LA
PAROLA DEL PARROCO
È
ripreso col settembre il cammino di un nuovo Anno Pastorale. La nostra Comunità
è pronta per una ulteriore esperienza di grazia; si avvia ancora sulla strada
di quei doni di benedizione che il Signore nella sua misericordia dispensa con
abbondanza nel tempo e nella storia degli uomini.
Questo
momento di ripresa pastorale è caratterizzato dalla successione di un nuovo
Pastore alla guida della nostra Chiesa Ambrosiana.
Di
fatto al Cardinal Martini è subentrato l’Arcivescovo Dionigi Tettamanzi: lo
ha nominato il Papa come nuova guida della nostra Chiesa di Milano, una delle
diocesi più grandi del mondo.
Sopraggiunti
limiti di età e problemi anche di salute hanno convinto l’Arcivescovo a
lasciare l’alto e gravoso compito di governare un territorio dove ci sono più
di cinquemilioni di abitanti distribuiti in 1.108 parrocchie con 2.223 preti e
più di novemila tra religiosi e religiose.
Al
Cardinal Martini diciamo come comunità cristiana il nostro umile sentito e
corale grazie per il servizio compiuto nei 22 anni di episcopato del quale anche
noi abbiamo beneficato: un servizio il Suo di alto profilo quanto a magistero;
di luminosa ed esemplare testimonianza; di grande, solerte, generosa carità.
Assicuriamo la nostra preghiera ed auguriamo ogni bene ed ogni consolazione in
ciò che lo attende nella nuova fase che la Provvidenza divina Gli riserva.
Vorrei
carissimi parrocchiani che vi disponeste nel migliore dei modi a vivere i santi
giorni delle Quarantore in programma il 4/5/6 ottobre. Sono questi momenti forti
di vita per la nostra Comunità.
Nel
Sacramento dell’altare Gesù ha voluto perpetuare la sua viva presenza in
mezzo a noi, nella forma stessa in cui si consegnò agli apostoli nel Cenacolo.
Ci lascia quel che fece nell’Ultima Cena, e noi fedelmente lo rinnoviamo nella
Messa dove si compie l’offerta del Suo Sacrificio.
Tante
volte ci avviciniamo all’Eucaristia mistero della presenza del Signore, ma
com’è il nostro atteggiamento? C’è in noi una stupita
meraviglia
colma di riconoscenza per il dono della presenza reale di Gesù?
Di
contro abbiamo i nostri progetti. Presumiamo di sapere già che cos’è
l’Eucaristia e quindi di poterla mettere tra le cose in nostro possesso.
Abbiamo costruito la nostra vita secondo un programma che vede al centro noi
stessi. Questo accentramento è talvolta così radicale che ci rende riluttanti
o indifferenti al rapporto con Dio. Chiusi
nel cerchio del nostro “io” ci manca lo stupore e la meraviglia: non
siamo più capaci di cogliere il mistero della presenza del Signore!
Questo
è un pericolo concreto, verissimo, reale!
Incombe
sulla nostra comunità il rischio di non avere più quei benefici effetti che
l’Eucaristia produce in chi la riceve. Mancando la fede vengono a mancare gli
aiuti necessari: quegli aiuti capaci di farci superare la resistenza degli
egoismi e delle incomprensioni continuamente emergente.
La
debolezza e la meschinità spirituale e religiosa presente in noi e dovuta a
mancanza di amore ci rende ancor più impreparati ed ottusi.
Vivendo
al contrario uno spirito di fede profonda, siamo portati a desiderare un
rapporto più intenso con Gesù. Siamo spinti a chiederci come in concreto
possiamo fare la volontà del Padre. Veniamo aiutati a capire, a comprendere che
il dono più grande che possiamo fare ad un fratello è quello di coinvolgerlo
nell’avventura del mistero di Dio.
Nell’Eucaristia
è racchiuso tutto il bene spirituale della Chiesa, cioè lo stesso Cristo,
nostra Pasqua e Pane vivo che mediante la sua carne santificata dallo Spirito
Santo e vivificante, dà vita agli uomini.
Dall’Eucaristia
fonte e culmine di tutta la evangelizzazione anche la nostra comunità deve
attingere forza e slancio ogni giorno per la propria azione missionaria e per
ogni forma di testimonianza cristiana nella città degli uomini.
Mi
auguro che questi santi giorni eucaristici in programma in parrocchia risultino
fecondi di grazia e di bene. Possano essere un vero “stare con Gesù”.
Dispongano ad accogliere la volontà divina e a spingere tutti noi alla piena
comunione ed alla missione nella carità per il Regno.
IL PROGETTO PASTORALE: OCCASIONE DI CONFRONTO
Nei
mesi scorsi si è sentito sicuramente parlare del cammino di revisione del
progetto pastorale. Dopo alcuni mesi di discussione e preparazione nel mese di
luglio siamo partiti con un’indagine informativa sulla nostra parrocchia
attraverso un questionario distribuito a tutti gli operatori pastorali. Ora,
dopo la pausa estiva, riprendiamo questo cammino di revisione.
