“Il credente trae dalla
fede un’efficace spinta orientatrice nel suo rapporto con l’ambiente e
nell’impegno a conservarne l’integrità a vantaggio dell’uomo di oggi e di
domani”. Così scrive Giovanni Paolo II nel suo messaggio annuale per la
Giornata Mondiale del Turismo. E aggiunge: “Mi rivolgo pertanto specialmente
ai cristiani, perché facciano del turismo anche un’occasione di
contemplazione e d’incontro con Dio, Creatore e Padre di tutti, e siano così
corroborati nel servizio alla giustizia e alla pace in fedeltà a Colui
che ha promesso cieli nuovi e terra nuova (cfr Apocalisse
21,1)”.
Faccio mio questo auspicio del Santo Padre per formulare un augurio
sincero di serenità e di ristoro spirituale per il periodo estivo ormai
prossimo. E’ un augurio che rivolgo non solo a quanti avranno l’opportunità
di viaggiare e di trascorrere alcuni giorni in luoghi di villeggiatura, ma anche
a chi – per i più diversi motivi – dovrà rimanere a casa durante il tempo
della vacanza. La questione dell’ “ecoturismo”, ripresa dal messaggio del
Papa, richiama l’importanza e la necessità di rispettare la natura e
l’ambiente in cui viviamo. Come rivela anche lo stesso termine di
“ecologia” – espressione che deriva dalla sintesi di due parole greche e
indica il “discorso” (lógos)
sull’ “ambiente” o sulla “casa” (óikos)
–, noi tutti siamo chiamati a vivere bene il nostro rapporto con il mondo
intero, con l’universo creato, il “luogo” in cui l’uomo “abita”. Ma
siamo specialmente invitati a vivere in modo pieno il nostro rapporto con l’
“ambiente” umano, cioè con quella fittissima rete di relazioni che formano
la convivenza sociale, e più ancora con la nostra stessa “umanità”, il
nostro essere e agire da uomini.
L’esperienza della vacanza – se vissuta nelle sue dovute condizioni
– è certamente luogo significativo per sperimentare tutto ciò, perché
permette di venire a contatto con il creato e con le risorse della natura, con
le diverse persone e la ricchezza del patrimonio culturale di ogni singolo
popolo, con il prodotto dell’intelligenza e del cuore dell’uomo, espresso
nei monumenti storici e nelle opere d’arte, e con la sua esigenza di
spiritualità, rappresentata in particolare dai luoghi religiosi e di culto.
A tutti auguro di poter riconoscere – attraverso le varie attività
dei prossimi mesi estivi – la presenza stessa di Dio e in particolare del suo
figlio Gesù, che si è fatto pellegrino e viandante e ha desiderato camminare
sulle strade degli uomini per condurre tutti alla riscoperta della propria
dignità e della propria vocazione a divenire figli di Dio.
Buone vacanze!
+ Dionigi card. Tettamanzi, Arcivescovo di
Milano
Il
cammino di revisione del progetto pastorale è ormai giunto ad una fase molto
importante. Si è arrivati al momento in cui ci si pone una domanda
fondamentale: quale Chiesa vogliamo diventare?
I
vari suggerimenti del magistero, il sinodo diocesano e le indicazioni di
quest’ultimo anno ci hanno offerto sicuramente l’orientamento da seguire. Il
lavoro che tuttavia ora ci aspetta è quello di calare nella realtà della
nostra parrocchia tali indicazioni. Ciò significa che quando sentiamo parlare
nella lettera dei vescovi di una Chiesa che per i prossimi dieci anni dovrà
essere missionaria, non possiamo non chiederci in quale modo la Chiesa di
Montesolaro possa essere missionaria. I concetti espressi a livello di Chiesa
universale ed anche diocesana, hanno la necessità di essere tradotti
concretamente nella nostra comunità. Le varie proposte che ogni hanno vengono
fatte devono essere riviste e valutate in base ai principi che sottostanno ad
esse per capire quale motivazione c’è dietro la nostra proposta. Non possiamo
pensare che sia sufficiente organizzare determinate attività solo perché sono
sempre state fatte. La tradizione è importante non nei modi di fare ma nei
valori che trasmette. Ecco il punto: riflettere su quali valori vogliamo
tramandare. Dobbiamo capire qual è il messaggio che vogliamo comunicare.
