Carissimi,
in questi giorni i nostri Oratori
si vestiranno a festa e sprigioneranno immense e preziose energie di vita.
Le decine e centinaia di ragazzi, adolescenti e giovani che riempiranno con la
loro vivacità lieta e incontenibile i cortili, i campi, le aule, le cappelle
dei nostri più di mille Oratori saranno gli indiscussi protagonisti di questa
festa,che si prolungherà per più settimane. Anzi, loro stessi sono la festa!
Lo sono con i giochi, i canti, le urla, i lavori, i compiti, i momenti di
riflessione,la preghiera. Sì, perché l’Oratorio estivo, che sta per
iniziare, rappresenta tutto questo.
Lo so: questa grande festa comporta non poco impegno da parte di tutti. Penso, con particolare stima e
gratitudine, ai sacerdoti giovani, ma anche ai diversi parroci non più giovani
che, con le religiose, i responsabili egli educatori, staranno con i ragazzi e
saranno per loro una presenza amica e autorevole.
La
vostra,
carissimi,è una fatica benedetta!Voi
per primi ne siete persuasi, perché ben sapete quanto è preziosa la singolare
esperienza di ogni Oratorio estivo. Di questa convinzione io stesso mi faccio
interprete e portavoce. Desidero,dunque, ribadire che l’Oratorio
estivo deve essere decisamente incoraggiato e sostenuto da parte di tutti
poiché, nella scia di una costante e invidiabile tradizione della nostra
Diocesi, costituisce un’importante e
valida occasione:
Per tutti questi motivi, sono certo che ogni parrocchia –
singolarmente o nell’ambito delle unità pastorali – continuerà a vivere il
tempo estivo non come tempo di
“vacanza”, libero da impegni e da proposte, ma come un “tempo forte” di
straordinario e articolato impegno educativo. Con l’Oratorio estivo,infatti,
le nostre comunità presentano una vasta
gamma di iniziative, che chiede di essere convintamente valorizzata,
continuamente vivificata e cordialmente apprezzata. Penso ai periodi di vacanza
comunitaria in tenda o in case montane o marine, alle settimane di formazione,
ad esperienze di servizio e di carità, a momenti di intensa spiritualità e ad
altre attività che la nostra costante prassi educativa conosce e promuove.
Quest’anno – seguendo la proposta della pastorale diocesana per i
ragazzi,gli adolescenti e l’Oratorio e della Fom, che l’hanno formulata
insieme con gli organismi delle altre Diocesi di Lombardia – l’Oratorio
estivo si presenta come un indovinato preludio al percorso pastorale sul tema
della missionarietà, nel quale impegnerò la nostra Diocesi lungo il prossimo
triennio. Con lo slogan“PartY con me”,
l’attenzione sarà indirizzata alla figura di san Paolo e ai suoi viaggi
missionari. E così quanti vivranno l’esperienza oratoriana saranno aiutati a
vedere la propria vita come impegno quotidiano di annuncio della Parola di Dio,
vivificato dalla gioia vera che viene dal Signore. L’Oratorio sarà una“festa del
Vangelo” per tutti, una festa cioè animata dalla testimonianza della
“buona e lieta notizia”, che è Gesù, il solo che sa infondere nella vita
pienezza di umanità, di gioia e di senso.
Conto davvero sulla generosità e sull’impegno di tutti affinché
questo decisivo messaggio raggiunga il cuore e trasformi la vita di tanti
ragazzi e, in qualcuno di loro, faccia sorgere anche il desiderio di dedicare
tutta la propria esistenza al Signore e al suo Vangelo, nella vita sacerdotale,
religiosa o missionaria.
In particolare, voglio esprimere apertamente la mia fiducia nei tanti
adolescenti che collaboreranno quali“animatori”del
prossimo Oratorio estivo. Alcuni giorni fa ne ho incontrato un numero davvero
sbalorditivo, in una serata di grande festa e di non meno intensa riflessione e
preghiera. A loro ho consegnato – in segno di stima, vicinanza e sostegno –
il“Decalogo”dell’animatore
dell’Oratorio. Seguendolo e mettendolo in pratica –accompagnati,
incoraggiati e orientati dalla sapiente guida degli educatori, dei preti e delle
religiose –, sono certo che essi per primi potranno crescere nello stile di
una vita santa, da veri cristiani, e che così contribuiranno davvero a“fare
bello” ogni nostro Oratorio.