Il
consiglio pastorale si è già incontrato e ha già individuato alcuni passi che
la parrocchia di Montesolaro dovrà compiere nel prossimo futuro. Infatti
durante questo anno pastorale saremo chiamati, in quanto parrocchiani di
Montesolaro, a partecipare ad
alcuni momenti particolari. Ci
saranno incontri di riflessione, incontri di preghiera, di ascolto e di
confronto, incontri in cui bisognerà intervenire in maniera attiva e
costruttiva. Ma forse, più che illustrare le varie iniziative pensate , occorre
fermare la nostra attenzione su un aspetto che sta alla base di tutto questo
nostro “fare”: il ruolo di ciascuno di noi.
La
chiave di volta del cammino di revisione del progetto la si ritrova
proprio nella maniera in cui ciascun parrocchiano si porrà di fronte
alle varie iniziative che verranno proposte. Ciascuno si deve sentire coinvolto
nello “scrivere” il nuovo progetto pastorale. Se infatti tale
progetto costituisce le fondamenta su cui andremo a costruire la chiesa di
Montesolaro nei prossimi anni e se la chiesa non è altro che l’insieme di
tutti i battezzati, allora tutti dobbiamo sentirci coinvolti. Ciò di cui
bisogna prendere coscienza è il fatto che per poter arrivare a definire un
progetto pastorale che rispecchi fedelmente tutte le sensibilità presenti nella
nostra parrocchia bisogna che tutti contribuiscano, ciascuno nella misura in cui
sarà chiamata a partecipare. Nessuno deve nascondersi dietro frasi come
“tanto ci pensano loro” o come “io preferisco le attività concrete”.
La
consapevolezza che tutto questo lavoro non è un’insieme di iniziative
promosse da qualcuno, oppure dal solo consiglio pastorale, o ancora fatte solo
per “essere bravi” deve essere chiara. Ciascun parrocchiano si deve sentire
coinvolto e protagonista nella redazione del nuovo progetto pastorale.
Sarà
un lavoro impegnativo, ma non può essere altrimenti. L’ascolto, la
riflessione, la preghiera, il confronto fra le diverse componenti della
parrocchia è alla base del cammino di revisione. Tutti siamo chiamati
“intorno ad un tavolo per discutere”. Solo in questo modo si potrà arrivare
ad un progetto frutto di comunione fra le diverse realtà parrocchiali, fra i
diversi carismi di ciascun battezzato.
FEDERICO
TAGLIABUE
CATECHISMO … PRONTI
VIA!!!!
Con
l’inizio del nuovo anno pastorale 2002-2003, ricomincia anche l’anno di
catechismo per tutte le fasce d’età, non poteva dunque mancare un richiamo
sulle pagine del nostro Bollettino per ricordare l’importanza di questo
cammino.
Prima
ancora di partire per le vacanze, le catechiste si sono incontrate per
verificare lo scorso anno, per progettare il nuovo e per sistemare orari e
momenti, compatibilmente con la scuola e l’attività sportiva della
parrocchia. Ed ecco che, dopo un consulto con i responsabili del G.S., per
agevolare la presenza di tutti ad un momento così importante come l’ora di
catechismo, si è giunti al seguente programma settimanale, che i ragazzi hanno
già letto sull’iscrizione a loro recapitata:
ü
Martedì
17.00/18.00: I II elementare
18.00/19.00:
I II
III media
20.00/21.00:
adolescenti e 18-19enni
21.00/22.00:
giovani e adulti
ü
Giovedì
17.15/18.15: III IV
V elementare
Dopo
aver pianificato gli orari, le catechiste si sono impegnate, con don Luigi, a
rivedere “l’organico” a disposizione per quest’anno, visto che qualcuno
non ha potuto più essere disponibile per questo incarico. Non è stato facile,
ma si è giunti a coprire tutti i gruppi, con la convinzione che il catechista
mette a disposizione tempo, voglia ed entusiasmo nel ruolo che ricopre, ma anche
con la consapevolezza dei propri limiti. Siano anche queste semplici righe un
richiamo per chi vuole cominciare una preparazione o per chi vuole affiancare
qualche catechista nei gruppi: in fondo… di operai nella messe ne servono
sempre!!!
Nel
calendario parrocchiale sono già state ipotizzate le giornate di ritiro;
qualche catechista ha partecipato all’annuale “4 giorni catechisti”; sono
stati acquistati dei sussidi nuovi, seguendo gli itinerari dei catechismi CEI
che adottiamo tutti gli anni… insomma sembra essere tutto pronto per il via…
manca solo il desiderio di tutti di partecipare a quell’oretta alla settimana
“tanto piccola, ma così grande!”.
Dunque
l’appuntamento per tutti i ragazzi è GIOVEDÌ 10 ottobre alle 17.30 per la S.
Messa e per adolescenti, 18-19enni e giovani MARTEDÌ 8 ottobre per il primo
incontro.
A
tutti i ragazzi, i genitori e i catechisti… buon anno!! Che sia un anno ricco
di impegno, collaborazione ed entusiasmo per conoscere ancor meglio Gesù e chi
incontriamo nel nostro cammino!!
