Messaggio
del cardinale arcivescovo per le vacanze
Estate
2002
Il
suggerimento dell’unesco di
prestare quest’anno una speciale attenzione al turismo in montagna ci è di
aiuto per riconsiderare l’esperienza del riposo e della vacanza che i prossimi
mesi estivi consentono con più facilità.
Viene
subito alla mente che nella Bibbia il monte è il luogo della rivelazione di
Dio, dell’incontro con lui, della preghiera. Sarebbe bello ripiercorrere
insieme i numerosi passi della Scrittura nei quali viene menzionato.
Mi
limito a ricirdare il monte Sinai – chiamato pure “il monte di Dio” -,
dove il Signore apparve a Mosè e gli affidò la missione di far uscire il suo
popolo dall’Egitto. Su quel monte Dio parlò pure al profeta Elia che ne
percepì la presenza in una “sottile voce di silenzio”.
Anche
nel Nuovo Testamento ritorna sovente la menzione del monte. Leggiamo infatti che
Gesù, dopo aver passato le giornate insegnando nel Tempio, si ritirava di notte
sul monte a pregare. E, prima di scegliere gli apostoli, va sul monte per
ascoltare la voce del Padre e conoscere la sua volontà; ancora su un monte alto
si trasfigura davanti ai tre discepoli. Spesso si reca sul monte degli Ulivi a
pregare (Lc 21,37); Gv 8,1); lì pronuncia il discorso escatologico (Mt 24), dà
inizio alla Passione e dal monte degli Ulivi sale verso il cielo nel giorno
dell’Ascensione.
Dunque,
il monte, la montagna, è simbolo di solitudine, di intimità con Dio, di
incontro ogni volta nuovo con il Signore. Non sono esperienze lontane da noi, ma
possibili, solo che abbiamo il coraggio di non fare delle nostre vacanze un
luogo di rumore e di superficialità.
È
l’esperienza che auguro a tutti voi, propiziata dal tempo di pausa e
dall’immersione nella natura. Un’esperienza resa più facile nei mesi estivi
anche per chi, senza andare in villeggiatura, sa ritagliarsi degli spazi di
silenzio e di ascolto della Parola. È la Parola – scrivo nella mia ultima
Lettera Pastorale – che, nella forza dello Spirito, infonde forza e coraggio
per guardare avanti e sognare il domani preparato da Dio per noi. Così le
vacanze ci disporranno davvero a riprendere il cammino della fede con nuova
energia e rinnovata speranza.
Con
la mia benedizione.
+
Carlo Maria Martini
Arcivescovo
di Milano
GRUPPI
DI ASCOLTO ALLO SPECCHIO DOPO UN ALTRO ANNO DI PROPOSTA
Mi
è stato consegnato da parte degli Animatori una relazione sintesi sul lavoro
svolto dai Gruppi di Ascolto. Unito era anche un riepilogo chiaro ed eloquente
circa la partecipazione ai sei incontri mensili distribuiti lungo tutto l’anno
pastorale.
Per
giusta conoscenza e per eventuale ed opportuno esame di coscienza personale
sottopongo questi dati a tutti i parrocchiani.
GRUPPI DI ASCOLTO – ANNO 2001/2002
Totale presenze di partecipazione:
877
Di cui Maschi:
218
(25%)
Femmine:
659
(75%)
·
Età
compresa tra i 14/25 anni:
(12%)
·
Età
compresa tra i 26/45 anni:
(17%)
·
Età
compresa tra i 46/65 anni:
(49%)
·
Età
oltre i 66 anni:
(22%)
Ciò
che balza immediato all’occhio è il dato che evidenzia la maggior
partecipazione delle persone agli incontri nettamente al femminile (659
presenze!). La fascia meno positiva, quella la cui presenza lascia desiderare,
va dai 26 ai 45 anni (solo il 17%!).
Mi
chiedo il perché. Perché la presenza maschile resiste alla proposta?
Forse
è vero che oggi non si riflette più e non si ha più fiducia nel discutere
insieme appassionatamente sui problemi che travagliano il presente, la nostra
vita.
