LA NOSTRA QUARESIMA
“La Quaresima, tempo forte di preghiera, di digiuno e di impegno verso quanti sono nel bisogno, offre ad ogni cristiano la possibilità di prepararsi alla Pasqua con un serio discernimento della propria vita, confrontandosi in maniera speciale con la Parola di Dio, che illumina il quotidiano itinerario dei credenti”.
Così inizia il testo del messaggio diffuso dal Papa per la quaresima di quest’anno dal titolo: “Vi è più gioia nel dare che nel ricevere!”
Vorrei che le riflessioni del Papa fossero le nostre riflessioni e che i suoi pensieri accompagnassero il nostro cammino quaresimale.
Non è, il suo, un semplice richiamo morale. La nostra epoca è influenzata da una mentalità particolarmente sensibile alle suggestioni dell’egoismo e pur non mancando un’attenzione agli altri in occasione di calamità, di guerre o di altre emergenze, non è in genere facile sviluppare una cultura della solidarietà.
Quanto sono valide le parole di Paolo a Timoteo: “L’attaccamento al denaro è la radice di tutti i mali; per il suo sfrenato desiderio alcuni hanno deviato dalla fede e si sono da se stessi tormentati con molti dolori!”.“Vi è più gioia nel dare che nel ricevere!” Acconsentendo alla sollecitazione interiore a dare se stessi agli altri senza nulla aspettarsi, il credente sperimenta una profonda soddisfazione interiore. Gesù si è donato totalmente al Padre!
Ogni cristiano è spinto a seguire le orme di Cristo che nella perfetta adesione alla volontà del Padre spogliò ed umiliò se stesso dandosi a noi con un amore disinteressato e totale, sino a morire in croce.
Di fronte a questa constatazione, come non vedere nella Quaresima l’occasione propizia per scelte coraggiose di altruismo e di generosità?
Essa offre l’arma pratica ed efficace del digiuno e dell’elemosina per lottare contro lo smodato attaccamento al denaro. Privarsi non solo del superfluo, ma anche di qualcosa di più per distribuirlo a chi è nel bisogno, contribuisce a quel rinnegamento di sé senza il quale non c’è autentica pratica di vita cristiana.
Non si illuda il cristiano di poter ricercare il vero bene dei fratelli se non vive la carità di Cristo! Ora questa carità scaturisce dalla grazia di Dio. “E’ Dio che suscita il volere e l’operare secondo i suoi benevoli disegni!”
Cristo ci invita a seguirlo: propone il suo esempio, chiede a noi di spendere la vita per i fratelli. Da tale dedizione scaturiscono la realizzazione piena di sé e la gioia. Lo testimonia la decisione di quei giovani che animati dalla fede, hanno abbracciato la vocazione sacerdotale e religiosa per porsi al servizio “della salvezza”. Lo prova il numero crescente di volontari, che si dedicano ai poveri, agli anziani, ai malati e a quanti sono in situazione di bisogno.
Auspico di cuore che la Quaresima sia per la nostra Comunità un periodo propizio per diffondere e testimoniare il Vangelo della Carità. La vocazione alla carità rappresenta il cuore di ogni autentica evangelizzazione. Che dunque l’itinerario quaresimale sia per tutti momento di straordinaria grazia e consolazione.
Divido per comodità le iniziative che verranno proposte in tre parole chiave.
QUARESIMA, TEMPO DI PREGHIERA.
Propongo alla comunità questi momenti significativi.
· Ogni giorno la recita delle Lodi mattutine e dei Vesperi. Come già molti sanno, ogni mattina, prima della celebrazione della santa Messa, (ore 6,30) si recitano le Lodi mattutine. Faremo questa recita anche nel tempo della quaresima. Raccomando la partecipazione generosa. Così anche alla sera. In cappellina dell’Oratorio, alle 18,50, fissiamo la recita dei Vesperi insieme agli adolescenti e giovani che già da loro viene vissuta nei tempi forti dell’anno liturgico. Lodi e Vesperi sono preghiera della Chiesa. In Quaresima penso sia giusto decidersi per una preghiera più generosa. Può essere questa delle Lodi e dei Vesperi, che è, appunto, preghiera della Chiesa.
· Ogni domenica, alle ore 15,30, programmiamo la celebrazione dei Vesperi secondi in forma solenne. A questa celebrazione faremo seguire l’Esposizione Eucaristica con relativa Benedizione.
· Raccomando la Messa nei giorni feriali. Celebrare la Messa è pregare. Nella Messa, a scuola con Gesù, impariamo ad offrire noi stessi al Padre, proprio come ha fatto Gesù, diventando noi pure vittime gradite per la salvezza del mondo. Sono convinto che, alimentandoci con incessante preghiera dimostriamo l’effettiva priorità di Dio e del ruolo Suo che riveste nella nostra esistenza.
· Ricordo qui la Settimana degli Esercizi spirituali che terremo nella quinta settimana di Quaresima (dal 7 al 12 di aprile). E’ questa la settimana che introdurrà alla Settimana Santa. Don Giovanni Confetta coadiutore a Cantù, chiamato per la predicazione, ha accettato l’invito e durante le Messe delle sei del mattino offrirà riflessioni a partire dalla letture del giorno.
· La pratica della Via Crucis nei venerdì di quaresima – al mattino ore 8,30 -. E’ pratica di pietà antica. Aiuta a meditare sulla passione e morte di Gesù. Dice la Lettera agli Ebrei: “Corriamo con perseveranza nella corsa, tenendo fisso lo sguardo su di Lui, autore e perfezionatore della fede. Egli, in cambio della gioia che gli era posta innanzi, si sottopose alla croce, disprezzando l’ignominia, e si è assiso alla destra di Dio”. Ognuno metta in programma questa pratica di pietà. L’appuntamento per i ragazzi in età scolare è nel pomeriggio del venerdì di quaresima, in chiesa, alle ore 17,30.
· Non dimentichiamo, carissimi parrocchiani, la preghiera personale. Quella fatta nel segreto della stanzetta, dove solo il Padre vede e ricompensa.
· Suggerisco ancora per questo tempo di quaresima, la pratica della lettura spirituale: possono essere i recenti documenti del magistero, le vite dei santi, riflessioni che inducono alla conversione del cuore; pensieri capaci di orientare la propria vita all’incontro con la luce e la grazia del Signore.
· E da ultimo ricordo le Giornate di Ritiro Spirituale programmate per le varie fasce di età (ragazzi, adolescenti, 18/19enni, giovani). Sono questi momenti preziosi nei quali la preghiera, il silenzio e la riflessione producono benefici effetti sulla vita di ciascuno in ordine alla santificazione. Aiutano a favorire quella misura alta di vita cristiana tanto raccomandata dal Papa all’indomani del Giubileo dell’anno 2000.
Propongo questi momenti significativi:
· Le catechesi dei martedì di quaresima tenuti dall’Arcivescovo. Anche quest’anno saranno trasmesse via radio (Circuito Marconi ore 21) e televisione (Telenova ore 20,45). Ci ritroviamo nei cinque collaudati Gruppi di Ascolto, perché non solo si ascolti la Catechesi, ma si abbia poi a comunicare nella fede pensieri e suggerimenti che lo Spirito favorisce in ciascuno. Il tema di quest’anno: “Tu credi nel Figlio dell’Uomo?” Con il cieco nato per rinnovare il nostro cammino di fede. L’Arcivescovo intende presentare il cammino di fede dei cristiani secondo questo schema: Martedì 11 marzo (Mt. 4,1-11):”Se sei Figlio di Dio…”. La fede: scelta fondamentale della vita. Martedì 18 marzo (Gv. 9,1-5. 39-41) “Siamo forse ciechi anche noi?” Il peccato di incredulità. Martedì 25 marzo (Gv. 9,4-7.10-11.15).”Vai a Siloe e lavati!” Nel battesimo il dono della fede. Martedì 1 aprile (Gv. 9,8-34). “…E lo cacciarono fuori”. Una fede sotto processo. Martedì 8 aprile (Gv. 9,35-37; 11,17.20-27).”Io credo Signore!” Una fede che si fa adorazione e vita.