PREGHIERA DEL CATECHISTA
Ti ringrazio, o
Padre,per il dono della fede che mi hai dato fin dal giorno del Battesimo,
e anche per avermi
chiamato a testimoniarla,con la forza del tuo Spirito,
all’interno della
tua Chiesa, mediante il ministero del Catechista:
aiutami sempre a
riconoscere,accogliere e valorizzare questo dono.
Fa’ che nella mia
comunità io mi senta sempre catechista
e responsabile per la
mia parte della Parola di Dio,
in forza della mia
vocazione cristiana,scaturita dal Battesimo,
confermata nella
Cresima e sostenuta dall’Eucaristia.
Rendimi consapevole
del mio compito di educatore dei ragazzi nella fede.
Donami di essere
disponibile e preparato per le diverse esigenze:
gioioso annunciatore e
testimone di Cristo ai fratelli;
sapiente educatore
nella fede dentro la vita;
servitore fedele del
Vangelo di salvezza che è per tutti gli uomini.
Te lo chiedo per Gesù,
Parola fatta carne,
che vive e regna nei secoli dei
secoli. Amen.
URSULA BORGHI
Ø
14
marzo 1934: nasce a Renate
Ø
1945:
entra nel seminario diocesano di Seveso San Pietro
Ø
28
giugno 1957: viene ordinato sacerdote dall’Arcivescovo Mons. Giovanni Battista
Montini
Ø
1957:
consegue la licenza di Teologia presso il seminario di Venegono Inferiore
Ø
1959:
consegue il dottorato in Sacra Teologia presso la Pontificia Università
Gregoriana a Roma con una tesi su Il
dovere dell’apostolato dei laici
Ø
fino
al 1966: si dedica all’insegnamento, inizialmente di discipline teologiche
presso i seminari minori di Masnago e Seveso San Pietro, poi di morale
fondamentale e speciale e di teologia sacramentaria presso il seminario di
Venegono Inferiore
Ø
1987:
è chiamato a reggere il Pontificio Seminario Lombardo dei Santi Ambrogio e
Carlo a Roma
Ø
1
luglio 1989: viene eletto Arcivescovo Metropolita di Ancona-Osimo
Ø
23
settembre 1989: riceve l’ordinazione episcopale nel Duomo di Milano per
l’imposizione delle mani del Card. Martini
Ø
1991:
la nomina a Segretario Generale della CEI comporta la rinuncia all’Arcidiocesi
di Ancona-Osimo
Ø
20
aprile 1995: viene nominato Arcivescovo Metropolita di Genova
Ø
21
febbraio 1998: diviene Cardinale del titolo dei Santi Ambrogio e Carlo
Ø
11
luglio 2002: il Papa lo nomina Arcivescovo di Milano
Ø
29
settembre 2002: fa il suo ingresso nella diocesi di Milano
BENVENUTO, ARCIVESCOVO!
Viene
dalla Brianza il nuovo metropolita della diocesi milanese e la Brianza ha reso
omaggio alla sua nomina con un concerto di campane risuonato tra le parrocchie
di Renate, paese natio di Sua Eccellenza, Arosio e Carugo, dove ancora abitano
la madre e la sorella. Ma chi è Dionigi Tettamanzi? Sicuramente molti di voi
conosceranno già i principali rilievi biografici, che i giornali hanno
prontamente diffuso nei giorni successivi alla nomina da parte del Papa avvenuta
lo scorso 11 luglio. Non è, dunque, mia intenzione ripercorrere passo dopo
passo le tappe della vita del Card. Tettamanzi, ma all’inizio del suo incarico
episcopale vorrei richiamare la vostra attenzione su alcuni aspetti della
personalità e delle esperienze del nuovo Arcivescovo, che possano aiutarci a
capire fin da ora quali saranno le linee fondamentali seguite nell’esercizio
del suo mandato.
Innanzitutto
Dionigi Tettamanzi è un brianzolo: nato a Renate, ha frequentato il seminario
diocesano di Seveso San Pietro ed alle nostre terre ha dedicato quasi
trent’anni della sua vita insegnando prima discipline teologiche presso i
seminari di Masnago e Seveso, poi morale fondamentale e teologia sacramentaria
presso il seminario di Venegono inferiore. Proprio il Duomo di Milano ospitò la
cerimonia della sua ordinazione episcopale nel 1989 e curiosamente ad imporgli
le mani fu il Card. Martini, di cui ora è chiamato a divenire il successore.
Il
nuovo Arcivescovo, insomma, è una persona che conosce a fondo, dall’interno
la nostra zona, benché gli incarichi successivi l’abbiano tenuto lontano per
quasi un ventennio.
La
ricca attività di ricerca e l’abbondante produzione saggistica lo hanno visto
impegnato principalmente nel campo della morale, indagato non solo sotto il
profilo della speculazione dogmatica, ma anche dal punto di vista, forse più
spinoso, dei problemi che emergono nelle quotidiane esperienze di vita
culturale, sociale e politica: ha affrontato le attuali tematiche del
matrimonio, della famiglia, della bioetica. Se, dunque, il Card. Martini,
stimato biblista, ci ha costantemente ricordato il primato della Parola di Dio,
con il nuovo Arcivescovo saremo invitati a riflettere su come impostare la
nostra vita cristiana.