Se
siamo cristiani non possiamo ignorare o trascurare la Parola di Dio.
La
Parola di Dio è l’unica verità che può gettare luce sulla storia della
nostra vita e sicuramente può indicare i cammini da seguire.
Forse
questo modo di vedere è solo mio? Solo di alcuni? Dei più sensibili, dei più
attenti? Solo di quelli cui sta davvero a cuore la sorte comune, il bene della
società?
Non
mi rassegno alla superficialità diffusa e resisto a questo giudizio perché
sono convinto della necessità, del bisogno di creare attorno una maggior
coscienza di impegno, coerenza e responsabilità.
La
situazione attuale rileva certo:
·
Una oggettiva
scarsa stima nei confronti della Parola.
·
Una diffusa
incapacità, ma anche di pigrizia nel riflettere.
·
La mancanza di
tempo (schiacciati e travolti dai tanti problemi ed impegni!). Siamo nella
società della fretta per cui anche la nostra non disponibilità alla Lectio
divina nonostante questo pio esercizio sia stato raccomandato
dall’Arcivescovo?
·
Forse è
cresciuta l’indifferenza! Le persone della nostra comunità non sentono il
bisogno di pregare; non ritengono più necessario rivolgersi a Dio; non sanno più
riconoscere i suoi doni di grazia sempre generosi ed abbondanti.
·
Dunque è
diminuita, si è raffreddata la fede?
·
Un ultimo
interrogativo. Gli animatori forse non svolgono bene il loro compito? Si
preparano sempre adeguatamente? Pregano sufficientemente per il compito, il
servizio della Parola?
Può
essere che la stanchezza prenda il sopravvento quando una iniziativa si prolunga
negli anni ed è nelle cose umane il fatto del sopraggiungere di qualche
cedimento, il fatto di registrare qualche rilassatezza, qualche abbandono.
Ma
questo, credo, non debba scoraggiare.
La
Parola di Dio è Parola di vita.
La
Parola di Dio ha bisogno di fare la sua corsa.
La
Parola di Dio fa crescere la fede.
Quanto
ci ha sollecitati l’Arcivescovo a diventare familiari della Parola attraverso
la pratica della Lectio, attraverso l’accostamento attento e generoso della
Sacra Scrittura! Ci fu addirittura un anno pastorale incentrato su questo tema:
“In principio la Parola”.
Né
devono scoraggiare giudizi quali: abbiamo da poco celebrato le Missioni in
parrocchia, ma non si è visto risultato, non c’è stato segno forte di
conversione!
Rispondo:
le stagioni dei frutti appartengono a Dio!
Le
Missioni sono state celebrate bene. C’è stata buona partecipazione. Sono
certo che questo tempo vissuto bene è grazia, è dono, è positività.
UN
DOVEROSO RINGRAZIAMENTO
Credo
doveroso ringraziare quanti hanno collaborato per il restauro della statua della
Madonna che solitamente portiamo in processione la sera dell’Assunta.
Una
statua antica, cara alla devozione dei parrocchiani; un statua bisognosa di
restauro perché era ammaccata in più parti, con la mano rovinata e alcune dita
mancanti. La stessa tinteggiatura dell’insieme della statua era usurata dal
tempo. Perciò urgente doveva essere l’intervento di ripristino,
l’intervento conservativo. L’occasione è arrivata allorquando alcune
persone devote hanno preso a cuore l’iniziativa e ne ì hanno accelerato i
tempi.
Si
è deciso di affidare il lavoro di restauro ad un esperto di Cermenate con
preghiera di completarlo per la solennità dell’Assunta. Anche la base su cui
la Madonna viene fissata per il trasporto a spalla fu restaurato.
Ringrazio
il Signor Giovanni Bettio promotore dell’iniziativa, la mamma Braga Anna che
ne ha finanziato la spesa ed i Ranzitt che da esperti restauratori del legno
hanno ripristinato il basamento e lo hanno reso come nuovo: un’opera decorosa,
degna ora di essere portata con orgoglio in processione.