· I Quaresimali del venerdì sera – Ore 20,30 -. Sono celebrazioni di preghiera (i Vesperi) nelle quali verrà inserita una proclamazione ed un ascolto di brani scelti dalla Passione di San Giovanni. Padre Marco Borri ,religioso deohniano,del la Casa Incontri Cristiani di Capiago, appositamente chiamato, ha accettato di venire nella nostra comunità, e si è reso disponibile a dettarci meditazioni sul mistero della croce e della morte di Gesù. La predicazione di Padre Marco partirà però dal secondo Venerdì di quaresima (Venerdì 21 marzo.), essendo programmata per il primo venerdì (14 marzo ore 20,30) una celebrazione comunitaria della Penitenza.
· Le omelie domenicali. Occasioni per un ascolto utile, a portata di mano, un ascolto capace di applicazione per la propria vita. Sappiamo come i Vangeli delle domeniche di quaresima già di per sé sono vere catechesi. Occorrerà quindi un religioso ascolto per una migliore comprensione del testo e per l’attuazione del suo insegnamento nella nostra vita.
· La settimana degli Esercizi spirituali. Oltre che momento di preghiera da vivere con prolungata disponibilità (una settimana e non priva di sacrificio!), questi giorni diventano occasione per ascoltare suggerimenti capaci di muovere alla conversione, obiettivo fondamentale della Quaresima. L’iniziativa degli Esercizi è da anni ormai che la si vive nella nostra comunità. E’ esperienza molto valida e perciò meritevole di essere sostenuta.
Propongo quanto segue a partire dalle indicazioni del Papa:
· Osservare con scrupolosità il di magro e il digiuno come indicato dalle norme canoniche. “Nel cammino di conversione e di penitenza acquistano rilevanza i giorni di astinenza e digiuno che preparano alle feste liturgiche o che richiamano più insistentemente il dovere del ricorso implorante a Dio e della carità fraterna” (Sinodo n. 71 § 7). “Utamur ergo parcius/ verbis cibis et potibus/ somno iocis et arctius/ perstemus in custodia”. – Usiamo in modo sobrio parole, cibi, bevande, sonno e giochi. L’animo attento allo Spirito, vigili i sensi inquieti” – Questa regola è per i giorni feriali di tutta la quaresima. Il di magro è tassativo nei venerdì di quaresima. Si ricorda in essi, in modo particolare, la morte del Signore e la necessaria preparazione alla Comunione Eucaristica dell’assemblea domenicale successiva. Il digiuno e l’astinenza sono prescritti il primo venerdì di quaresima e il venerdì santo, disposizioni normative determinate dalla disciplina penitenziale della Chiesa universale. “Digiuno ed elemosina sono armi pratiche ed efficaci per lottare contro lo smodato attaccamento al denaro. Privarsi, non solo del superfluo, è autentica pratica di vita cristiana.” Non dimentichiamo dunque: la pratica del digiuno deve sfociare in opere di pietà e di carità. Quindi non manchi a ciascuno una accresciuta disponibilità alla preghiera, al sacrificio nel compiere fedelmente il proprio dovere, e alla generosa dedizione ai fratelli poveri, anziani, malati e a quanti sono in situazione di bisogno.
· La caritativa quaresimale ci vedrà ulteriormente impegnati a sostenere l’iniziativa presa come comunità già all’inizio dell’anno pastorale :L’iniziativa cioè dell’Operazione S.O.S. 2003.Aiutare i poveri del Libano dove la nostra concittadina Suor Donatilla sta operando come missionaria. Daremo ai ragazzi, all’inizio della Quaresima, un salvadanaio, strumento concreto, capace di ricordare il dovere del sostegno caritativo. Esortiamo tutta la comunità perché la quinta domenica di quaresima sia la domenica della carità, cioè del ricordo concreto a donare il frutto della penitenza e del digiuno vissuti.
· La carità nostra trovi la sorgente di crescita e di sviluppo in una pratica sacramentale generosa. Celebriamo volentieri e frequentemente il sacramento del Perdono. E’ nella confessione che ognuno fa esperienza della misericordia di Dio. La Confessione dispone a ricevere Gesù nella santa Comunione. E’ Lui l’Unico Principio della nostra santificazione. Chi riscopre la pratica della Confessione e ne celebra fedelmente il gesto sacramentale, si accorge del come la propria vita cambia e si rinnova. Non c’è come questo incontro con Gesù a farci cambiare! Attenzione quindi agli appuntamenti delle Celebrazioni del Sacramento a livello comunitario e parrocchiale: (Venerdì 14 marzo – primo venerdì di quaresima – e Venerdì 16 aprile – Venerdì Santo!).
Buona Quaresima, carissimi parrocchiani. E che il Signore conceda a tutti di celebrare degnamente questa prossima Pasqua di Risurrezione con i successivi Giorni dell’Alleluia. Avendo noi vissuto con frutto il tempo austero del digiuno e della penitenza, il tempo santo dell’itinerario quaresimale ci ottenga il Signore frutti di grazia abbondante e di benedizione piena.
A PROPOSITO DELLA RELAZIONE DEL VICARIO GENERALE SUL TEMA
“Nuove figure ministeriali nella pastorale ordinaria soprattutto giovanile”
Il Vicario Generale ha introdotto la relazione facendo riferimento alla situazione del clero presente nella nostra diocesi: un clero che invecchia a vista d’occhio, e che venendo a mancare per motivi di età, di salute o di morte lascia le comunità che non sempre possono essere prontamente coperte da un sostituto. Queste comunità dovranno in qualche modo essere aiutate. Nel prossimo giugno, 24 saranno i nuovi sacerdoti (se tutto va bene!). A tutt’oggi diciotto parrocchie hanno fatto richiesta per avere un prete novello nei loro oratori. Ma ce ne sono tante altre in attesa.
Un quadro questo che va tenuto in debita considerazione e che andrà sempre più emergendo dato il perdurare della crisi di vocazioni al sacerdozio.
Occorre far emergere nuove ministerialità – afferma Monsignor Giudici.
Questo discorso non è nuovo. Già da tempo è oggetto di studio e di approfondimento. Diciamo che si radica nei grandi documenti della Chiesa, come quelli del Concilio (Apostolicam actuositatem – 1965 -) e quelli del magistero (Christifideles laici – 1988 - ). Questo discorso trova riferimento anche nel nostro Sinodo diocesano 47° (cfr. Sinodo, 132 e seguenti. Forme del ministero: Comunione, corresponsabilità e articolazioni della diocesi).
L’idea è quella di riprendere il discorso per descrivere nuove ministerialità che noi consideriamo nuove tipologie che aiutano la situazione presente all’interno delle nostre comunità e della sua attuale azione pastorale.
Va detto innanzitutto che la comunità cristiana è il soggetto responsabile dell’annuncio della salvezza. La comunità cristiana locale è responsabile della azione missionaria sul territorio. Solo chi non è maturo pretende dalla diocesi, dal Vescovo. (cfr. esperienza di Giudici che l’ha colpito!)
Quando consideriamo il nostro servizio di presbiteri dobbiamo renderci conto che a noi compete l’azione del favorire nei fedeli una coscienza di impegno in campo apostolico. Chi partecipa all’eucaristia, chi ha ricevuto l’eucaristia deve necessariamente mettersi in missione. Il parroco deve saper comporre le numerose risorse presenti nella comunità. E’ il suo un lavoro prezioso ed importante. Quante energie buone ci sono nelle nostre comunità!
Diminuisce il numero delle vocazioni sacerdotali. D’altra parte ci si accorge dello spuntare e del crescere di altre vocazioni. Bisogna saper raccogliere con avvedutezza queste nuove vocazioni! Bisogna saper amministrare bene queste forme nuove di collaborazione e di apostolato.
Dice Giudici: “Questa considerazione va collocata nelle riflessioni che l’Arcivescovo ha ultimamente pronunciato”.