Buon
Oratorio estivo a tutti!Mentre
vi rivolgo questo augurio,nell’attesa di poterne visitare almeno qualcuno,
sogno che in ogni nostro Oratorio si possa rivivere il miracolo della
Pentecoste. È quanto accadrà se,con il vento e il fuoco dello Spirito Santo,
le diversità – di età, di linguaggi espressivi e, non di rado, anche di
paese di provenienza – sapranno armonizzarsi in una condivisione di vita e in
una comunione che faranno sentire tutti a casa propria e spingeranno ad aprire
le porte perché l’amicizia di cui l’Oratorio trabocca possa contagiare
anche chi sta fuori dall’Oratorio.
Con il mio ricordo, il mio affetto e la mia benedizione.
"DECALOGO"
DELL'ANIMATORE DELL'ORATORIO
Per
fare bello il tuo Oratorio
1°
– Comincia tu
Tu fai crescere l’Oratorio con il tuo stile, il tuo entusiasmo, le tue
proposte, il tuo impegno coerente. E tu stesso puoi crescere all’Oratorio
nello stile di una vita santa, da vero cristiano, come Gesù.
2°
– Stai e agisci “insieme”
All’Oratorio non ci sono “eroi solitari”. L’armonia
dell’insieme, però, non si improvvisa, si può imparare e insegnare: ci
vogliono idee, un progetto, buona organizzazione, qualche regola… e tanta
pazienza e benevolenza! Rimani sempre in comunione con gli altri animatori e
cerca di unire i ragazzi tra loro.
3°
– Ascolta volentieri il prete e la
suora
Riconosci la loro autorità: ci vuole sempre “un’ultima parola”
che tiene uniti, nel nome di Gesù. Lasciati guidare con fiducia da chi è
“innamorato di Dio” ed “esperto in umanità”. E prova a sognare una vita
come la loro, tutta di Gesù, tutta per gli altri.
4°
– Tratta i genitori di ogni ragazzo come i tuoi
Avverti quanta fiducia ti danno. Prendi il tempo per ascoltarli. Accetta
da loro anche qualche critica. Favorisci un po’ più di dialogo tra loro e con
i loro figli. Salutali sempre cordialmente. Pensa a quando tu sarai un papà o
una mamma… Ringrazia qualche volta di più i tuoi genitori e chiedi loro
qualche consiglio.
5°
– Prega e aiuta a pregare
Farai incontrare i ragazzi con Gesù se tu stesso vorrai stare con lui,
nel silenzio della preghiera personale e nelle voci di quella comunitaria. Non
potrai parlare sempre di Gesù ai ragazzi, ma potrai sempre parlare dei tuoi
ragazzi a Gesù.
6°
– Impegnati tanto e stai sempre allegro
Dai il massimo in ogni attività, affrontandola con serietà e serenità.
Libera la fantasia, scopri l’arte di vivere la fatica, suscita la creatività
degli altri e accoglila. Abbonda nel sorriso. Fai divertire con impegno i
ragazzi ed essi impareranno che impegnarsi è anche divertente.
7°
– Stima, rispetta e ama tutti e ciascuno
Ai tuoi occhi tutti sono importanti e vanno aiutati a riconoscersi e ad
amarsi gli uni gli altri, per essere una comunità. Ogni ragazzo è degno di
attenzione, stima, rispetto e affetto da parte tua. Non limitarti a
“gestire” i ragazzi, ma accogli ciascuno nella sua singolarità, cercando di
capirlo e valorizzarlo, perché diventi sempre più se stesso.