Per
arrivare a questo obiettivo tutti gli operatori pastorali sono stati invitati a
riflettere, prima personalmente e poi confrontandosi in gruppi di lavoro, su
quali priorità deve darsi la nostra parrocchia per i prossimi anni. Il lavoro
personale deve condurre esattamente all’espressione delle varie sensibilità
che ciascuno ha e mette a servizio della Chiesa per poi, attraverso il lavoro
nei gruppi, confrontarsi con gli altri e condividere così i vari punti di
vista. Solo attraverso una vera condivisione si può arrivare a stendere un
progetto per la comunità di Montesolaro. Condivisione che non significa
semplicemente esprimere il proprio punto di vista, ma significa cercare il punto
d’incontro ed eventualmente accettare le scelte fatte anche se non aderenti
alle nostre idee. Questo perché dobbiamo essere consapevoli che il nostro
essere a servizio non è fare ciò che personalmente si ritiene giusto e
necessario ma piuttosto significa avere un’ottica più ampia e considerare che
le scelte sono state fatte in vista del bene comune di tutta la parrocchia perché
la finalità ultima è comune. Questo il senso del progetto pastorale: uno
strumento che traccia la rotta da seguire e che tutti gli educatori seguono
dando organicità e continuità all’azione educativa della parrocchia.
Federico
Tagliabue, Elena Colombo
E’
iniziata l’estate e con l’estate l’esperienza dell’oratorio estivo…
Un’esperienza vecchia ma sempre nuova, tradizionale ma sempre originale, mai
ripetitiva, mai noiosa…
Una
bella occasione per offrire alla vita di ragazzi e animatori momenti di
crescita, di condivisione, di amicizia e di divertimento.
A
partire da Lunedì 23 Giugno i cortili del nostro oratorio sono stati invasi da
bambini, ragazzi e adolescenti; risuonano di grida, urla, canti e danze… fin
qua nulla di diverso dagli altri anni! Ma c’è una novità… uno strano
personaggio venuto da un’epoca e da un luogo lontano si aggira per
l’oratorio e ci accompagna durante i nostri pomeriggi assolati… è S. Paolo,
il protagonista assoluto del nostro oratorio feriale 2003.
S.
Paolo è una figura affascinante e coinvolgente che stiamo imparando a conoscere
attraverso i momenti di preghiera, il racconto giornaliero e alcuni giochi a
tema. Durante questo oratorio feriale vogliamo seguire le Sue orme, vogliamo
metterci in viaggio insieme a Lui per portare in tutto il mondo la Buona
Notizia, il Vangelo di Gesù; da Lui vogliamo imparare quello slancio della fede
che spinge ogni cristiano a divenire apostolo, annunciatore della Parola in ogni
luogo e in ogni tempo. S. Paolo rivolge a tutti noi un invito: PARTY CON ME, ci
invita a vivere con Lui la grande avventura della passione per il Vangelo e
dell’amore verso tutti gli uomini. E
così, ecco che il nostro oratorio si trasforma in un PORTO, “punto di partenza per un viaggio da fare con nuovi
compagni, punto di arrivo per incontrare una comunità di cristiani, punto di
evangelizzazione per chi non ha ancora conosciuto il Signore, luogo di fuga da
chi vuole fermare il Vangelo o vuole travisarlo”, ma anche luogo a cui tornare
per orientare meglio la propria rotta, per capire se la direzione è quella
giusta, luogo per fare memoria dei viaggi intrapresi.
Passare
un’estate in compagnia di S. Paolo è prima di tutto una vera avventura, ma
anche una sfida, sia per i ragazzi che per gli animatori d’oratorio; perché
per raggiungere la meta del nostro viaggio dovremo metterci in gioco, lasciarci
coinvolgere, andare oltre le difficoltà; dovremo dire anche noi, insieme a
Paolo: SALPO ANCH'IO!!!
Siamo
già al termine del nostro oratorio feriale.