1. La vitalità e la ricchezza della nostra Chiesa sono un dono (cfr. Andate e predicate il Vangelo - pag. 47)
2. Ma anche un impegno (cfr. pag. 49 e seguenti)
3. Nuovo slancio missionario: rilanciare l’impegno missionario.
Occorre essere testimoni di preghiera prima ancora che maestri. Curare le nostre liturgie. Uno degli aspetti su cui certamente le nostre comunità sono cresciute in questi anni è proprio la liturgia. Celebriamo liturgie con qualità e questo non per ostentazione, ma per verità. E’ un giudizio riconosciuto in diocesi. Le nostre comunità hanno imparato a celebrare bene.
Ci sono pure delle ricchezze che devono essere orientate in senso missionario! La vera preghiera ci deve spingere all’azione missionaria.
E ancora. Una fede illuminata deve essere sostenuta con iniziative di formazione. E’ il lavoro intenso di questi anni giocato sul territorio della nostra diocesi. Le scuole di formazione per laici che cosa sono se non realtà mirate a far passare i nostri fedeli da un cristianesimo consuetudinario e passivo ad un cristianesimo cosciente ed attivo?
E ancora. Oggi ci sono prospettive aperte e concrete che devono essere da noi tradotte in alcune sfide. Ad esempio queste.
1. L’unità della persona contro la frammentazione. La mia fede è da vivere a casa, a scuola, sul lavoro, per strada, con gli amici…
2. L’identità cristiana. Anche le persone semplici sono capaci di verbalizzare la loro fede. Questa identità deve essere posseduta in modo tale da poterla esprimere.
3. Riconoscere che oggi c’è un vissuto che condiziona le coscienze. La percezione dei principi è legata alla situazione che le persone stanno vivendo.
4. Il problema della proposta di fede ai giovani deve tener conto di alcuni passaggi.
- Fede personale
- Rispetto dei percorsi che ciascuno sta facendo.
- Anche i movimenti assicurano oggi un cammino ed offrono una selezione dei valori
Il progetto pastorale parrocchiale deve contemplare una dimensione di apertura. Deve saper coinvolgere. Deve contenere l’invito ad aprirsi perché questi giovani abbiano a stare con noi.
La nostra comunità diocesana possiede una pluralità di doni davvero preziosi!
1. Il dono dei diaconi. (Più di cinquanta oggi sono i diaconi in diocesi!). Al presbitero compete la presidenza dell’azione apostolica! Il diacono è subordinato. Suo compito è di preparare il terreno, di seguire la situazione, di predicare, di vivere la pastorale familiare, la cura degli ammalati, amministrare i beni. Sta alla Chiesa prendere decisioni sui compiti e sul ruolo del diacono che deve presiedere alle comunità cristiane disperse. Far conoscere questa presenza del diacono nelle nostre comunità (cfr. Sinodo 513 – 514 - 515).
2. Le religiose. Stanno spostando la loro attenzione impegnandosi poù che in altri tempi sull’azione pastorale. La loro presenza nelle nostre parrocchie sono un chiaro annuncio di vita donata. Anche le comunità religiose di antica fondazione stanno cambiando. (cfr. Sinodo 452 § 2). Stanno nascendo nuove forme di vita consacrata, (Ausiliarie diocesane, Ordo Virginum, Sorelle del Signore…) segno questo della fantasia, della molteplicità, della varietà, della ricchezza dei doni che lo Spirito semina generosamente nella sua chiesa.
3. I laici. (cfr. Sinodo 372 § 1 - 2). In forza della comune vocazione battesimale, i fedeli laici si sentano chiamati e si pongano effettivamente al servizio crescita e della vitalità della comunità ecclesiale, esercitando in essa diversi ministeri secondo la grazia e i carismi che il Signore dispensa a ciascuno. Nell’attuale contesto pastorale, in particolare, fedeli laici adeguatamente formati siano chiamati a farsi carico delle responsabilità connesse con la cura delle comunità parrocchiali, assumendo, secondo la propria vocazione e nelle modalità precisate dalla disciplina ecclesiale, diverse forme di impegno ministeriale e missionario. Il nascere di vocazioni particolari dipende dal rendersi conto degli spazi che, vacanti di guida, urgono d’ essere coperti.
4. L’Azione Cattolica. Dice Giudici: Lo spazio aggregativo è un dono specifico. E’ luogo dove il laico fa azione formativa. Oggi l’Associazione sta vivendo un momento positivo dopo anni difficili e sofferti. Anche i movimenti stanno acquistando più coscienza di questo ruolo di testimonianza e di azione pastorale nella chiesa. Riconoscere dunque l’Azione Cattolica ed il suo carisma proprio ed educare seriamente i fedeli al servizio nella comunità è una azione urgente, importante da fare.
5. Le famiglie per la pastorale. Cioè famiglie accanto al prete. Non potrebbe essere preziosa modalità del vivere questo attuale momento di chiesa? Non essendoci più coadiutori ecco queste famiglie! Certo famiglie preparate, capaci di aiuto, cui viene data responsabilità chiara. Facendo eventualmente con loro convenzioni per l’uso degli stabili. Famiglie che non sono dipendenti dalla parrocchia, ma la cui collaborazione viene formalmente riconosciuta e da loro liberamente scelta. Oggi sembra di assistere quasi ad una vera sete da parte di queste famiglie che vogliono impegnarsi in Oratorio. Famiglie buone che il parroco riconosce e alle quali si appoggia con fiducia.
6. Aquila e Priscilla. E’ una cooperativa che consente di tener viva una formazione qualificata in Oratorio. E’ uno spazio offerto come aiuto alla parrocchia che vede garantita al suo interno l’educazione dei ragazzi mancando il prete. In diocesi sono già sedici gli oratori dove è presente ed opera questa cooperativa. Dal prossimo settembre se ne aggiungeranno altri quattro oratori. La cooperativa funziona così: mette a disposizione un educatore a tempo pieno che riceve una remunerazione in parte dalla diocesi ed in parte dalla parrocchia. Dunque, nuova figura ministeriale anche questa nella pastorale ordinaria in ambito giovanile.
7. E non dimentichiamo infine i cosiddetti Operatori Pastorali. Termine generico che indica però persone precise che ben preparate possono compiere in parrocchia un grande e vantaggioso lavoro. Gli operatori pastorali sono una notevole riserva di energie, tant’è che nelle nostre parrocchie dovrà sempre essere tenuta viva l’ipotesi di una scuola formativa per loro.
8. In questo quadro nuovo che si delinea, in questa situazione pastorale in cui ci troviamo ad operare ciò che vince è la rete di relazioni umane. Bisognerà insistere sempre di più con i nostri fratelli, con i nostri fedeli. Un parroco deve sempre di più imparare a vivere in questo mare aperto che sono le relazioni umane.
Compito del decano: tenere insieme, raccogliere e saldare esperienze diverse collaborando con i presbiteri del decanato al fine di tenere in legame e far crescere competenze diverse che eventualmente si manifestano sul territorio.
Due interrogativi per favorire una discussione ed un approfondimento:
1. Mi piacerebbe che a livello di decanato si potesse parlare di eventuale destinazione di un sacerdote per la pastorale giovanile dietro la presentazione di un progetto che contempli obiettivi di largo respiro
2. Come è possibile comunicare questa rete di persone che hanno queste vocazioni nuove ai confratelli in decanato?
COSÌ VICINI… COSÌ LONTANI…
Arrivare da Suor Mariangela non è difficile, anzi mi è sembrato così facile, basta chiedere al fratello Angelo, ed è subito lì: dietro un filare di bananeti, dopo il bosco di palme da cocco, prima di arrivare al pukur (stagno), in fondo alla stradina di sassi e polvere tra infinite risaie e siepi di stelle di natale alte come arbusti.
Suor Mariangela ci aspetta, non con febbrile eccitazione, anzi quasi schiva, si fa cercare nel suo nuovo cantiere, il dispensario in costruzione con il contributo della nostra parrocchia.
E certa del nostro arrivo, anche perché, sa che la nostra guida in Bangla-Desch è l’instancabile Padre Carlo Buzzi; missionario del Pime ed ex assistente al Collegio De Amicis di Cantù alla fine anni sessanta.
Comunque, per parlare di Bangla-Desch, bisogna avere l’aiuto di un po’ di numeri: sono in tanti, circa centotrentamilioni di abitanti di cui il 95% sono mussulmani e di etnia bengalese, gli altri sono in forte minoranza indù (circa il 2%) ed il restante tre per cento cristiani e buddisti.