Anche
il vecchio baldacchino, larga tenda con frange ed ornamenti, sostenuta da aste,
sotto la quale si porta in processione il Santissimo Sacramento è stato rimesso
a nuovo. La processione eucaristica nella solennità del Corpus Domini è stata
l’occasione per inaugurare questo strumento sacro rimesso a nuovo.
E
anche qui devo dire un grande sincero grazie alla Signora Silvana Bettio per il
lavoro non semplice di assemblaggio organizzazione e cucitura di questo arredo
antico eppur necessario ed importante per le processioni eucaristiche.
Un
grazie anche alla ditta O.M.A. che ha ripristinato decorosamente le aste
pulendole e mettendole a nuovo.
In
parrocchia abbiamo molti altri arredi sacri bisognosi di restauro, da conservare
con decoro, togliendoli dalla polvere e soprattutto da quella dimenticanza
dovuta all’abbandono. Potremmo con l’aiuto di persone generose ed
interessate ripristinare questi oggetti ed esporli in sicurezza alla devozione
dei fedeli.
Quattro settimane per stare insieme…
COME?
In allegria, amicizia, rispetto, corresponsabilità, serenità ed armonia.
IL
LOGO?
“Se
mi senti”.
IL
TEMA?
La comunicazione… e, soffermiamoci su questo punto, soffermiamoci sul tema.
Perché la comunicazione?. Perché il comunicare è uno degli aspetti fondamentali della nostra vita. Si comunica con le parole, con i gesti, si comunica per bisogno e per passione, si comunica in ogni istante della nostra vita. Per questo motivo mettere al centro dell’Oratorio Feriale la comunicazione significa mettere al centro i nostri ragazzi, la loro individualità ed il loro altruismo… mettere al centro i nostri ragazzi con le loro difficoltà di comunicare, ma anche con l’incredibile inventiva di andare oltre il linguaggio comune.
Ascoltare le storie dei nostri ragazzi e narrarne di nuove, insegnare loro qualcosa ed imparare qualcosa da loro è una delle esperienze più belle dell’Oratorio Feriale. Se ci pensiamo è proprio mentre si impara a fare qualcosa che ci si diverte insieme e si scopre la possibilità di essere amici anche di chi, prima, non si conosceva: il “fare” è l’occasione per andare oltre le “solite amicizie”.
Il più bel regalo che potremo fare ai nostri ragazzi quest’estate sarà quello di scoprire che non c’è confine all’amicizia proprio perché non c’è confine alla comunicazione. Perché è vero che con qualcuno ci si capisce di più e con altri meno, ma la possibilità di scambiare una parola o un’idea con tutti è il segno che ci indica che tutti condividiamo la stessa vocazione… diventare amici di Gesù… e non potrà che essere una splendida estate!
SUOR DONATA
Per una chiesa del terzo millennio. Si potrebbe sintetizzare in questo slogan la decisione presa dal c.p.p. in riferimento alla stesura delle linee guida per la nostra parrocchia nei prossimi anni.
Come tutti sanno ad ottobre è avvenuto il rinnovo del C.P.P. con l’elezione dei nuovi consiglieri. Quello che si è trovato di fronte come prima scelta è stata quella di individuare il cammino dei prossimi cinque anni. L’elemento che durante la discussione di questo punto è emerso è la constatazione che comunque sia c’è l’esigenza di fermarsi e guardare la nostra parrocchia per poter capire quali sono i bisogni che si devono affrontare. La discussione che ha caratterizzato le riunioni del C.P.P. sono state incentrate proprio sul chiarimento di questa necessità arrivando a delineare un cammino che nei prossimi mesi possa farci arrivare ad una conoscenza della nostra parrocchia. simbolicamente si potrebbe indicare nella domanda: dove siamo? Chi siamo? Come quindi procedere alla descrizione della nostra parrocchia? Questa la prima domanda operativa che ci si è posti.