Nel
primo messaggio ufficiale contenuto nella Lettera
al Card. Martini ed ai fedeli della diocesi ambrosiana, l’Arcivescovo
individua i punti chiave della sua attività pastorale. Rinnovata la sua prima
professione di fede, «”Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente!”. Gesù,
Parola di Dio fatta carne e
crocifissa, voglio conoscere, amare, servire, testimoniare ed annunciare a tutti
con tanta umiltà e insieme con convinzione, fierezza e gioia grande», fissa
due obiettivi privilegiati:
§
l’attenzione agli uomini visti nella
loro dignità di figli di Dio e somiglianza con il Creatore: «dico questo di
ogni uomo: a cominciare dal più piccolo, dal povero, dal malato, dal sofferente
e disperato, da chi è discriminato e rifiutato, da chi è calpestato nei suoi
sacrosanti diritti e reso incapace di assolvere alle sue responsabilità. Non mi
stancherò di ripetere che “i diritti dei deboli non sono affatto diritti
deboli”»;
§
il desiderio di conoscere la variegata
realtà economica, sociale e culturale di Milano nei suoi specifici problemi,
disagi, conflitti e di stimolare il dialogo tra le religioni e l’attenzione ai
non credenti.
Con
l’augurio che la sua ascesa alla cattedra episcopale che fu di Sant’Ambrogio
porti semi di speranza e di crescita spirituale, accogliamo, dunque, il nuovo
Arcivescovo come ci ha suggerito il Card. Martini: «con cuore aperto e con
spirito di fede».
Tatiana
Gammacurta
Carissimi, la data fissata per il mio Ingresso in Diocesi come
vostro nuovo Arcivescovo coincide con la domenica indicata dalla Diocesi per la
Festa di Apertura degli Oratori. È una coincidenza felice, per me e per tutti
gli Oratori.
Per me festeggiare
l’Oratorio significa celebrare, in certo modo, le
radici della mia vocazione. All’oratorio del mio paese ho ricevuto, da
bambino, la prima formazione alla vita cristiana che pure già apprendevo in
famiglia. Lì ho sentito crescere – da adolescente e giovane, durante i
periodi di ritorno a casa negli anni della mia formazione seminaristica – la
bellezza di appartenere alla comunità cristiana e di poterla servire. Lì ho
incontrato alcuni sacerdoti che, con il loro esempio, hanno saputo attrarre la
mia confidenza e suscitare il desiderio di decidere la mia vita come hanno fatto
loro. All’oratorio, soprattutto, ho imparato con gusto a pregare, ho
sperimentato che stare con Gesù, ascoltarLo con affetto, parlarGli con amicizia
e affidarGli tutto, è davvero possibile e bello e riempie di gioia e di pace. La
preghiera, che ho iniziato a coltivare da piccolo in famiglia e in oratorio,
è il segreto della mia vita, è la festa
silenziosa di tutte le mie giornate, è il dono rassicurante che il Signore non
ha mai smesso di farmi.
So che tutti voi, carissimi ragazzi, adolescenti, giovani,
genitori, educatori e animatori, nei giorni della Festa dell’Oratorio
pregherete, con i vostri preti e le vostre suore, per il nuovo Arcivescovo. Ve
ne sono grato. Ma vorrei chiedervi di più: prendiamoci, idealmente, per mano ed
eleviamo insieme le nostre mani e i nostri
cuori per dire al Signore che, guidati da Lui, siamo uniti, siamo un'unica
Chiesa. DiciamoGli davvero e convinti ciò che ci suggerisce lo slogan
riprodotto in tanti modi sulle pareti degli oratori in questo anno pastorale:
siamo QUI PER TE!
Ciascuno nella stagione propria della sua vita, ciascuno con la sua
vocazione e il suo ruolo nella Chiesa e nella società, ma tutti per
il Signore; siamo invitati da Lui, incontrati da Lui, con Lui inseriti in
una meravigliosa comunione d'amore. L’Oratorio
deve continuare ad essere per tutti “luogo di preghiera”. Certo,
all’Oratorio non si prega e basta, ci sono mille altre lodevoli attività. Ma un
Oratorio è veramente ciò che deve essere se ha nella preghiera il suo respiro
che sostiene e pervade ogni altro momento della sua vita. All’Oratorio si
prega e si impara a pregare insieme,
per imparare a vivere insieme. All’Oratorio è importante che si possa anche
pregare e imparare a pregare
individualmente, per gustare quell’intima, misteriosa e personale amicizia
con Gesù che diventa poi radice e forza per decidere della propria vita,
maturando vere vocazioni cristiane al matrimonio, all’impegno nel mondo, al
sacerdozio, alla vita consacrata e missionaria. Non mancherà nell’Oratorio la
preghiera per gli altri, a iniziare da quanti sono più vicini, per
aprirsi poi alle necessità della società e di coloro che sono nel bisogno e
nella sofferenza, fino a raggiungere i confini del mondo e a farsi invocazione
di giustizia e di pace per tutti.