Padre Carlo ci ha seguiti dall’arrivo all’aeroporto di Dhaka fino alla partenza, riempiendoci di notizie, commenti e, soprattutto facendoci vivere con la gente senza distinguere il ceto, la religione o l’etnia di appartenenza. Sono certo che solo con la figura di Padre Carlo ho potuto vivere un esperienze non comune ad esempio: essere accolti nei minuscoli villaggi, dove per ospitalità ti lavano i piedi; vivere a casa di Padre Carlo, due piccoli locali di circa venti metri quadrati, nel mezzo della periferia urbana di Sinargojng, dove il tutto per noi è scontato li è una conquista, oppure discutere di islam con un avvocato, tra pesanti damaschi rossi e gustando profumatissimi dolci bengalesi; assistere all’amputazione di un pollice con un trinciapollo nel lebbrosario di Danjuri ; visitare l’infernale ospedale di Ranshaj, dove sotto i letti dei pazienti (e non tutti hanno un letto) si rincorro gatti alla ricerca di cibo; assistere a lunghe Messe, dove tamburi e pianole si sciolgono alle dolciastre melodie orientali; cenare con il ministro dei lavori pubblici e sentirti a casa, in famiglia, con il piccolo nipote che ti mostra le figurine di giocatori di criket; rimanere increduli davanti ad un ragazzo, che nel mezzo di un insopportabile frastuono, davanti ad un vecchio telaio a vapore si guadagna 100 taka (circa un euro e sessanta centesimi) ogni quattro ore di lavoro; ma la cosa più gratificante è la gente, in ogni luogo, un sacco di bimbi che sorridono e ti salutano.
Comunque, di una cosa sono certo, per essere missionari bisogna essere gente speciale, magari un po’ matti, ma con una gran voglia di carità.
Avete tutti avuto occasione di leggere, sui precedenti numeri del bollettino parrocchiale, la storia della lunga guerra civile che dal 1975 al 1991 ha devastato il Libano. Una delle conseguenze di questa strage è il totale abbandono da parte dei cristiani della regione dello Chouf. Solo alcuni di loro sono ritornati nei propri villaggi, ma la maggior parte sono del tutto scoraggiati: le loro risorse sono praticamente nulle, il contributo dello Stato per la ricostruzione è insufficiente, non esistono più strutture di servizio (ospedali, dispensari, scuole,…) per le comunità.
Quest’anno l’ “operazione SOS” è rivolta proprio a queste persone. Vogliamo contribuire alla ricostruzione di una scuola che per quasi un secolo ha assicurato un servizio socio-educativo fondamentale per tutti gli abitanti della zona (drusi e cristiani), e che infonderebbe fiducia al ritorno dei rifugiati nelle loro case. Favorirebbe anche la convivenza tra drusi e cristiani.
Il villaggio di Salima (il più grande della zona, con circa 15 mila persone) si trova circa 35 chilometri a est di Beirut, a 700 metri di altitudine sulle montagne dello Chouf. La scuola è gestita dalle suore dell’ordine di Nostra Signora degli Apostoli, cui appartiene suor Donatilla, dal 1933. La scuola era molto sviluppata, frequentata da 450 bambini e ragazzi dai 3 ai 18 anni di età (scola materna, scuola elementare, scuola media e, dal 1962, una scuola alberghiera), seguiti da circa 25 insegnanti. Le suore, nel 1980, sono state le ultime ad abbandonare il villaggio. La scuola, che nel frattempo è stata completamente saccheggiata e distrutta in ogni sua parte interna, non è stata più utilizzata.
L’edificio principale (circa 1750 mq), dove erano ubicate le scuole materne, le scuole medie, la scuola alberghiera e gli appartamenti delle suore, è completamente distrutto: ora esistono soltanto i muri e le scale di accesso ai tre piani e al seminterrato. La piccola chiesa annessa a questo primo edificio è internamente distrutta. Nel secondo edificio, più piccolo (circa 300 mq), dove era ubicata la scuola elementare, la situazione è la medesima.
La ricostruzione dell’edificio è finalizzata a ristabilire un servizio scolastico efficiente per gli abitanti della zona: questo permetterebbe la reintegrazione fra le comunità druse e cristiane, storicamente coabitanti di questa regione, e il rientro di migliaia di profughi cristiani, e non solo, scappati durante la guerra. Ci vorranno almeno due anni a ricostruire e arredare la scuola materna, elementare e media, la cappella e gli appartamenti delle suore. E poi bisognerà supportare l’avvio delle attività scolastiche, coprendo le spese di funzionamento almeno per il primo anno di attività. In seguito si potrà ristrutturare l’altro edificio, con tutti i suoi laboratori per le attività pratiche.
Nel 1986 una bambina libanese aveva partecipato allo “Zecchino d’Oro”: aveva più o meno la mia età (io frequentavo la scuola materna), o forse qualche anno in più. Quest’anno mi è tornata in mente più volte la sua canzone. S’intitolava “Vola Palombella” e parlava della pace, di una colomba bianca. Ne ricordo solo qualche riga…
Vola vola palombella
Prima che scompaia la mia stella
E un bacino sulla fronte porta il sol che spunta all’orizzonte
E se un chicco d’oro ti darà, un chicco di felicità
Me lo presti amica bella
Vola vola
Oggi la guerra è finita, ma ci sono ancora tantissimi bambini che hanno bisogno di un aiuto per essere felici e sentirsi meno soli. Allora diamo loro una mano!
Elisa Corti (Gruppo Missionario)
Come futuri sposi anche noi abbiamo partecipato al cammino di preparazione al matrimonio cristiano per i fidanzati suggerito dalla nostra parrocchia.
L’itinerario che ci è stato proposto era strutturato in nove incontri, più due incentrati sui metodi naturali e un altro momento vissuto insieme ad altre coppie di fidanzati della parrocchia di Figino, per una giornata di ritiro.
I temi trattati durante questi incontri avevano come scopo l’approfondimento del significato cristiano dell’amore, con particolare attenzione al significato di esso all’interno della coppia.
Durante questo itinerario gli spunti di riflessione non sono certo mancati, ma quello che ci sembra importante sottolineare (almeno per quanto ci riguarda) sono in particolare due aspetti.
Un primo aspetto è quello del metodo utilizzato. Durante questo periodo, infatti, più che impartire particolari lezioni di vita di coppia ci è stato chiesto di avere una particolare attenzione nel dedicare un piccolo spazio del proprio tempo solo a noi due. Ci è stato chiesto di ritagliare qualche momento durante la settimana per riflettere sui vari aspetti che di volta in volta ci venivano suggeriti.
Potrebbe sembrare banale chiedere di dedicare del tempo solo a noi stessi, ma ci siamo poi accorti che quando si è soli, insieme, raramente si parla di noi due come coppia; farlo sembra sciocco, troppo romantico e... un bel po’ noioso.
Spinti a farlo quasi per gioco si è rivelato molto importante per conoscere un po’ di più di noi stessi.
Questo aspetto del rendere privi di significato momenti preziosi come quelli vissuti insieme come coppia è stato riproposto in modo perfetto anche nella giornata di ritiro.
In questo incontro ci è stato infatti chiesto di riflettere su alcuni gesti che molto spesso compiamo reciprocamente senza dar loro la giusta importanza che meriterebbero (una carezza, un bacio, uno sguardo). Dalla persona che teneva l’incontro ci è stato chiesto per esempio di guardarci negli occhi e di farlo per alcuni minuti senza parlare ma lasciando che fosse lo sguardo stesso a farlo per noi... vi assicuro che non è per niente semplice.
Altri gesti come questo ci sono stati proposti e dopo un primo momento di imbarazzo ci siamo accorti di come molto spesso facciamo ogni cosa senza darne la giusta importanza.
Un secondo aspetto che ci ha incuriosito è stato l’affiancare al significato di amore quello della carità. Nella stessa giornata di ritiro abbiamo capito come sia tanto semplice, quanto complicato, volersi amare fino in fondo.