8°
– Apri il cuore a chi richiede maggiore attenzione
Sarai spesso tentato di evitare le situazioni più difficili o le
persone con cui non è immediato rapportarsi. Eppure, hai molto da ricevere e qualcosa di bello da dare a chi è
“diversamente abile”, a chi proviene da paesi stranieri, a chi è ancora
poco educato… Sfida e vinci l’isolamento delle diversità. Difendi e
promuovi sempre i più deboli.
9°
– Fatti amico chi sta fuori dell’Oratorio
Un bell’Oratorio – ha detto il Papa – è «un ponte tra la Chiesa
e la strada». La soglia del tuo Oratorio resta aperta e accogliente se tu la
attraversi spesso salutando, ascoltando e incontrando tutti, con libertà e
simpatia. L’Oratorio trabocca di amicizia: ce n’è per tutti, anche oltre
l’Oratorio!
10°
– Usa con cura ogni cosa per il bene di tutti
Abita gli ambienti dell’Oratorio e utilizza le cose a disposizione
come se si trattasse della tua casa, dove accogliere tanti amici. L’ordine, la
pulizia, la bellezza fanno stare bene tutti e richiedono l’impegno di
ciascuno. I ragazzi impareranno dal tuo esempio. Si incomincia all’Oratorio a
vivere bene la città, l’ambiente, il territorio, da veri cittadini, per una
società più giusta e accogliente, vera “casa di tutti”.
+
Dionigi card. Tettamanzi ,Arcivescovo di Milano
storia di una vocazione
Ma
che bella giornata, eravamo proprio in tanti! Sì, possiamo dire tante cose
sull’happening dei giovani di quest’anno tranne che è mancata la
partecipazione. Durante tutta la giornata c’è stata la presenza continua di
molte persone: adolescenti, giovani, e molte famiglie. Credo proprio abbia
ragione don Patrizio quando ha ricordato quanto questo appuntamento va preso in
considerazione e non sottovalutato. Nella sua testimonianza ci ha infatti
confermato come nella sua esperienza tra varie parrocchie della diocesi, quella
di Montesolaro è l’unica che organizza il Lunedì dell’Angelo in questo
modo. Molto spesso capita di sentire oratori o gruppi giovanili che organizzano
per questa data o uscite o gite, ma non una giornata di questo tipo.
È
una tradizione che non dobbiamo sicuramente perdere ha fatto notare don
Patrizio. Ciò non significa che non va rinnovata, ripensata nella sua
organizzazione o altro, ma significa che dobbiamo rifarci al senso di questa
tradizionale giornata: festeggiare la giornata mondiale della gioventù. Quello
che è importante è tenere presente ciò che si vuole trasmettere con questo
appuntamento. Non si può pensare che sia solo un ritrovarsi, un momento in cui
qualcuno non ha niente da fare e allora decide di organizzare questo
appuntamento. Chi si impegna ha (o almeno dovrebbe) avere chiaro in testa il
perché si mette a disposizione per preparare l’happening dei giovani.
Certamente è da tenere presente la componente dell’aggregazione e della gioia
dello stare insieme, ma questo non è appunto un semplice ritrovarsi. Se così
fosse ad un certo punto “si perderebbero le tracce” di questa giornata. Se
questo non è successo significa che si è radicala la tradizione considerata
nella sua essenza. Ma bisogna stare attenti a non lasciarsi andare e tenere
presente dove si vuole arrivare con questo happening. Il rischio può essere
quello che chi “aveva tempo” non c’è più e quindi non si organizza, non
si prepara più niente. È il senso che ci permette di continuare a fare, che ci
permette di fare il passaggio di testimone da gruppi di giovani ad altri
giovani. Solo in questo modo si può conservare questa tradizione.
Quest’anno
il papa ci ha voluto ricordare una figura fondamentale per il cristiano: Maria,
madre di tutti i battezzati. Da lei possiamo imparare a vivere da veri
cristiani, ponendoci in ascolto della Parola di Dio per capire la nostra
vocazione. La Madonna non ha fatto altro che seguire la via che Dio gli ha
indicato, con costanza, anche quando non capiva il senso del suo fare: sapeva
solo che era la volontà di Dio. Ecco l’esempio che tutti noi cristiani
dobbiamo seguire e tenere presente nella nostra vita: solo con un continuo
affidarsi alla Madonna potremo imparare a capire ciò che Dio vuole da noi.