In
queste quattro settimane abbiamo vissuto insieme momenti di gioia e di gioco; i
nostri pomeriggi sono stati animati da laboratori, tornei, canti e balli; siamo
andati in piscina, in montagna e abbiamo ospitato gli amici di Novedrate,
Carimate e Figino. Quanti incontri, quante nuove amicizie! Ma non è finita, ci
attendono molte altre esperienze ed avventure anche se la nostra nave sta per
giungere alla meta. Sicuramente, il nostro viaggio non si concluderà l’ultima
sera, con la festa conclusiva… avremo semplicemente raggiunto un porto, luogo
per ripartire verso nuove avventure!
E
allora, cosa aspettate ?!
Tutti
a BORDO… SI PARTE!!!
Silvia
Tagliabue
Eccoci
all’ormai consueto appuntamento con il Gruppo Adolescenti Giovani della nostra
parrocchia. l’estate 2003 sarà sicuramente una tappa importante per il nostro
cammino: per la prima volta, infatti, vivremo una vacanza insieme, una settimana
tra le montagne dell’Alto Adige per riossigenare le nostre menti ma
soprattutto per condividere com’è nello stile del GAG. Ma andiamo con ordine.
L’estate è cominciata con la due giorni in tenda (camminata Brunate- Bellagio
con sosta alla Colma di Sormano per la notte) l’ultimo week-end di giugno,
contrassegnata purtroppo da uno dei rari acquazzoni di questi tempi che ha
costretto i pur avventurosi partecipanti ad un dietro front: niente paura, ci
sarà modo di rimediare il prossimo anno, tempo permettendo!!!
Appuntamento
classico da qualche anno a questa parte è stato il fine settimana in Val
Formazza: quest’anno il 12 e 13 luglio. La Val Formazza oltre ad essere una
valle incantevole è anche e soprattutto sinonimo di solidarietà, poiché i
proventi dei rifugi vengono da sempre destinati all’Operazione Mato Grosso
nell’America Latina.
Appuntamento
centrale della nostra estate insieme sarà però come già accennato sopra la
vacanza in Val di Valles. Gli iscritti sono 44, più 3 giovanissime mascotte che
trascorreranno insieme nel periodo dal 2 al 9 agosto una settimana di camminate,
escursioni, giochi, preghiera e sport.
Vi
ricordiamo che, anche nei mesi estivi, ogni venerdì sera ci incontriamo per la
S. Messa e poi in oratorio per stare un
po’ insieme.
Buone
vacanze a tutti!!
IL
TEAM
S. CAMILLO DE LELLIS
Il
14 Luglio i francesi ricordano la presa della Bastiglia, la Chiesa universale la
nascita al paradiso di S.Camillo De Lellis: queste righe vogliono essere un
ideale prolungamento di quanto scritto nello scorso numero 70 del Dicembre 2002.
Camillo
De Lellis nasce a Bucchianico in provincia di Chieti il 25 Maggio 1550: la
mamma, ormai sessantenne lo partorisce in una stalla perché nella povera casa
“non aveva trovato un giaciglio comodo a sopportare le doglie del parto”.
Non trascorre una vita agiata ( a 13 anni perde la madre, a 19 il padre ) e per
campare decorosamente si arruola volontario nell’esercito veneziano che si
accinge a combattere i turchi. Non sempre i rapporti con i commilitoni sono
improntati alla sincera amicizia ed un compagno, approfittando della buona fede
di Camillo, lo riduce sul lastrico, costringendolo a chiedere l’elemosina. In
questo vagabondare avviene l’incontro chiave della vita: nel 1574 il padre
cappuccino Antonio da Nicastro gli offre un’occupazione stabile nel suo
convento come “operaio addetto al trasporto dell’acqua mediante il mulo”.
Camillo accetta volentieri e la vicinanza dei frati lo “macerano nella
fede”. Si adopera nei lavori più umili, ma anche compiti più rilevanti lo
trovano pronto, ed infatti trova il tempo di mettere ordine nei libri contabili
del convento, tuttora conservati nella casa madre della congregazione. Non
sentendosi realizzato desidera intraprendere gli studi e dopo anni di sacrifici
è ordinato sacerdote il 10 Giugno 1584 e destinato come cappellano
all’ospedale S.Giacomo a Roma. Questo primo incarico pastorale lo avvicinano
agli infermi e gli fanno intuire che esiste un diverso modo di avvicinarsi ai
sofferenti, trattati allora come esseri inferiori: non venivano lavati ed erano
lasciati in condizioni igieniche disastrose. Camillo ridà loro una dignità ed
instaura nuovi rapporti di prossimità, fatti di pazienza, amore, affabilità.