La carità non è certo un aspetto semplice da mettere in pratica come singolo, figuriamoci se pensato come coppia e quindi come insieme di due persone, quasi completamente diverse e con un proprio carattere. Certo è, che se solo una minima parte del significato di quella parola trisillaba venisse messo in pratica, ogni cosa sarebbe molto più semplice.
Vi diamo solo un piccolo assaggio di ciò che con essa si potrebbe guadagnare...
Carisma, carità, eucaristia: sono parole che hanno la stessa radice. "Carità, significa che l’amore per essere vero è una relazione gratuita (gratis), di perdono (graziare), di piacere (gradimento, gradito), di riconoscenza (gratitudine), di fine dolcezza (gracile) e di bellezza (grazioso). Nell’amore niente è dovuto. L’amore genera stupore quindi il rendere grazie’.
Ovviamente siamo d’accordo con voi nell’affermare che come significato e come pratica è molto complicato e dispendioso di energie, ma crediamo che per essere certi che sia possibile non ci resti che provarlo.
In questi incontri e nei vari momenti riproposti per i fidanzati abbiamo riscontrato come, all’interno della nostra parrocchia, siamo stati aiutati a non perdere mai di vista i valori importanti e fondamentali che nella caoticità di preparativi e impegni possono venir dimenticati.
Per concludere ringraziamo per l’opportunità che ci è stata offerta dalla nostra comunità, e nel far tesoro di tutto ciò che ci è stato donato in questi incontri mandiamo i nostri più cari saluti e auguriamo un ottimo cammino a tutte le coppie che voglio intraprendere come noi la strada della vocazione al matrimonio.
22 aprile 2003
Ritrovo dei partecipanti e partenza in mattinata in autopullman g.t. Breve sosta lungo il percorso. Pranzo di mezzogiorno in ristorante caratteristico lungo il percorso. Arrivo a San Giovanni Rotondo, trasferimento in hotel 3*** e sistemazione nelle camere riservate, cena e pernottamento.
Hotel Fini 3*** - viale cappuccini, 108- San Giovanni Rotondo. Tel. 0882/411811
23 aprile 2003
Prima colazione in hotel. Intera giornata a disposizione per la visita della località: il viale cappuccini, di 2 km, fiancheggiato da moderne costruzioni, unisce il paese al piccolo convento di S. Maria delle Grazie, dei cappuccini, dove visse Padre Pio da Pietralcina, universalmente noto per le sue virtù cristiane, Accanto al convento è il moderno Santuario nella cui cripta sta la tomba di Padre Pio; la Casa del Sollievo della Sofferenza, monumento alla carità. Una scalinata, ai cui piedi è la statua di Padre Pio, porta alla via crucis che sale al Monte Castellano. Durante la visita sarà possibile assistere alla S. Messa. Pranzo di mezzogiorno in hotel e rientro in hotel per cena e pernottamento.
24 aprile 2003
Prima colazione in hotel. Mattinata a disposizione a San Giovanni Rotondo. Pranzo in hotel. Nel pomeriggio escursione a Monte Sant’Angelo e visita guidata del celebre santuario di San Michele, meta da secoli di devoti pellegrinaggi. Rientro in hotel in serata, cena e pernottamento.
25 aprile 2003
Prima colazione in hotel. Partenza per il viaggio di ritorno. Brevi soste lungo il percorso. Fermata a San Benedetto del Tronto e pranzo in ristorante caratteristico. Arrivo previsto in serata.
Quote di partecipazione:
min 30 pax. 330,00 €
min 40 pax. 305,00 €
min 50 pax. 285,00 €
La quota comprende:
· il viaggio andata e ritorno in pullman g.t.
· il pullman a disposizione per tutte le visite ed escursioni
· la sistemazione presso l’hotel fini 3*** in camere doppie con servizi privati
· il trattamento di pensione completa dalla cena del primo giorno al pranzo dell’ultimo
· 2 pranzi del mezzogiorno in ristoranti caratteristici con menù ricchi e stagionali
· bevande ai pasti
· guida per le visite come da programma
· assicurazione per l’assistenza sanitaria
Supplemento camera singola 50,00 €
Per informazioni e prenotazioni rivolgersi al parroco, don Luigi Brigatti tel. 031/780247
VOLARE OPS… OPS…! CARNEVALE 2003
Fervono ormai i preparativi per il prossimo carnevale. Siamo già tutti eccitati e l’adrenalina è al massimo. Il nostro oratorio è pieno zeppo di ragazzi, animatori e genitori che si stanno preparando psicologicamente, ma soprattutto materialmente a questo grande avvenimento che si ripete ormai ogni anno.
Quest’anno però ci siamo allargati… faremo le cose in grande!!!! E oltre che nel nostro fantastico oratorio, andremo in trasferta nel capoluogo lombardo… la mitica MILANO, dove ci aspettano magnifiche animazioni, ma soprattutto tanti amici che come noi affrontano l’avventura megagalattica di un carnevale “atipico”!!
Come si può intuire dal titolo il tema di quest’anno è quello del volo e per questo i nostri ragazzi metteranno in scena aerei umani e costumi “inerenti al contesto”. Il tutto confezionato con balli movimentati, bans, una mitica canzone “calda calda” di carnevale, ma soprattutto… tanto divertimento!
E pensate, tutto questo solo in una settimana! Già, perché domenica 2 marzo faremo festa qui nella nostra parrocchia; sabato 8 invece a Milano.
Quindi, cosa ci resta da dire?! Venite tutti a divertirvi insieme a noi; l’appuntamento è per domenica 2! E “ci raccomandiamo”… portate tantissima allegria, vi aspettiamo numerosi!
Sono davvero numerose le iniziative del GAG, ed anche il mese di gennaio ne è stato ricco.
29 dicembre-1 gennaio
In 33 adolescenti e giovani, abbiamo vissuto l’esperienza di festeggiare l’ultimo dell’anno insieme. La casa scelta, è quella presa in autogestione già un anno prima. Siamo partiti il 29 dicembre, e siamo tornati il primo gennaio per l’ora di pranzo. A Monteleco, non c’è stato un attimo in cui ci si potesse annoiare. Ogni momento era riempito con dei giochi, alcuni svolti all’aperto, altri all’interno della casa. La giornata, inoltre, era caratterizzata, mattino e sera, da una semplice, ma efficace preghiera, che nella sera del 31, è divenuta occasione per riflettere sull’anno appena trascorso. L’autogestione ci ha permesso di lavorare insieme. Apparecchiare, sparecchiare, lavare e pulire i bagni e, per il cenone, dare anche un piccolo aiuto in cucina ai nostri due cuochi, che ci hanno deliziato con le loro “specialità” per tutto il soggiorno. Il lavoro, era organizzato sulla rotazione di quattro squadre (Bref, Mastro Lindo, Dash, Ava), ognuna delle quali aveva un compito differente. La stessa divisione, è stata utilizzata anche per lo svolgimento dei giochi.
La notte dell’ultimo, dopo un appassionante gioco, ci siamo spostati all’esterno in attesa della mezzanotte. Per quell’istante sono stati organizzati dei fuochi d’artificio e dopo i primi auguri, abbiamo fatto un altro momento di preghiera dedicato al nuovo anno. La notte è stata animata dapprima con un bel brindisi, successivamente con qualche ballo e poi con altri giochi.
Ciò che in molti hanno sottolineato durante la verifica tenutasi un venerdì sera, è l’unione del gruppo, in cui ogni componente è riuscito ad ambientarsi ed a svolgere il proprio dovere con allegria, senza ricorrere a lamentele. Altro appunto positivo, è quello che tutti sono stati soddisfatti, e che sarebbero pronti a vivere un’altra esperienza come questa.