Il
senso dell’happening è proprio il fermarsi a riflettere su quanto il papa
ogni anno, attraverso il messaggio
ai giovani, sottolinea e pone in evidenza. Ecco quindi che i giochi, il pranzo,
la Messa, il ritrovarsi la mattina per preparare, il fermarsi alla sera per
smontare, lo stare insieme tutta la giornata acquista valore e significato.
Ognuno (soprattutto i giovani) è chiamato a dare il proprio contributo affinché
all’happening dei giovani partecipi tanta gente, ma partecipi perché c’è
qualcosa in più rispetto alla sola abitudine di ritrovarsi per quella giornata
in quel luogo.
DOVEROSI
RINGRAZIAMENTI
…
A
PROPOSITO DELLO STABILE DI VIA MADONNINA
…
LA
VIA DI MARIA
Chiamati di nuovo, durante il mese di maggio, ad esprimere la
nostra devozione a Colei che nelle litanie è invocata come “Rosa mistica”,
quest’anno abbiamo risposto con particolare attenzione liturgica, dal momento
che il Santo Padre, in occasione del 25° anniversario del Suo pontificato, ha
voluto dedicarlo al Santo Rosario.
Una
statua di Maria Ausiliatrice posta all’ingresso dell’asilo che ho
frequentato ha lasciato in me bambina un ricordo indelebile: la dolcezza degli
occhi e del sorriso, il capo coronato di stelle, la veste candida e soprattutto
le braccia aperte ad accogliere chi cerca il suo aiuto. Credo che queste
caratteristiche ben rappresentino l’immagine con la quale ciascuno di noi ama
raffigurarsi la Madonna: una madre affettuosa e premurosa, un porto sicuro
presso il quale trovare rifugio e conforto. Ma la recita del Rosario ci ha
invitato a spingere il nostro sguardo oltre la figura di Maria. Innanzitutto, il
Rosario non ha solo un significato mariano, ma anche, anzi, soprattutto,
cristologico. Non è solo preghiera di lode e di richiesta rivolta alla Madonna,
ma è percorso di conoscenza e contemplazione di Cristo attraverso la via
indicata dalla Vergine, esempio di fede, silenzio ed ascolto. È un guardare a
Cristo attraverso gli occhi di Maria. La simbologia della corona mette in
evidenza questo aspetto: essa converge verso il Crocifisso, punto di partenza e
punto di arrivo dell’orazione. Prima
della recita di ogni decina di Ave Maria l’enunciazione di un mistero richiama
la nostra attenzione su un momento della vita di Gesù. La tradizione liturgica
fino ad ora aveva selezionato tre serie di misteri, gaudiosi, dolorosi e
gloriosi, che ci invitano a contemplare rispettivamente l’Incarnazione, la
Passione e la Resurrezione di Nostro Signore. Tutti momenti nei quali Maria,
grembo del Verbo incarnato, madre sotto la croce del figlio, testimone della
Resurrezione di Cristo ed infine assunta in cielo, ha un ruolo fondamentale.
Ora
il Papa nella sua lettera pastorale, Rosarium
Virginis Mariae, suggerisce di introdurre una nuova serie, i misteri della
luce, al fine di comprendere anche le tappe fondamentali della vita pubblica di
Gesù, “luce del mondo” (Gv. 8,12): 1. il Battesimo nel Giordano; 2. le
nozze di Cana; 3. l’annuncio del Regno di Dio e l’invito alla conversione;
4. la Trasfigurazione sul monte Tabor; 5. l’istituzione dell’Eucaristia. La
presenza di Maria a Cana basta a costituire lo sfondo mariano di tutta questa
nuova serie di misteri: la frase da lei pronunciata, “Fate quello che vi dirà”
(Gv. 2,5), - dice il Papa – risuona come monito alla Chiesa di tutti i tempi.
