio, bisogna scavare un po’ più in profondità per tentare di capire il vero motivo di tale, copioso… sbocciare di bocciature.

A mio modestissimo parere e senza la pretesa di trinciare giudizi sommari, ciò risiede nella scarsità di un ”ingrediente” fondamentale nella complicata alchimia di un teen-ager: la fantasia.

Non quella, negativa, utile a crearsi “alibi” con i professori, di quella i quindicenni e affini ne hanno da vendere, bensì quella, positiva, di “immaginare oltre” il proprio futuro. Il quale passa inevitabilmente dalla Scuola. Anche dai famosi “pezzi di carta” che ti propina, se vogliamo.

Meglio ancora. Ad essi manca la “voglia” di fantasia, cosa che porta all’assenza di stimoli e a dare tutto per scontato, quindi, via via, all’apatia e a tutte quelle bocciature di cui ho parlato.

Non sono un sociologo, non possiedo gli strumenti adatti per scandagliare ancor più in profondità e scovare la “ragione del motivo”, perché la voglia di sognare roseo il proprio domani attraverso l’oggi, la scuola appunto, sia clamorosamente assente dal pensiero giovanile.

So solo, avendomelo confermato “fonti autorevoli”, i ragazzi stessi, che della vicenda c’è un lato ancor peggiore, se possibile. Latita il rammarico, il dispiacere, il rimpianto per coloro che hanno avuto una poco lieta fine d’anno scolastico.

E ciò non può che generare un “pizzico” di sconforto nell’osservare quelli che il Papa, da sempre, definisce, “il futuro dell’umanità”.

Ruggero Fumagalli