19 gennaio
Adagiata fra le cime innevate delle alpi lombarde, si affaccia sul lago di Como l’abbazia di Piona, che ci ha accolto nella giornata di domenica 19. Siamo partiti verso le 8 e
l’arrivo all’abbazia è stato abbastanza rapido, lasciandoci così il tempo per ammirare il paesaggio. Alle 11 è iniziata la S. Messa che abbiamo animato con canti e leggendo le letture. Dopo il pranzo al sacco, uno dei nove frati, ci ha mostrato parte dell’ impianto: la chiesa romanica, il chiosco e l’aula delle riunioni. Oltre a parlarci degli aspetti storici ed architettonici dell’ abbazia e dell’ordine, ci ha descritto nei minimi dettagli la giornata-tipo che vivono. Successivamente, il pomeriggio è stato occupato da un bel
paio di giochi che ci hanno notevolmente scaldato in quella fredda giornata. Con la consueta foto di gruppo, abbiamo terminato in bellezza la giornata.
24 gennaio
Da un’iniziativa decanale, con l’appoggio di diverse associazioni, è stata ripetuta anche quest’anno, la Marcia della Pace. Dopo una cena di condivisione al collegio De Amicis, dove si è consumata una ciotola di riso in memoria dei più poveri, è cominciata la marcia vera e propria. A guidarla è stato don Renzo Scapolo, fondatore dell’associazione “Sprofondo”. Dopo l’introduzione al collegio con l’accensione delle fiaccole, la marcia si è spostata in piazza Garibaldi e davanti alla chiesa di S. Maria, per compiere due soste di preghiera. Il termine della marcia silenziosa, è stato nella chiesa di S. Michele. La chiesa era stracolma, molte persone erano in piedi ad ascoltare don Renzo. Ha tenuto un discorso dove ha descritto gli orrori della guerra in Bosnia (dove è stato per cinque anni), ha diffuso il messaggio della pace e della non violenza con tutta l’energia che aveva in corpo. Attraverso le sue parole ha fatto capire quanto sia importante che ognuno svolga il suo compito per la pace. Siamo come pietre necessarie per costruire un ponte. Siamo pietre che non devono sovrapporsi a creare muri, ma ponti. Con queste parole ha lasciato a tutti anche un altro messaggio, di speranza per coloro che credono nella pace, per i cristiani: noi siamo all’inizio del cristianesimo, non abbiamo ancora voltato la pagina della prefazione!, abbiamo ancora molto da scoprire, dobbiamo svolgere il nostro compito, posare la nostra pietra per poi addormentarci e lasciare spazio ad altri. Non ha dimenticato di parlare di fraternità, ricordandoci che anche noi siamo figli di invasori (i Longobardi), Dio ci ha creato diversi ma uguali, come la bandiera della pace che abbiamo sventolato durante la marcia. E’ composta dai sette colori dell’arcobaleno, sette colori diversi ma che occupano lo stesso spazio, cuciti fra di loro, legati saldamente nella loro diversità. Nello stesso modo gli uomini devono sentirsi fratelli e comportarsi come tali.
Al termine è stato consegnato a tutti un cartoncino, con appuntati dieci impegni per la pace, invitando ognuno dei presenti, a svolgerne almeno uno.
È stata un’esperienza ricca, che sicuramente ha lasciato un segno indelebile, vissuta da un numeroso gruppo di Montesolaro, a cui facevano parte non solo i componenti del GAG, ma anche bambini, adulti ed anziani.
Per avere notizie sul GAG, sulle attività svolte e su quelle in programma, per vedere le fotografie, visitate il sito www.montesolaro.it/gag.
Sarà la Val di Valles in Alto Adige ad ospitare dal 2 al 9 agosto la prima vacanza estiva del GAG.
Finalmente, dopo i campi legna, i mercatini, le gite fuori porta, i venerdì sera in oratorio, e le tante iniziative di questi anni di cammino insieme, avremo l’occasione di vivere una settimana di vacanza in una cornice estremamente suggestiva e… rilassante.
A dire il vero il programma non prevede molti momenti di relax: la settimana sarà intensa e scandita da brevi e “meno brevi” passeggiate, visite culturali, attività sportive, momenti di ricreazione e certamente momenti di preghiera.
Saremo ospiti in una pensione situata a Valles, capolinea dell’omonima valle che si estende a nord di Rio di Pusteria, a pochi chilometri da Bressanone. Il comprensorio è meta di numerosi turisti, nel periodo invernale per la presenza di svariati impianti di risalita. In estate sono la quiete e la bellezza del paesaggio ad attrarre i turisti verso una valle che come tutto l’Alto Adige sa offrire molto a chi ama la montagna.
Il nostro intento è proprio quello di lasciarci guidare dal fascino di questi luoghi per vivere momenti intensi di vita comunitaria e di condivisione.
Questa vacanza vuole essere un po’ l’apice del cammino di quest’anno ma anche un punto di partenza che dia nuovo slancio alla vita del gruppo.
Nel mese di febbraio si sono aperte le iscrizioni. Nei prossimi mesi i partecipanti saranno chiamati a vivere alcuni incontri di preparazione e di maggiore approfondimento di cui vi daremo notizia anche sui prossimi numeri del bollettino.
VACANZA ESTIVA “LES 2 ALPES” DAL 21 LUGLIO AL 1 AGOSTO 2003
L’intestazione indica il luogo e la data della vacanza che da diversi anni viene organizzata per i ragazzi delle comunità di Montesolaro e Carimate.
Come si può notare la scelta è caduta ancora su una località della Francia. L’agenzia alla quale ci si appoggia offre uno stabile decoroso, a prezzo accessibile e, soprattutto, in località rinomata.
LES 2 ALPES! E’ stazione sciistica internazionale, tra le più famose di Francia. Sul ghiacciaio vicino, a 3000 m. di altitudine. Frequentatisssima anche d’estate.
Situata nel cuore dell’Oisans, lungo il Parc des Ecrins, - LES 2 ALPES - si stendono da 1000 a 3600 di altitudine. Attrezzata in ogni settore, permette di godere lo spazio naturale intorno approfittando di tutti i piaceri: relax, avventura, escursioni, camminate, esplorazione, cultura….
Qui a “Les 2 Alpes” sta un albergo che, dato in gestione per dodici giorni, sarà il nostro punto di riferimento. Attrezzato di grande sala pranzo, è dotato di capiente cucina. In più una “hall” ed un simpatico bar: ci serviranno per i momenti comunitari e ricreativi. La struttura comprende 18 stanze; ognuna il suo bagno e la toilette per una capienza complessiva di 45 persone.
Fin da oggi apriamo le “Iscrizioni a Vacanza 2003”. Si protrarranno fino al raggiungimento numero posti disponibili. Occorre dare il nome al parroco con relativa caparra di euro 50 all’atto iscrizione. La spesa complessiva è prevista intorno a 285 euro.
la Quaresima è ormai alle porte ed occorre prepararsi a vivere al meglio questo periodo di penitenza, di riflessione e di preghiera affinché si arrivi pronti per vivere bene la Pasqua del Signore. Tante sono le modalità che ci aiutano nel cammino quaresimale, tante le iniziative che la parrocchia propone ai piccoli ed ai grandi!
Un momento che ormai da anni accompagna la nostra Quaresima è la proposta caritativa che integra le iniziative dell’SOS 2003 e che, dunque, quest’anno attiverà proposte collegate al Libano ed alla sua gente.
La proposta caritativa per la Quaresima 2003 è impostata sulle cinque settimane ed ha come tema fondamentale la preghiera.
Per i ragazzi delle elementari e delle medie è stato pensato un libretto da utilizzare in questo periodo per pregare e riflettere. Ogni settimana ha un suo tema:
missionarietà collegato alla figura di Suor Donatilla;
istruzione collegato alla scuola che stiamo sostenendo in Libano;
pace visto che il Libano è un popolo distrutto dalla guerra;
convivenza tra religioni collegato al fatto che in Libano esistono credi differenti
carità collegato all’intero SOS 2003 e nello specifico al progetto della scuola.