La
nostra comunità ha proposto anche quest’anno una serie di iniziative che
trovano il loro centro nella recita del Rosario. E noi tutti ci siamo sentiti
coinvolti, contagiati quasi dal fascino di questa antica e semplice preghiera,
fortificata vieppiù dalle indicazioni che il Papa ci ha suggerito.
Tatiana
Gammacurta
A
voi, fratelli e sorelle della comunità cristiana di Montesolaro, che
quest’anno ci avete accolto nei pomeriggi domenicali vorremmo confidare due
parole che nascono dal nostro cuore.
La
prima è “GRAZIE”. E’ stato infatti un grande dono incontrarvi. Dirvi
questo non è per noi una pesante o dovuta formalità da adempiere ma una
sincera lettura nella fede di un incontro che c’è stato. Vorremmo ora
esplicitare alcuni motivi della nostra gratitudine.
“GRAZIE”,
anzitutto, per il vostro esempio di fede vissuta nella concretezza della realtà.
“GRAZIE”
perché con il vostro in chiesa, il vostro pregare più o meno consapevole siete
una provocazione per il nostro cammino di uomini che hanno accolto la vocazione
cristiana.
“GRAZIE”
perché l’incontro settimanale con voi purifica la nostra mente dalle sue
aspettative e visioni illusorie circa la realtà.
“GRAZIE”
in particolare ai ragazzi dell’oratorio. Abbiamo condiviso tanto quest’anno,
ci siamo aiutati a pregare ed a giocare. E’ stato bello vedervi contenti. La
vostra vitalità ha saputo guarire alcune nostre tristezze e sofferenze
ridonandoci gioia e voglia di vivere. Vi conserviamo nel nostro cuore e
preghiamo per voi affinché cresciate sempre più nell’amicizia con Gesù:
l’unica cosa davvero importante.
La
seconda parola che ci sentiamo di consegnarvi è “ARRIVEDERCI”.
Ci aspetta un tratto di viaggio insieme. Vi chiediamo con umiltà di
accompagnarci con la vostra preghiera ed il vostro affetto perché la nostra
presenza tra voi possa essere sempre più evangelica ed evangelizzatrice.
Sentiamo il nostro essere seminaristi tra voi come un esempio per tutti della
radicalità della vocazione cristiana. Aiutiamoci dunque vicendevolmente a
diventare ciò che, per dono di Dio, siamo chiamata ad essere.
Davide
& Marco
I
seminaristi della domenica
CARI RAGAZZI DI III
MEDIA VI SCRIVO ...
Cari
ragazzi e care ragazze di terza media,
è
nata l’esigenza di scrivere un articolo sul vostro gruppo in quanto 14enni
preparati e coinvolti dalla Professione di fede; ovviamente mi sono offerta
visto che vi conosco ormai da tre anni!
Mi
è sembrato carino scrivere questo articolo sotto forma di lettera, come quando
si scrive agli amici, a qualcuno a cui ci si affeziona, a qualcuno con cui si
condividono esperienze ... insomma una lettera a voi,ragazzi di catechismo!!!E
sono sicura che, dopo tre anni di cammino insieme, condivideranno i miei
semplici pensieri anche Cristina e Alice che, con me ogni martedì, vi ...
“sopportano”!!!
Ora
veniamo alle parte seria: dopo il Meeting di Primavera che abbiamo piacevolmente
vissuto il 3 maggio a Mariano e l’incontro stupendo con il Cardinale al Sacro
Monte di Varese(17 maggio) abbiamo “corso” la tappa più attesa,
la PROFESSIONE DI FEDE di domenica 8 giugno.
E’
stata una conclusione “alla grande” per chi come voi, ha fatto un cammino
insieme e si è preparato a “spiccare il volo” nel mondo meraviglioso e
complicato dell’adolescenza!
In
questi 3 anni alle medie, il catechismo ci ha proposto spunti per riflettere a
partire da noi stessi, dalle nostre esperienze diverse, dal vostro essere
preadolescenti,dal nostro essere cristiani ... abbiamo avuto tante possibilità
per dialogare e confrontarci tra noi e con i contenuti del catechismo stesso.