L’Oratorio, nella parrocchia e con la parrocchia, è e deve essere un’autentica “scuola di preghiera” dove –
come scrive il Papa – “l’incontro con Cristo non si esprime soltanto in
implorazione di aiuto, ma anche in rendimento di grazie, lode, adorazione,
contemplazione, ascolto, ardore di affetti, fino ad un vero invaghimento del
cuore” (Novo Millennio Ineunte,
n.33). Mi piacerebbe sostare a lungo in ciascuno dei nostri oratori e gustarne
con voi il respiro orante. Affido la realizzazione di questo mio desiderio in
modo particolare a tutti i sacerdoti, le religiose, i catechisti, gli educatori
e gli animatori: sostando voi per primi in preghiera nella cappella
dell’oratorio, preparando e guidando con cura i momenti di preghiera,
presentando frequentemente al Signore le vostre fatiche e le vostre gioie
educative, intercedendo per ogni singolo ragazzo, adolescente e giovane che
incontrate, voi sarete gioiosi e credibili
“testimoni di preghiera” per coloro che vi sono affidati.
Concludo ricordando e imitando, commosso, il Papa Paolo VI che, da
Arcivescovo di Milano, incontrando i fanciulli di un oratorio intrattenne con
loro un breve dialogo che faccio mio, nella sua semplicità e profondità, perché
sempre mi sentiate vicino e unito a voi nella preghiera:
«La più bella parola?
La preghiera!
La più bella preghiera?
Il Padre Nostro!
Adagio e bene: recitiamolo insieme!»
Con la mia benedizione,
a tutti e a ciascuno dico:
buon anno oratoriano!
+ Dionigi Tettamanzi, Arciv.
Milano, settembre 2002
La
vacanza estiva, che ormai da quattro anni viene proposta dagli oratori di
Carimate e di Montesolaro, è stata, anche per quest’anno, motivo di
soddisfazione sia per gli organizzatori, sia per i ben 70 partecipanti che hanno
trascorso un periodo di 12 giorni (dal 22 luglio al 2 agosto) intenso ed
entusiasmante. Primo tra i motivi di questo successo è stato la località
prescelta: Monginevro.
Ancora
una volta le montagne francesi non ci hanno delusi; le splendide vallate e le
attrezzature, degne di un posto così frequentato, ci hanno permesso di passare
giornate divertenti sul campo da calcio, su quello da basket, in piscina o in
riva ai due laghetti, dove qualcuno
ha anche pescato delle grosse trote.
La
vacanza è stata anche un pretesto di crescita umana e cristiana; lo
testimoniano i momenti di preghiera al mattino e alla sera e la S.Messa
celebrata quotidianamente. Ma la nostra non è stata una vacanza, per così
dire, “dedicata” esclusivamente al Signore: camminate immerse nel verde,
scalate verso le montagne o verso splendidi laghetti, testimoniano che siamo
stati in sintonia anche con la natura (ne sanno qualcosa i genitori che, al
rientro dei propri figli, hanno avuto da pulire funghi e camomilla a volontà!).
E,
tra le altre cose, come dimenticare la lunga gita a Briancon? È vero, è stata
una faticaccia, ma ne è valsa proprio la pena!
La
vacanza è stata scandita da un programma dettagliato che ha occupato i ragazzi
in ogni momento della giornata; pulire la camera, apparecchiare, sparecchiare,
servire a tavola o preparare la messa sono stati i principali compiti che
venivano eseguiti dai ragazzi.
In
tutto questo discorso non può mancare un elogio ed un grande ringraziamento
alle cuoche, che ci hanno deliziato con le loro specialità, e al sig. Aldo che,
mai come quest’anno, ha dovuto sfoderare le sue doti di “riparatore” e di
“tecnico”.
Sono
da ricordare con particolare gratitudine anche le presenze di don Luigi, di Suor
Edda e degli animatori che hanno ravvivato e dato una giusta impostazione alla
vacanza con giochi, tornei e scherzi.
La
vacanza tra i ragazzi dei due oratori è stata sicuramente positiva, come
confermato dal numero sempre crescente dei partecipanti e dalle giornate passate
in sintonia ed in allegria: le amicizie già esistenti si sono intensificate e
talvolta si sono creati nuovi rapporti.
Ancora
una volta la collaborazione tra gli oratori di Carimate e di Montesolaro si è
rivelata buona ed è ormai da considerarsi una realtà di integrazione tra le
due comunità.
Nel
complesso si può sicuramente dire che la vacanza ha riscosso un buon successo
anche se, bisogna ammetterlo, il numero dei partecipanti così elevato ha
indotto don Luigi e Matteo ad essere un po’ più “rompiscatole” ed
esigenti rispetto agli altri anni. Questo ci fa pensare, per il prossimo anno,
all’organizzazione di due turni che possano rendere più gestibile la vacanza
e soddisfare le esigenze dei bambini da una parte e dei ragazzi dall’altra.
Allora
alla prossima vacanza!
Matteo Proserpio
(Resp. Oratorio Carimate)
Quest'anno
abbiamo avuto l'opportunità di trascorrere un mese in Perù a condividere
l'esperienza di alcuni amici dell’ “Operazione Mato Grosso".
Questa
nazione dell'America Latina è una terra dove anche la natura appare come una
grande contraddizione. Si parte dalla costa dove è situata Lima con un aspetto
desertico, poi si va verso i duemila metri della sierra dove il paesaggio cambia
completamente con un cielo stupendo e delle montagne bellissime, fino ad
arrivare alla selva amazzonica con immense foreste e grandi fiumi.