Con 5 giovani attirati dalla sua bontà e dal suo carisma costituisce il primo
nucleo di quello che sarà ed è ancora oggi l’ordine dei Camilliani per
l’assistenza agli infermi. Nel 1586 papa Sisto 5° in udienza privata concede
il permesso di portare la croce rossa sull’abito talare di quei religiosi
perché “trovo giustissimo che si distinguano nella veste quegli operai che
così bene si distinguono nel loro ministero”. Camillo ed i suoi, ormai
aumentati di numero, sono in prima fila nel soccorrere i malati di peste che
colpì Roma nel 1590 e che fece più di 60.000 vittime. Ormai anche i confini
della città diventano stretti e Camillo è l’apostolo itinerante della carità
ed i suoi spostamenti sono caratterizzati da segni prodigiosi: pregando riesce a
calmare una furiosa tempesta scatenatasi nel golfo di Napoli; su richiesta di
alcuni frati rimasti senza vino opera lo stesso prodigio delle nozze di Cana;
nel corso dell’inondazione del Tevere del 1598 riesce a salvare
contemporaneamente e in luoghi diversi molti malati costretti a letto dalle
infermità. Conosce un altro grande santo del tempo, S.Filippo Neri, il quale in
un primo tempo non apprezzò l’opera di Camillo, ma in seguito ne divenne un
grande estimatore, convincendo molti ragazzi dei suoi oratori ad indossare
l’abito dei camilliani.
I
continui digiuni, le rinunce e privazioni, l’assistere giorno e notte gli
ammalati e bisognosi, minano la forte fibra di Camillo che termina, attorniato
da molti seguaci, la sua vita terrena il 14 Luglio 1614.
Papa
Benedetto 14° lo dichiara Santo nel 1747, Pio 11° protettore degli operatori
sanitari e Paolo 6° patrono della sanità militare.
Francesco
Molteni
L’ALTRO FERRAGOSTO
Il
15 agosto è sinonimo di estate: rievoca immagini vacanziere di giornate
trascorse pigramente sotto l’ombrellone, escursioni in montagna all’insegna
della natura, rilassanti pic-nic all’aperto con tutta la famiglia, sotto il
comun denominatore di un rinato desiderio di spensieratezza e di una
rinfrescante fetta d’anguria…
Ma
per la nostra parrocchia c’è qualcosa di più. Se solleviamo lo sguardo dalle
panche della chiesa, vediamo appeso alla parete di cemento dietro il pulpito un
grande rilievo ligneo raffigurante Maria
Assunta in Cielo, come recita un canto che spesso intoniamo durante le
celebrazioni religiose. Le abili mani dei maestri artigiani hanno rappresentato
la Madonna sorretta da un coro di angeli mentre, unica tra gli uomini, viene
accolta in Cielo anima e corpo. Sotto di Lei, la nostra piccola umanità nei
suoi travagli quotidiani. Il rilievo riproduce uno schema che affonda le sue
radici in una lunga tradizione iconografica, riflesso di una devozione popolare
che ha creduto nell’Assunzione di Maria ben prima che il dogma venisse
proclamato ufficialmente nel 1950 da Pio XII. Il distacco di Maria dall’umanità
per essere assunta in Cielo non è un abbandono, anzi, è una momentanea
separazione in vista di una comunione più completa: Maria, assunta in Cielo,
diviene avvocata nostra presso il
Padre. «La sollecitudine di Maria Regina per gli uomini – dice Giovanni Paolo
II – può essere pienamente efficace proprio in virtù dello stato glorioso
conseguente all’Assunzione. L’Assunzione favorisce la piena comunione di
Maria non solo con Cristo, ma con ciascuno di noi: Ella è accanto a noi, perché
il suo stato glorioso le permette di seguirci nel nostro quotidiano itinerario
terreno. Lungi pertanto dal creare distanza tra noi e Lei, lo stato glorioso di
Maria suscita una vicinanza continua e premurosa. Ella conosce tutto ciò che
accade nella nostra esistenza e ci sostiene con amore materno nelle prove della
vita».