Diciamo la verità ragazzi!!!E’ stata dura ... non sempre (raramente?) si è
stati capaci di sfruttare occasioni così belle per dire il proprio pensiero,
che non deve essere necessariamente uguale a quello degli altri,per capire e
capirci di più, per interiorizzare l’amicizia di Gesù ... in fondo Lui “Vi
ha chiamato amici” ( ricordate il titolo del catechismo?) ... non sempre
(raramente?) si è vissuta l’ora di catechismo come si sarebbe dovuto, nel
rispetto e nello scambio reciproco ... sono cose che dobbiamo riconoscere!!O
meglio ... che ognuno di noi dovrebbe riconoscere!!!
E’
vero anche che, guardando il rovescio della medaglia, dobbiamo ammettere che la
presenza è stata assidua, la partecipazione
alle attività entusiasta e vivace, anche se alternata a momenti di noia e
disinteresse ... atteggiamenti contrastanti e tipici della vostra età!!!
Insomma
un percorso faticoso e, allo stesso tempo affascinante ... comunque degno di
essere intrapreso ... e vissuto come dono!
Poi
la parte più difficile, ma anche la più affascinante: la SCELTA!!
La
scelta di essere sempre più “testimoni della vostra amicizia con Gesù” in
famiglia, a scuola, con gli amici e in tutti gli ambiti della vita in cui farete
esperienze.
Avete
scelto, vivendo la Professione di fede, di impegnarvi in qualche servizio in
parrocchia, consapevoli dell’impegno che vi assumerete, di vivere al meglio la
S. Messa e il catechismo degli adolescenti ... non sono cose da niente!!
Non
sono state scelte semplici, anche perchè vanno un po' controcorrente e, non
pensarla come il resto del gruppo, alla vostra età, è davvero difficile; io
però ho fiducia in voi, nell’azione dello Spirito Santo che agisce in voi e
nell’entusiasmo dell’età!!!
Siete
stati chiamati a scegliere, cari ragazzi, di “diventare grandi” ... non solo
nel fisico e nei cambiamenti tipici dell’età ... ma soprattutto come
cristiani!!!
Vi
auguro di cuore, visto il bene che vi voglio ( che è pari alle arrabbiature che
mi avete fatto prendere ... cioè parecchio!) di diventare degli adolescenti
che, con entusiasmo e desiderio di far bene, sappiano essere veri testimoni di
Gesù!!!
BORGHI URSULA
Nel
giorno della mia Prima Comunione ho provato dentro di me: la gioia, la salvezza,
l’amore e la serenità ricevendo Gesù per la prima volta.
Il
momento che più mi ha emozionato è stato quando ho ricevuto l’Eucarestia
perché ho sentito dentro di me una nuova forza.
Da
quando ho ricevuto Gesù mi sento più serena. La gioia che provo vorrei poterla
comunicare a tutti.
Secondo
me la Santa Comunione è stata un’esperienza molto emozionante perché mi
batteva il cuore molto forte, in quei momenti ho raccomandato a Gesù i miei
cari e la pace nel mondo.
Mi
è piaciuto far la Prima Santa Comunione perché Gesù è entrato in me
attraverso l’ostia che consacrandosi è diventata il Corpo di Gesù.
Nel
giorno della mia Prima Comunione ero molto felice perché per la prima volta
nella mia vita ho ricevuto Gesù nel mio cuore e prometto che non lo lascerò
andare e lo terrò stretto con me per sempre.
Per
me ricevere la Prima Santa Comunione significa
iniziare un cammino di fede cristiana.
Dopo
tanta attesa, quando ho ricevuto il Corpo di Cristo, mi sono sentita piena di
amore e traboccante di gioia.
La
Comunione è stata la cosa più bella.
Alla
mia Prima Comunione ero emozionato perché sapevo di ricevere Gesù nel mio
cuore, sapevo anche che sarebbe stato un giorno indimenticabile.