La
nostra esperienza peruviana inizia proprio a Lima, dove per circa tre settimane
abbiamo dato il nostro piccolo contributo presso la fabbrica di mobili che da
lavoro a 23 persone, e presso la casa di accoglienza aperta 24 ore su 24 che
ospita persone dell'operazione e turisti.
Lima
è una città di circa 11 milioni di persone, lunga 100 km. e larga 60, dove per
circa nove mesi l'anno il cielo è grigio ed il sole non si vede.
Città
di forti contrasti, dove la povertà sì tocca con mano; le favelas ospitano10
milioni di persone che vivono in condizioni disumane.
Vivere
questa realtà non è come guardarla in televisione, si rimane senza parole di
fronte ad un mondo in cui la dignità delle persone è calpestata, un mondo in
cui, come abbiamo potuto vedere nella casa di accoglienza per bimbi abbandonati,
una madre è costretta a lasciare la propria figlia di due anni perché non
riesce più a darle da mangiare.
Ci
siamo accorti che, oltre ad un aiuto economico, è necessario donare loro anche
un po’ del nostro tempo; lo abbiamo sperimentato nel nostro giro fra le varie
missioni, dove molte persone giovani e meno giovani passano parte della loro
vita in aiuto ai più bisognosi.
Fra
queste realtà, la più povera da noi visitata è la comunità di Quinarragra,
un villaggio sperduto sulla sierra in una piccola valle andina a 3900 metri di
quota. Per raggiungere questa missione bisogna camminare 4 ore e superare un
passo a 4300 metri d'altezza; si fatica anche a respirare, però la vista di
tutta la Cordillera Bianca con i suoi 7000 metri e della Cordillera Nera con i
suoi 5000 metri offrono uno spettacolo grandioso che ti fa sentire ancor più
vicino a Dio.
Qui
la gente vive in “case” con il
tetto di paglia; in un solo locale abitano famiglie con una media di 10 figli
che vivono in una povertà estrema ma dignitosa; sono aiutate da Antonella che
è lì da due anni e da altri 3 volontari italiani.
Un'altra
missione da noi visitata è stata quella di Yanama. Qui l'iniziativa S.O.S. 2OOO " Operazione Perù" è divenuta
una stupenda realtà. La costruzione dell'ambulatorio è ormai terminata per
quanto concerne la struttura e gli impianti; si stanno ora approntando gli
infissi e la sistemazione esterna e si prevede di poterlo ultimare ed inaugurare
per il mese di Dicembre.
Questo
nuovo ambulatorio avrà una funzione davvero importante viste le condizioni
della povera gente locale e la lontananza di un ospedale (il più vicino è a
Chacas, ad oltre 6 ore di viaggio). Qui saranno accolte e curate gratuitamente
tutte le persone che quotidianamente, dopo ore e ore di cammino, arrivano a
Yanama.
Iniziato
da Montesolaro attraverso l'impegno ed il lavoro di giovani e meno giovani della
nostra comunità, proseguito con la solidarietà di tante persone che si sono
commosse, realizzato con grande
decisione dalla gente di Yanama che vede in questa struttura la vita soprattutto
per tanti loro bambini, questo obiettivo, definito audace all'inizio
dell'Operazione S.O.S. 2000, è stato raggiunto.
Ha
dato vita e concretezza alle parole di Gesù riscoprendo il valore della carità.
ANAGRAFE
PARROCCHIALE
Agosto Settembre 2002
Morti
in Cristo
Lizzi
Salvatore di anni 65
Brienza Francesco di anni 78
Proserpio Stefano di anni 91
Uniti in Cristo
Nopoli Salvatore Antonio con Parisi Daniela
Galotta Massimo con Moscatelli Alice Maria
Nati
in Cristo
Danesi
Riccardo di Pietro e di Nopoli Concetta
Porro Luca di Stefano e di Ciceri Maria Gabriella
Porro Camilla di Fausto e di Danesi Mirella
Bossi Giacomo di Marco e di Bossi Stefania
SITUAZIONE DEI LAVORI RIGUARDANTI LO STABILE DI
VIA MADONNINA
Sono ripresi i lavori del Salone Polivalente di via Madonnina. Possiamo dire di essere arrivati all'ultima fase, quella che riguarda la finitura dello stabile in oggetto. Iniziato nel novembre 2000 con l'abbattimento del vecchio asilo ormai pericolante, dopo due anni si intravede la conclusione di questo edificio che da tempo è stato nei desideri dei parrocchiani e nelle preoccupazioni dei parroci "pro tempore".
Dunque i lavori in via Madonnina sono in fase ultimativa. La finitura è prevista per l'interno del salone entro la fine dell'anno. Per l'esterno ed il completamento dell'opera fine marzo/aprile 2003. La struttura ampia e capiente offre spazi e luoghi per incontri, momenti di svago e di cultura. "Questo salone permetterà il sorgere di nuove attività coinvolgendo forze locali, in uno spirito di fantasia, di creatività e di amicizia. Sul territorio della nostra realtà locale non esiste ambiente così capiente per favorire incontri di massa o di raduno.