Ma non ci si può certamente fermare alla solo conoscenza della situazione attuale. Una volta infatti descritta la parrocchia c’è la necessità di rilevare i bisogni, le carenze, i punti di forza e di conseguenza indicare la strada da seguire. Ma quali criteri per tracciarla? Il riferimento è il Giubileo celebrato due anni fa. Questo momento importante per la Chiesa Cattolica ha lasciato in eredità indicazioni importanti da seguire. Da tale evento sono seguite pubblicazioni che danno indicazioni su quale è la strada da seguire per la chiesa che entra nel terzo millennio. Sono da considerare in questo caso la lettera di Giovanni Paolo II “Novo Millennio Ineunte” in cui vengono riassunti i messaggi e le intuizioni del Giubileo; ma anche le lettera dei vescovi italiani come indicazioni per la chiesa italiana con il documento “Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia”. Oltre però a questa visone di chiesa universale c’è la necessità di riferirsi anche ad una chiesa locale, una chiesa che corrisponde a quella diocesana. Infatti proprio quest’anno si sono conclusi i lavori del cammino delle Sentinelle del Mattino che ha visto come protagonisti i giovani di tutta la diocesi. Al termine di questo lavoro c’è stata la stesura del documento che racchiude le indicazioni guida per una pastorale giovanile dei prossimi anni. Non bisogna poi scordare il Sinodo diocesano del ’97 che costituisce per la nostra diocesi l’indicazione principale da seguire. Molti documenti quindi che stimolano ad una riflessione su quali sono le priorità che devono essere tenute presenti per arrivare ad “edificare una chiesa conforme alla volontà del Padre”. Come conoscere in modo approfondito tali documenti, o meglio, le indicazioni della Chiesa? Questa la seconda domanda operativa che il C.P.P si è posto.
Rispondendo a queste due domandasi ha “in mano una fotografia della nostra chiesa di Montesolaro” e il “Volto di Chiesa universale”. È da questo punto che comincia il lavoro di scrittura della strada da seguire per i prossimi anni anche qui a Montesolaro. Sappiamo chi siamo, sappiamo chi dobbiamo arrivare ad essere, il lavoro è quello di stendere un progetto che dalla situazione attuale, attraverso passi graduali e progressivi ci porti ad un situazione futura che è “una chiesa che fa trasparire il Volto di Dio”.
Questa è la discussione maturata in seno al C.P.P. ma è frutto di percezioni che ci sono e che hanno rilevato i consiglieri dello stesso. Per arrivare a definire il nuovo progetto pastorale della nostra parrocchia occorre innanzitutto rispondere alle prime due domande. La prima attraverso un’indagine sulla situazione attuale. Attraverso un’indagine informativa si andrà ad analizzare in modo obiettivo tutti gli ambiti della parrocchia. Per questo lavoro saranno chiamati ad intervenire in maniera attiva e propositiva tutti gli operatori pastorali della parrocchia attraverso il proprio gruppo d’impegno e le commissioni di studio che saranno formate con i rappresentanti dei diversi gruppi costituite con un criterio di divisione per fasce d’età. La seconda riguardo i documenti della chiesa, bisognerà pensare a come prendere coscienza, come conoscere queste nuove indicazioni. Elemento anche qui fondamentale sarà il coinvolgimento di tutti, non solo degli operatori pastorali, in questo caso, ma di tutti i parrocchiani.
È un lavoro di revisione del progetto pastorale parrocchiale molto impegnativo e duraturo nel tempo. Ma la scelta del nuovo C.P.P. come priorità per questi primi mesi di lavoro indicano l’importanza e la necessità di tale iniziativa. L’invito e l’augurio è che tutti si sentano coinvolti e siano attivi per una partecipazione e coinvolgimento che porterà a stendere la strada che la nostra parrocchia seguirà nei prossimi anni.