Ogni settimana verranno dati ai ragazzi spunti per riflettere su questo tema sia in oratorio che a catechismo. Per gli adolescenti ed i giovani si ripropone nella giornata di domenica 16 marzo il taglio della legna dalle suore di Appiano Gentile come momento di condivisione e solidarietà. Per la comunità si è pensato (ma ad oggi, 17 febbraio, è ancora da concordare e definire) alla vendita dei cedri del Libano ed eventualmente all’acquisto ed alla sistemazione di una pianta di cedro. Questo, in breve, ciò che ci verrà proposto come iniziativa caritativa in questa Quaresima... non ci resta che attendere spiegazioni più dettagliate... non ci resta che vivere con carità cristiana e spirito di solidarietà questo periodo che precede la Pasqua...
ursula borghi
ANAGRAFE PARROCCHIALE MESI DI GENNAIO E FEBBRAIO
1. Dalle Vedove Alice di Alessandro e di Arnaboldi Silvia
2. Caronni Andrea di Paolo e di Fumagalli Augusta
1. Tagliabue Cherubina di anni 88
2. Hubert Van De Calseyde Paul di anni 58
Domenica 23 marzo, alle ore 15 del pomeriggio, celebriamo in parrocchia la Prima Confessione dei bambini che, nella nostra comunità si apprestano, quest’anno, a ricevere la prima volta Gesù nella Santa Comunione.
Solitamente si dà spazio ed importanza a questo secondo sacramento, lasciando il primo un poco in ombra. Ma non è giusto! La Chiesa insiste nel dire che anche i bambini sono in grado di rispondere a Dio. Anche per loro è possibile entrare nei santi misteri dell’Eucaristia e della penitenza cristiana.
Non è vero che, fino a quando non sono cresciuti, sono da lasciare nel limbo degli incapaci. Hanno diritto a non essere esclusi. Non c’è niente di grande che Dio non voglia condividere con loro. Non tocca dunque a noi tirarli via dall’abbraccio con Dio. Dire: “Ci penseranno da grandi”, significa privare Dio e loro di esperienze importanti.
Però la Chiesa sa che il bambino è capace di tutto solo se è aiutato dai genitori. La Chiesa non ammetterebbe i troppo piccoli ai sacramenti, perché è normale che il bambino cammini facendosi prendere per mano. La norma generale è: “Solo se accompagnati”. Tocca ai genitori indicare a dito, caso per caso, come si fa ad uscire dagli impicci. Babbo e mamma – come nessun altro – sono la provvidenza di Dio per il loro piccolo.
C’è un problema che, più di ogni altro, inquieta anche il più candido dei ragazzini. E’ il problema del male! Negare ad un figlio un orientamento per decidere ciò che è bene e ciò che è male è una responsabilità piena di conseguenze.
La questione? Come aiutarlo a farsi una coscienza? Tu e lo Spirito Santo avete il compito di riuscirvi. Perché è grande la dignità del bambino.Ma non è meno grande la tua dignità, anche se tu per primo ci credessi poco, anche se gli altri tendessero ad esautorarti.
UN DIFFICILE “QUOTIDIANO”
“In Italia si legge poco”. La sintomatica frase ricorre ogni volta sulle labbra degli studiosi e dei diretti interessati ( editori e giornalisti ), soprattutto quando si trovano davanti a delle statistiche che dicono del difficile rapporto fra il nostro Paese e la lettura, in modo principale quella dei quotidiani. Scorrendo infatti i dati di queste indagini, fermandosi solo su alcune testate, diciamo quelle a tiratura più alta ( sempre secondo i sondaggi ), si nota un decremento delle vendite in percentuale nell’anno appena concluso rispetto al 2001: IL GIORNALE –6%, LA REPUBBLICA –3,4%, IL CORRIERE DELLA SERA –3%, più vicino alla nostra realtà LA PROVINCIA DI COMO –2%, ( fonte ADS Media Mobile ).
Le radici di questa flessione hanno origini sia lontane, probabilmente da ricercare nell’attaccamento dei lettori ad un settimanale dove abbondano le immagini che necessitano meno concentrazione; sia vicine, dove i moderni mezzi sembrano prevalere per velocità ed immediatezza dell’informazione. I professionisti del settore, coloro che, come si definivano sul numero scorso di questo bollettino “dal giornalismo traggono la fonte del loro sostentamento”, si interrogano sui motivi di questo fenomeno e giungono ad offrire anche delle risposte.
La deficitaria diffusione della lettura dei quotidiani è dovuta ad una certa difficoltà di approvvigionamento ( ma allora la tanto sbandierata liberalizzazione delle vendite con la possibilità di acquisto del giornale anche nei supermercati ha giovato ben poco all’aumento delle vendite ); alla nascita di nuove testate che “ruberebbero” spazio a quelle tradizionali ( comunque un quotidiano si legge sempre ); alla diminuzione degli introiti pubblicitari, attirati da nuove forme magari più redditizie come i siti internet.
Nessuno osa dire quello che con ogni probabilità risponde al vero: le ragioni della crisi non vanno ricercate nei fruitori ultimi bensì nel prodotto.
E’ la conclusione alla quale arrivava già una decina di anni fa, in tempi quindi poco sospetti, un famoso giornalista, col quale si poteva anche non essere d’accordo con le sue idee, ma che di esperienza nel comunicare ne aveva da vendere. Diceva che lo stallo delle vendite non stava nel destinatario, cioè nei lettori, ma in chi costruisce il prodotto, cioè nei giornalisti. A loro rimproverava, in sintonia col suo carattere magari ruvido, “vi siete venduti l’anima, avete ceduto alle seduzioni del mercato, non mettete per iscritto quello che il vostro cervello detta ma quello che fa comodo a chi vi paga”.
Voleva dire che la maggioranza degli addetti alla carta stampata e non, si stava adeguando ai nuovi spifferi comportandosi proprio come le bandiere al vento.
Naturalmente tutti, editori, pubblicisti, gli stessi colleghi non gli credettero, salvo poi lamentarsi del forte calo delle vendite dei quotidiani: oggi le situazioni dimostrano l’esattezza di quelle deduzioni.
DONNA, MISTERO SENZA FINE BELLO
Tra pochi giorni la ricorrenza dell’8 marzo riscuoterà il suo tributo annuale. Gli uomini cercheranno scampo dall’ira femminile saccheggiando i negozi dei fioristi in cerca di quel fiore dalle bacche gialle che, dimenticato tutto il resto dell’anno, vive quel giorno il suo momento di gloria… Le donne si organizzeranno in comitive votate al rito del divertimento a tutti i costi, lasciando a casa mariti e fidanzati…
Ma è bene fermarsi a riflettere sul significato della “festa delle donne”.
Fiumi d’inchiostro sono stati versati nel tentativo di affrontare l’argomento da molteplici punti di vista. La chiave di lettura più corretta, storicamente parlando, è quella socio-politica. L’8 marzo nasce come commemorazione delle centoventinove operaie che all’inizio del secolo scorso morirono a causa di un incendio in un’industria di New York durante uno sciopero contro le terribili condizioni in cui erano costrette a lavorare. Successivamente Rosa Luxemburg propose di fissare in quella data la giornata di lotta internazionale a favore delle donne. In questa prospettiva, l’8 marzo si propone oggi come occasione per fare un bilancio dei risultati raggiunti nel processo di emancipazione delle donne e di quanto resta ancora da fare, troppo, se il nostro sguardo sa volgersi oltre il rassicurante orticello del mondo occidentale! Ben vengano i convegni sui diritti delle donne, i dibattiti alla radio ed alla televisione, le campagne di sensibilizzazione…Tutto quanto è rivolto a migliorare le condizioni di vita delle persone merita la nostra solidarietà.
Ma, si sa, le critiche, quando sono costruttive, valgono più degli elogi incondizionati. Vorrei, perciò, che da queste pagine si levasse una voce diversa, in un certo senso volutamente provocatoria. Mi permetto di manifestare due riserve, che da sempre mi fanno guardare con sospetto alla festa della donna.
La prima è ovvia, ma non scontata: l’impressione di un polverone tanto rapido a sollevarsi quanto a disperdersi al primo soffio di vento. Spenti i riflettori, il moltiplicarsi di iniziative con l’approssimarsi della ricorrenza lascia dietro di sé la sensazione che si sia trattato di un tentativo di supplire a quanto non è stato detto e fatto nel corso dell’anno. Significativa a tal proposito è la colorita chiusa di un tema tratto dalla raccolta curata dal maestro Orta. Commentando un gesto offensivo nei confronti di una donna, l’alunno scrive: «Io se ero quel signore il calcio non glielo davo quel giorno ch’era l’8 marzo, un altro giorno sì». Si tratta di un bambino, è vero, ma in ogni caso (o forse proprio per questo?) ciò che scrive è indicativo del modo di pensare del mondo “adulto” che lo circonda.