Questo Centro polifunzionale sarà punto di riferimento per gli anni a venire per la Comunità intera nei suoi momenti di crescita e di sviluppo, di svago e formazione, di incontri sereni e comunitari".
Il parroco ringrazia quanti hanno onorato l'impegno assunto a suo tempo rimanendo fedeli al contributo versato in modo costante e periodico ed insieme alla Commissione Economica si augura il coinvolgimento di altri generosi parrocchiani per arrivare puntuali ed in tempi ristretti alla meta finale.
… IL MITO SFATATO …
Siamo
agli inizi di ottobre, è arrivato l’autunno e con esso è ricominciata la
stagione del lavoro, dello studio e… dello sport. Non mi assumo l’onere, o
l’onore come preferite, di occuparmi qui di lavoro piuttosto che di studio, ma
mi “limito” ad occuparmi di sport, argomento un po’ più leggero e,
sicuramente, un po’ più divertente…
Per
coloro che non militano in alcuna delle squadre della nostra parrocchia, per i
tifosi che ancora non hanno deciso su chi riversare quest’ anno la loro fede,
calcistica o pallavolistica che sia, per gli interessati ma poco informati ed
anche, perché no, semplicemente per i curiosi, ecco le squadre che,
quest’anno vedremo giocare sui campi. Ecco le squadre che ci emozioneranno,
che ci faranno ridere e piangere, divertire, arrabbiare e commuovere… perché,
nessuno lo può negare, non si può restare indifferenti alle nostre piccole
compagini montesolaresi…
calcio:
seconda categoria
allievi
giovanissimi
esordienti
pulcini a nove
pulcini a sette
primi calci
pallavolo:
seconda divisione
under 17
allieve c.s.i.
polisportivo c.s.i.
mini- volley
Beh,
fin qui potreste dirmi “lo sapevamo già” oppure “e più o meno come gli
scorsi anni”… ed invece no… una novità c’è, ed è una grande novità,
perché sfata un mito… ma andiamo con ordine…
Innanzitutto
il mito sfatato è quello dell’eterna rivalità e poca collaborazione tra il
nostro gruppo sportivo e quello dei nostri vicini carimatesi perché, signori e
signore, quest’anno i due gruppi hanno stretto una sorta di alleanza ( avete
presente la triplice alleanza della prima guerra mondiale?... Non è nulla a
confronto…). Com’è stata stipulata la suddetta alleanza?... Ora ve lo
spiego. Dunque, è stata stipulata in campo pallavolistico, con lo scopo di
creare due squadre, l’under 17 e le allieve C.S.I., che altrimenti, per
insufficienza numerica, sarebbe stato impossibile iscrivere a qualsiasi
campionato… Ora, grazie a questa collaborazione le due squadre vantano al loro
interno componenti di entrambe le società sportive, sono regolarmente iscritte
al campionato e si allenano a turno nelle due palestre disponibili, un
allenamento settimanale a Montesolaro, l’altro a Carimate. Direi proprio che
più di così non si poteva desiderare… quest’alleanza ha permesso alle
ragazze di continuare a giocare, di continuare a credere nelle loro forze e
nello sport che più amano… ha permesso al nostro gruppo sportivo di trovare
un nuovo alleato… ha permesso a tutti noi di capire che tutto è possibile…
persino sfatare un mito come questo… Buon lavoro a tutti allora e… in bocca
al lupo!…
RAFFAELLA
FORMENTI
INCOGNITE ESTIVE
Le ferie, lo dicono le statistiche, è il tempo, oltre che del canonico riposo, anche il periodo nel quale aumenta la lettura dei libri e dei giornali, dove, più frequentemente del solito (visto appunto il riposo feriale e, per quest'anno, il persistere delle piogge) sono riportate quelle notizie che stanno fra l'ironico e il serio.
Così, fra le tante, si è letto che un ministro della repubblica ha speso 16.000 lire (non euro) al giorno per trascorrere con la famiglia le vacanze in Sardegna; il presidente del Consiglio, fra un acquisto di un giocatore ed un meeting in maniche di camicia, sta preparando una finanziaria che "contempli sacrifici, rigore ma anche sviluppo"; che le varie componenti interessate stanno stilando un programma che accontenti, a fior di milioni (stavolta di euro) tutte quelle agenzie che gravitano intorno ad un pallone di calcio; che probabilmente l'Occidente si deve preparare a giorni non certo tranquilli in scenari non proprio attraenti.
A Montesolaro, per fortuna, oltre ai giornali con la G maiuscola, le persone sono anche attente alle questioni che toccano il nostro piccolo vivere, che sembrano insignificanti ma che invece suscitano un indubbio interesse. Succede così per i nostri trafiletti, che, mentre non vogliono assurgere al rango di veri e propri articoli giornalistici ma in modo semplice riportare quelle iniziative ed avvenimenti partecipati dalla comunità, vengono presi come base per i più disparati dibattiti.
Ciò lo si deduce sia dall'esiguo numero degli opuscoli che rimangono nei contenitori sul banco della stampa, ma pure dalle chiacchiere ascoltate fra la gente.