La
nostra parrocchia vanta la Beata Vergine
Assunta quale sua patrona. Il patronus
romano era un uomo potente che assicurava alla cerchia dei suoi clientes
sostentamento e protezione di ogni genere, anche legale, in cambio di fedeltà.
Una sorta di pater di una famiglia
allargata. L’Assunta, quindi, è la nostra protettrice. Il 15 agosto, come
ogni anno, la comunità la onorerà con una Messa solenne e la processione per
le vie del paese. Forse molti di noi saranno lontani, nei luoghi di
villeggiatura, e non potranno partecipare
alle celebrazioni in onore dell’Assunta. In ogni caso rivolgiamo un pensiero
alla nostra protettrice.
Tatiana
Gammacurta
UNA FESTA… OLTRE LO SPORT
Da
circa un mese ormai si è conclusa l’edizione 2003 della nostra Festa dello
Sport e la tensostruttura ha ripreso le sue “sembianze” abituali.
“Peccato!”
dicono in tanti,”per fortuna!” dice qualcuno, cioè quelli che, per dieci
giorni, sono stati più in palestra che a casa loro per garantire la buona
riuscita della festa stessa.
Sì!Perché
la nostra Festa dello Sport ha da sempre qualcosa di magico: forse perché
spesso combacia con la chiusura delle scuole e di conseguenza con l’inizio
delle vacanze per i più piccoli; forse perché è un piacevole preludio della
calda estate; forse perché è motivo di incontro, di scambio di due chiacchiere
tra una lattina di coca ed una vaschetta di patatine; forse perché le serate
propongono cibo buono e vengono condite da manifestazioni che, in ogni caso, ci
interessano o comunque ci incuriosiscono.
Ecco
la vera magia della festa… andare oltre lo sport.
Facendo
un soggettivo bilancio penso che, anche per questo 2003, la Festa dello Sport
abbia riscosso successo (di pubblico, di affluenza e non solo) come ormai da
tempo succede… anche se gli anni passano e siamo già giunti alla 21°
edizione. Festa che è partita alla grande con la S. Messa e le belle parole di
“sport e oltre lo sport” di Don Alessio Albertini ( al quale lo sport stesso
è familiare!), per poi proseguire con il karaoke, la camminata, la
dimostrazione cinofila, il 9° torneo “Bianchi Veronica” (dove la nostra
seconda divisione ha guadagnato un secondo posto!), lo spettacolo per i bambini,
la serata dedicata alla scuola calcio, l’esibizione di karate e arti marziali,
il palo della cuccagna e la lotteria finale!!Senza dimenticare le varie
specialità gastronomiche che ogni sera venivano servite ai tavoli. Qualcosa di
ormai consueto ma sempre magico.
Per
finire penso che ci accomuni un grazie al
G.S. che ripropone ogni anno con determinazione ed impegno questa festa e
soprattutto un grazie a tutti coloro
che hanno collaborato gratuitamente per la buona riuscita della Festa dello
Sport… questa è la vera magia…e perché questa magia continui nei prossimi
anni, sempre meglio, occorre che anche la disponibilità di tutti, sportivi e
non, sia sempre più grande.
In
fondo la Festa dello Sport della nostra piccola Montesolaro è per tutti e per
noi è motivo di vanto…è degli sportivi e non solo…vive di sport e non
solo!
Un
augurio dunque per una miglior riuscita ( se possibile!) di una Festa dello
Sport 2004 davvero magica!
URSULA
BORGHI
Con
piacere cerco di assolvere al compito che mi è stato chiesto, cioè scrivere
qualcosa a proposito della “trasferta toscana” del nostro corpo musicale.