Ma il punto su cui mi preme insistere è un altro, anche se ciò mi espone inevitabilmente a facile bersaglio delle femministe più accanite. Premetto che rispetto, anzi, appoggio il lavoro che con fatica è stato fatto ed ancora si sta facendo per affermare i sacrosanti diritti delle donne là dove questi vengono calpestati. A mio avviso, però, c’è il rischio che l’entusiasmo per questa causa conduca ad uno stravolgimento degli obiettivi iniziali mediante l’adozione proprio di quella mentalità che si voleva combattere. Credo occorra distinguere due piani d’azione. Un conto è rivendicare diritti inviolabili inerenti la vita e la dignità della persona, ma per ciò stesso facenti capo all’essere umano in quanto tale, uomo o donna che sia. Ben diverso è contrapporre uomini e donne come se fossero mondi separati ed inconciliabili. C’è chi dice: «le donne sono uguali, anzi, superiori agli uomini». Proviamo ad esaminare analiticamente questo assunto. Dire che le donne sono uguali agli uomini, va bene se s’intende per “uguaglianza” “pari dignità”, ma ciò significa ancora una volta fare riferimento all’essere umano in quanto tale, non alla specificità della donna. Aspirare invece ad una perfetta sovrapponibilità delle due figure di uomo e donna comporta la negazione delle peculiarità di ciascuna di esse, negazione che spinta alle sue estreme conseguenze s’infrange contro uno dei capisaldi del pensiero cristiano: l’unicità di ogni individuo. Parlare, infine, di superiorità della donna rispetto all’uomo è un evidente capovolgimento del preconcetto maschilista.
Credo che la soluzione vada ricercata in una reinterpretazione del concetto di “differenza”. Il diverso non deve essere necessariamente catalogato come superiore o inferiore, migliore o peggiore. Bisogna riscoprire la diversità come ricchezza nel più ampio orizzonte di una fruttuosa comunione. Uomini e donne abbandonino la trincea, proponendosi ciascuno con le proprie peculiarità. Non è questione di ruoli imposti dalla società in una visione pirandelliana della vita come recita su un palcoscenico. Si tratta di prendere coscienza dei propri talenti e di proporli come tali alla società stessa. La donna non abbia paura di riscoprire la propria femminilità, di guardare alla propria sensibilità non come debolezza, ma come punto di forza, senza costringersi ad un’improbabile uguaglianza con il sesso maschile.
Perché, dunque, non vivere un 8 marzo diverso, alla scoperta dell’universo femminile?
Recentemente mi è capitato tra le mani un libro intitolato Donna, mistero senza fine bello. Si tratta di un’antologia di poesie scritte da donne di tutti i tempi, dalla Grecia classica alle soglie del XX secolo. Al di là dei riflessi dell’ambiente socio-culturale in cui vissero le autrici, si può cogliere un filo conduttore in tutti i componimenti: l’amore, descritto nelle sue molteplici sfaccettature, dalle amicizie amorose tra le donne del tiaso raccontate dalla madrina di tutte le poetesse, Saffo, all’amore mistico di S. Teresa d’Avila. Un libro di facile lettura, dedicato a noi donne per capirci meglio, a voi uomini per imparare a conoscerci, a tutti noi per affermare con Gozzano “donna, mistero senza fine bello”.
Poche settimane fa, preoccupata al pensiero di non terminare in tempo il menabò per il bollettino del mese scorso e sconsolata pensando a quei quattrocento fogli che dovevano essere fascicolati e graffettati mi sono chiesta quanti di voi, nostri affezionati lettori, sono a conoscenza di quello che sta dietro le pagine che, mensilmente, avete “l’onore” di leggere. Chi ha già avuto il piacere di vederci al lavoro ricaverà da questo pezzo semplicemente una lettura “dall’interno” del nostro modo di operare, chi non lo conosce vi troverà informazioni utili e chi in quel “retroscena” del titolo aveva visto lo spiraglio del pettegolezzo rimarrà solo deluso…
Mese tipo dei redattori del bollettino parrocchiale:
Primo lunedì del mese h. 20.30
I redattori del bollettino parrocchiale si riuniscono in segreteria o in archivio per la scelta degli articoli che dovranno essere pubblicati sul numero del mese successivo. Gli argomenti sono divisi in due gruppi: quelli di carattere strettamente parrocchiale che devono essere trattati obbligatoriamente e quelli di stampo “profano” (cronaca o cultura generale) che vengono inseriti secondo criteri di importanza e disponibilità dei redattori ad occuparsene. Ci sono mesi in cui le iniziative sono così numerose che è necessario richiedere l’aiuto di redattori esterni per coprire tutti gli argomenti, ma ci sono mesi, ahimè, in cui trovare spunti interessanti è difficile e allora scatta la corsa allo scoop. Ce ne stiamo lì, nella nostra segreteria fin quando nella mente di qualcuno si accende la lampadina e, spesso accade che, una volta accesa la prima si illuminino anche tutte le altre…è una dinamica alquanto strana, magari accade così anche nelle grandi redazioni… in questo modo gli argomenti da documentare sono freschi e d’attualità ed impegnano anche i redattori più esperti, anche quelli che, dopo anni e anni di bollettino parrocchiale, anelerebbero al mese sabbatico…
Terzo lunedì del mese h. 20.30
I redattori del bollettino parrocchiale si riuniscono in segreteria o in archivio per la consegna degli articoli. In questa fase del nostro lavoro è fondamentale la puntualità, se gli articoli non arrivano in tempo si scombinano tutti i passaggi successivi e la vicenda si complica un bel po’. Fortunatamente questo accade molto raramente… siamo o non siamo una redazione seria?!
Terza settimana del mese (solitamente la notte)
Un componente della redazione si occupa dell’impaginazione degli articoli e delle immagini ad essi inerenti. E’ un lavoraccio sistemare graficamente gli scritti e trovare il modo di inserire le immagini rispettando il numero di pagine prestabilito!… A proposito del numero delle pagine…. Avete visto che bollettino sostanzioso vi abbiamo regalato questo mese?.
Ultimo giovedì (spesso anche venerdì e sabato unitamente al giovedì) del mese
Il menabò terminato viene consegnato a don Luigi che, probabilmente per il ruolo che ricopre, per la sua vicinanza a Qualcuno lassù riesce miracolosamente a ciclostilarlo per tempo.
A questo punto i redattori del bollettino parrocchiale si occupano di ordinare, piegare e graffettare i quattrocento bollettini che la domenica verranno distribuiti… Vorrei soffermarmi su questo “ordinare, piegare e graffettare”… se qualche buon anima fosse così gentile da donarci un meraviglioso fascicolatore, un aggeggio di quelli in cui basta inserire il foglio e lui piega e graffetta, per noi sarebbe una vera manna dal cielo e promettiamo dei ringraziamenti ufficiali, in pompa magna, sul nostro foglio…
Scherzi a parte, noi siamo molto felici di poter offrire alla parrocchia, a tutti voi, questo servizio. Siamo una buona redazione, insieme lavoriamo bene e ci divertiamo ed è questa la cosa importante: la serena collaborazione per il raggiungimento di un fine utile e comune.
STRUMENTI DELLA TUA PACE
Signore, fa' di noi
gli strumenti della tua pace.
Aiutaci: dove c'è l'odio, a portare l'amore.
Dove c'è l'offesa, a portare il perdono.
Dove c'è la discordia, a portare l'unione.
Dove c'è il dubbio, a portare la fede.
Aiutaci: dove ci sono le tenebre,
a portare la luce.
Aiutaci: dove c'è la tristezza,
a portare la gioia.
Signore, più che essere consolati,
vogliamo consolare;
più che essere compresi,
vogliamo comprendere;
più che essere amati,
vogliamo amare.
È donando che si riceve,
è dimenticandosi che ci si trova,
è perdonando che si è perdonati,
è morendo che si risuscita
all'eterna vita.
Amen.
san francesco d'assisi