Un'ulteriore prova di ciò sono le discussioni sorte dopo la pubblicazione di alcuni testi a firma non solo dei componenti "stabili" la redazione, ma anche di quei gruppi che giustamente vogliono far conoscere le loro iniziative ed attività. Leggendoli, ai lettori sembra che la realtà non sempre coincide con quello che viene riportato, perché, se le righe scritte sono il pensiero del o degli autori, secondo gli utenti, invece, l'effettiva oggettività ha un'altra prospettiva.
Alcune volte queste differenti opinioni hanno condotto ad avere in redazione degli scritti ai quali, o in modo personale o attraverso i gruppi cui erano indirizzati certi appunti, è sempre stata data una risposta. È quello, tante volte auspicato, "angolo dei lettori" che forse timidamente sta prendendo piede (anche nascosto dietro un anonimato che non si può giustificare e al quale non si può rispondere). Noi ci auguriamo che tali fermenti e attenzioni nei confronti degli scritti assumano, nel tempo, un preciso spessore e connotati rintracciabili, perché in questo dare spazio ai differenti punti di vista rientra una delle funzioni di un bollettino parrocchiale.
QUEL GIORNO CHE IL MONDO CAMBIÒ
È
una bella giornata a New York. Il cielo è terso, troppo terso per la Grande
Mela, ricettacolo di smog e gas di scarico. Dall’underground della
metropolitana sbuca la vita della città sotto forma di un disordinato insieme
di formichine umane. Stranezza e quotidianità mischiate. Everyday, ogni giorno,
è così, a New York.
Ma
quello che accade attorno alle 9 del mattino, attimo più attimo meno, non è né
strano né quotidiano. È incredibile. 1
aereo, all’improvviso, si schianta nel burro di una delle due Torri Gemelle,
per visibilità simbolica rivaleggianti solo con la Statua della Libertà. Wall
Street e la Borsa, 5th Avenue e Central Park appaiono poco sulle cartoline. A
distanza di una manciata di minuti un altro velivolo infilza al cuore, quasi
fosse 1
enorme “banderilla” tecnologica, la seconda mitica Torre. Il terrificante
stupore di poco prima Si
trasforma in tragica certezza. I sacri confini statunitensi, ebbri
d’intangibile libertà e benessere, sono stati abbattuti dal terrore. Atto di
guerra ? Azione terroristica ? Nessuno, per ora, si affanna alla ricerca di
un’inutile risposta. A Manhattan aleggia Madama MortE.
La
scena si sposta a Washington, Campidoglio e “White House” sullo sfondo.
Ancora un aeroplano “impazzito”, falco rapace alla ricerca di una preda con
cui sfamarsi. L’obiettivo si maTerializza
nelle menti fanatiche di piloti fantoccio, marionette nelle mani di chissà
quale burattinaio, non certo Allah. È il Pentagono, roccaforte inespugnabile
del sisTema
militare a stelle e strisce. Novello kamikaze l’aereo vi si getta sopra inerme
con tutto il suo carico di civili, di civili ripeto e non di soldati devoti ad
una causa, anche la più pervErsa.
Anche nella Capitale troneggia indisturbata, falce in mano nell’iconografia più
classica, Sua Maestà la Morte.
Ma
non è finita. Teatro di cupa disperazione diventa un anonimo terreno boschivo
della Pennsylvania, non lontano da New York, non lontano da Washington. Qui,
abbattuto? precipitato grazie all’intervento di eroici passeggeri?, un altro
potente uccello di Metallo
precipita al suolo mancando, lui sì, il proprio centro designato ma seminando
ancora Morte, quella più appiccicosa nelle coscienze, Morte Innocente.
È
finita, grazie a Dio, è finita. Forse con un pizzico di rammarico per i cinici Baroni
della CNN. Un tornado di proporzioni bibliche ha sconvolto quella che
comunemente noi chiamiamo “America”. Non le sue coste sud, stavolta, non
c’è alcunché di naturale, stavolta, la pioggia è fuoco e detRiti
non acqua violentata dai venti.
Non
è banale, non è retorico né scontato affermare che da allora il mondo intero
è cambiato. E non mi riferisco alle conseguenze belliche in atto,
attacco all’Afghanistan e ad Osama Bin Laden, o future, nel mirino l’Iraq e
Saddam Hussein. Ma al sentire comune perché il Santuario della Libertà,
incarnato negli U.S.A., è stato brutalmente violato.
Il
nostro Bollettino Parrocchiale, a distanza di un anno, ha voluto solo
ricordarlo. A suo modo e ben sapendo che nessuno ha dimenticato.
Ruggero Fumagalli
Scopri l'amore
Prendi un sorriso
regalalo a chi non l'ha mai avuto.
Prendi un raggio di sole
fallo volare là dove regna la notte.
Scopri una sorgente
fa bagnare chi vive nel fango.
Prendi una lacrima
posala sul volto di chi non ha mai pianto.
Prendi il coraggio
mettilo nell'animo di chi non sa lottare.
Scopri la vita
raccontala a chi non sa capirla.
Prendi la speranza
e vivi nella sua luce.
Prendi la bontà
e donala a chi non sa donare.
Scopri l'amore
e fallo conoscere al mondo.
(Mahatma
Gandhi)