Lo
scorso 28/29 giugno, infatti, ci siamo recati in Garfagnana per un gemellaggio
con la banda locale di Castelnuovo: il tutto “sponsorizzato” dalla nostra
amministrazione comunale che nella persona del sindaco, Dott. Roccucci, ha
fortemente voluto questo incontro, questa manifestazione.
In
breve la cronaca di questi due fantastiche giornate: partenza sabato mattino di
buon’ora con meta Torre del Lago Puccini dove abbiamo visitato la casa e
potuto ammirare scritti e musiche autografe dell’ insigne maestro e ancora
approfondire la nostra conoscenza su aspetti particolari della sua vita.
Siamo
poi ripartiti alla volta di Lucca, splendida città che ha conservato intatte le
proprie caratteristiche medioevali: splendide mura esterne, i portali d’
ingresso, la famosa piazza ovale, la chiesa di S. Michele, il duomo…
Ecco
dopo aver visitato posti così una riflessione sorge spontanea: come è bello
saper mantenere le proprie tradizioni, i propri usi e costumi a dispetto della
dilagante cultura consumistica che vuole fare dei nostri paesi un concentrato di
funzionalità senz’ anima! E queste erano solo le prime avvisaglie di ciò che
ci avrebbe aspettato in seguito!
Il
nostro viaggio è poi proseguito per la Garfagnana e qui mi si conceda di aprire
un’ altra parentesi: il nostro sindaco si è dimostrato un cicerone impagabile
descrivendoci la sua terra passo dopo passo, quasi non ci fosse un angolo a lui
sconosciuto spaziando da nozioni prettamente geografiche ad altre di carattere
storico per finire a quelle squisitamente di costume. Davvero notevole la sua
preparazione, cosa che ha contribuito a farci apprezzare ancora di più questa
meravigliosa valle ma soprattutto ha mostrato un volto ai più inedito del
nostro sindaco.
Dopo
aver preso alloggio nell’ hotel di Corfino che ci avrebbe ospitati per la
notte ed aver consumato una lauta cena, abbiamo ridisceso la valle per recarci a
Castelnuovo, luogo del concerto con la banda “gemella” la Filarmonica
G,Verdi. I volti dei nostri musicisti, a questo punto, hanno iniziato a tradire
una certa tensione, comunque comprensibile: non capita tutti i giorni di suonare
in trasferta!! Poi però, complice la preparazione ottenuta sotto l’ esperta
guida del nostro maestro Matteo Monti ed ancora l? accoglienza festosa della
gente ci siamo sciolti ed abbiamo dato vita ad un concerto piacevole per la
coralità d’ esecuzione, come è stato anche sottolineato dal locale
rappresentante dell’ An.Bi.Ma.(Associazione Bande Italiane).
Abbiamo
avuto modo di constatare una volta di più come la musica ed i valori che da
essa promanano siano davvero fonte di unione, al di là del fatto prettamente
culturale ed è stato bello suonare assieme all’altra banda l’ultimo brano
del programma proprio a testimonianza di quanto appena detto. Al termine
del concerto lo scambio dei prodotti delle terre di origine ha posto il sigillo
ad una magica serata.
E
questo non è che la prima parte del nostro viaggio.
Il
mattino successivo, infatti, a Corfino abbiamo visitato (è proprio il caso di
dire così) la casa del Dott. Roccucci che anche qui si è dimostrato splendido
anfitrione, assieme alla moglie sig.ra Susanna, introducendoci in ogni locale e
facendoci partecipi della storia della casa stessa e dei dintorni.
Ma…
e la banda? Certo che il nostro compito non si era esaurito la sera precedente,
infatti abbiamo avuto l’occasione di suonare ancora per accompagnare il 50°
anniversario di sacerdozio del parroco locale così che la nostra trasferta
toscana è stata un po’ un “bigino” di ciò che un corpo musicale può e
sa fare: sfilata per le vie del paese, concerto e infine partecipazione ad una
festa di carattere religioso: quasi da manuale bandistico appunto!
Il
pranzo assieme alla banda gemella a questo punto è stata la classica ciliegina
sulla torta in quanto si è avuto modo di apprezzare maggiormente il carattere
giovanile ed aperto del “garfagnino” che si è adoprato in ogni modo per
farci sentire il più possibile a nostro agio. Terminato il pranzo siamo poi
ripartiti alla volta di casa attraversando le Alpi Apuane famose per le loro
cave di marmo che, seppur lontano, abbiamo potuto ammirare.