MESE
DI GIUGNO, MESE DEDICATO AL SACRO CUORE
…
UNA “VITA” PER UN CORO
La corale S. Cecilia è una costante,
felice, degli ultimi 80 anni della nostra Parrocchia. Infatti, dopo la sua
nascita, collocabile attorno al 1920 dietro decisa iniziativa di Don Vittorio
Bonacina, essa ha accompagnato noi e le nostre celebrazioni liturgiche più
importanti fino ad oggi, anno di grazia del nuovo millennio 2003.
Alla sua stabile direzione si sono
avvicendati, piccolo record in un così lungo arco temporale, solo 3 soggetti.
Luigi Montorfano e Carlo Porro, che ricordiamo con affetto, oltre ad Antonio
Fumagalli.
Quest’ultimo, assunto l’incarico nel
1970, ha diretto le gentili e potenti ugole del nostro Coro per ben 32 anni,
ovverosia fino alle Sante Missioni tenutesi nel 2002.
E lo ha fatto con vigore e passione:
tutti noi che abbiamo assistito alle sue direzioni, non possiamo non avere ben
impresse nella mente le sue inconfondibili mimiche e gesti perentori volti ad
ottenere dai coristi il miglior risultato d’insieme possibile.
Lo ha fatto con la competenza necessaria
al delicato ruolo di guida musicale: prima, durante la seconda Guerra Mondiale,
gli fece da precettore il Maestro Renzo Guanziroli di Cantù, poi, terminati i
giorni bui, l’illustre Maestro Monsignor Ilario Ceccotti lo ebbe come allievo
all’Accademia Ceciliana di Como, quindi gli aggiornamenti personali, tramite
convegni ed assemblee in ambito canoro, completarono la sua riconosciuta
preparazione.
Lo ha fatto anche con spirito innovativo:
nella memoria di tutti i coristi partecipanti rimangono i vari congressi delle
Scholae Cantorum S. Cecilia, tenutisi a Roma come a Tortona, a Genova come a
Milano, a cui anche la nostra corale ha preso parte proprio nel periodo in cui
Antonio Fumagalli né è stato il direttore.
Egli ha condotto il Coro, composto, nel
tempo, da almeno 25 elementi fin oltre 40, sulle note espresse sia dal vecchio
organo del ‘700 situato nell’originaria Chiesa parrocchiale, sia da quello
che dal 1988 abbellisce l’odierna principale Casa Liturgica.
E proprio in occasione del concerto
d’organo tenutosi lo scorso 13 Aprile, concerto in cui, grazie alla nota
bravura del Maestro Alessandro Bianchi, il potente strumento della nostra Chiesa
ha saputo spiegare prepotentemente le ali, tutti i membri della nostra corale S.
Cecilia hanno voluto dedicargli con affetto una targa a ricordo
dell’ultratrentennale dedizione al gruppo.
Che con Antonio Fumagalli alla testa ha
saputo togliersi parecchie soddisfazioni, riscuotendo l’ammirazione degli
addetti ai lavori. Le stesse che, sicuramente, esso otterrà avendo alla
direzione la Prof.ssa Tiziana Fumagalli.
Figlia di Antonio, segno di continuità
quindi, ma non certo nuova guida del Coro S. Cecilia di Montesolaro per diritto
ereditario, bensì per conclamate capacità in campo musicale e per la maturata
esperienza di direzione di cori d’alto livello.
Ruggero Fumagalli
HO CERCATO DIO
Ho cercato Dio con la mia lampada così brillante che tutti me la
invidiavano.
Ho cercato Dio negli altri. Ho cercato Dio nelle piccolissime tane dei
topi. Ho cercato Dio nelle biblioteche.
Ho cercato Dio nelle università.
Ho cercato Dio col telescopio e con microscopio.
Finché mi accorsi che avevo dimenticato quello che cercavo. Allora,
spegnendo la mia lampada, gettai le chiavi, e mi misi a piangere... e subito, la
Sua Luce fu in me...
(Angelus Silesiius)