A
questo punto non mi resta che augurarmi che una simile esperienza si possa
ripetere anche nella nostra comunità invitando la banda di Castelnuovo per
ricambiare dell’ottima ospitalità ricevuta, ma sono certo che grazie alla
sensibilità dimostrata dal nostro sindaco, questo sia ormai più che un
augurio, una promessa!!
Fabio
Arnaboldi
SOGNANDO S’IMPARA
Una volta, non tanto tempo fa, forse
anche adesso, si usava dire che “il
lavoro dello studente è quello di studiare”. Una parafrasi ovvia, forse,
ma molto efficace nella sua linearità: l’obiettivo è la promozione, una
sorta di stipendio per l’alunno, il modo per ottenerla è applicarsi nello
studio, una specie di lavoro per i ragazzi.
Ebbene, quest’anno, per rimanere sempre
al paragone occupazionale, essendosi verificata una fioritura di
“licenziamenti” nei primi anni delle Superiori, Montesolaro non immune,
tanti quanti non se ne vedevano da anni, s’impone un’umile riflessione
sperando che il “sindacato” dei genitori, sempre pronto a “scendere in
piazza” in difesa dei propri pargoli non fraintenda le mie parole. Tanto più
che, in questo caso, non esiste T.F.R., la liquidazione tanto per intenderci.
Parto da una considerazione abbastanza
condivisibile, credo, in quanto oggettiva: il Sistema Scuola d’oggi funziona
malamente. Tra “crediti” e “debiti” sembra di stare in banca e non in
aula, tanto che ogni ragazzo si fa il proprio, personale quindi un po’
fazioso, “estratto conto”. Situazione che, inevitabilmente, porta lo
studente ad impegnarsi meno qualora quest’ultimo sia positivo o non troppo
pesantemente “in rosso”, oppure a tralasciare completamente alcune materie
poco gradite se non vanno ad intaccare troppo il “bilancio” complessivo.
Intendiamoci, questo tipo di calcolo
utilitaristico veniva espletato anche dagli studenti ante riforma ma,
certamente, in maniera meno smaccata anche perché il famigerato “esame a
Settembre” era uno spauracchio assai più “sentito” delle blande formule
riparatorie odierne.
Ma, detto ciò che comunque è qualcosa
di più di una semplice difesa d’ufficio, bisogna scavare un po’ più in
profondità per tentare di capire il vero motivo di tale, copioso… sbocciare
di bocciature.
A mio modestissimo parere e senza la
pretesa di trinciare giudizi sommari, ciò risiede nella scarsità di un
”ingrediente” fondamentale nella complicata alchimia di un teen-ager: la
fantasia.
Non quella, negativa, utile a crearsi
“alibi” con i professori, di quella i quindicenni e affini ne hanno da
vendere, bensì quella, positiva, di “immaginare oltre” il proprio futuro.
Il quale passa inevitabilmente dalla Scuola. Anche dai famosi “pezzi di
carta” che ti propina, se vogliamo.
Meglio ancora. Ad essi manca la
“voglia” di fantasia, cosa che porta all’assenza di stimoli e a dare tutto
per scontato, quindi, via via, all’apatia e a tutte quelle bocciature di cui
ho parlato.
Non sono un sociologo, non possiedo gli
strumenti adatti per scandagliare ancor più in profondità e scovare la
“ragione del motivo”, perché la voglia di sognare roseo il proprio domani
attraverso l’oggi, la scuola appunto, sia clamorosamente assente dal pensiero
giovanile.
So solo, avendomelo confermato “fonti
autorevoli”, i ragazzi stessi, che della vicenda c’è un lato ancor
peggiore, se possibile. Latita il rammarico, il dispiacere, il rimpianto per
coloro che hanno avuto una poco lieta fine d’anno scolastico.
E ciò non può che generare un
“pizzico” di sconforto nell’osservare quelli che il Papa, da sempre,
definisce, “il futuro dell’umanità”.
Ruggero Fumagalli