FEDERICO TAGLIABUE
PELLEGRINAGGIO AD ARONA
Domenica 12 maggio partono alle ore 7,30 tre pullman per recarsi ad Arona: è il consueto pellegrinaggio parrocchiale che porta noi “montesolaresi” a conoscere meglio i luoghi dove è nato il patrono della diocesi S. Carlo Borromeo, nato nel castello che sorgeva sulla rocca di quella città. La biografia di questo grande santo è nota a tutti, come è conosciuto il fatto che il suo successore alla guida della diocesi, il cugino Federico, volle erigere un Sacro Monte con annessa una chiesa dedicata al predecessore. Nelle vicinanze del luogo sacro si pensò di costruire una colossale statua raffigurante il santo: alta mt.23,5 domina tutta la vallata e ricorda perennemente nei secoli la figura del grande patrono milanese. Un bel gruppo è entrato all’interno del “San Carlone” ed è arrivato fino in cima, all’altezza degli occhi che permettono di osservare il meraviglioso panorama offerto dal lago Maggiore. Dopo la celebrazione della S. Messa si è visitata la Rocca Borromeo in quel di Angera: fra le altre meraviglie spicca la mostra di abiti ricamati a mano su stoffe di lino e seta che hanno lasciato pieni di stupore, per la loro bellezza e fattura, le nostre mamme. I più piccoli, ma non solo, sono stati attratti dalla mostra delle bambole eseguite con i più svariati materiali: non poteva mancare l’ormai tipica Barbie. Nel pomeriggio si raggiunge l’oratorio di Vergiate dove si è accolti da Don Marco Zappa che lì svolge il suo ministero sacerdotale. Le note della banda e l’ospitalità di quei parrocchiani creano subito il giusto clima di amicizia: Daniela e Ursula, “vecchie” e abituate a queste situazioni, allietano il pomeriggio con giochi simpatici e allegri. Accompagnati da Don Marco ci si dirige verso il santuario della Madonna della Ghianda che si trova nel comune di Mezzana. Al nome della “Ghianda” è legata un’antica tradizione popolare secondo la quale la Madonna sarebbe apparsa fra i rami di una quercia ad una giovane pastorella sordomuta, poi miracolosamente guarita. Il popolo, in segno di devozione, costruì una cappella sul luogo esatto dell’apparizione: qui si è iniziata la recita del S.Rosario concluso con la processione verso la chiesa posta nelle vicinanze del santuario. Così la nostra comunità ha onorato la Madonna nel mese a Lei dedicato e ricordato, come suggerito dagli indirizzi diocesani, San Carlo. Anche il maltempo di questa primavera un po’ pazza ha concesso una tregua permettendo di trascorrere una giornata in allegria, senza la compagnia dell’ombrello.
Ornella
Colombo
A che punto è arrivato il nostro GAG!!...Questi mesi sono stati costellati da tante iniziative…Nell’articolo precedente ci eravamo lasciati con la 29^ “camminata dell’amicizia” della Nostra Famiglia di Bosisio Parini che si è conclusa con la vincita di una mitica coppa (non stiamo a specificare per quale merito). Una cosa è certa, il gruppo di Montesolaro era il più numeroso!
La notte del 25 Aprile per noi giovani atleti del GAG è stata una notte dura!
La sveglia è suonata per tutti alle 3.15. Tempo di lavarsi la faccia, vestirsi e correre al parcheggio dove con una piccola spedizione siamo partiti alla volta del mitico Bollettone. Muniti di pile abbiamo affrontato con coraggio l’impervia montagna e alle 5 eravamo in cima tutti pronti per ammirare l’alba. Peccato che il cielo era pieno di nuvoloni. Ma noi non ci siamo lasciati scoraggiare e dopo una calda colazione e la recita delle lodi abbiamo proseguito il nostro cammino fino alla vetta del Palanzone. Qui ci siamo dati al riposo e alla contemplazione un po’ assopita del paesaggio. Erano le 10 del mattino quando ci accingevamo a scendere la montagna guardando con facce stravolte e assonnate la fila di persone che incontravamo mentre salivano alla capanna Mara. Poco tempo da perdere. Già il 26 ci siamo riuniti di nuovo attorno a delle grandi fette di pizza! È l’appuntamento della cena GAG che in questo mese è stata seguita oltre che dalla S. Messa anche da un incontro/testimonianza di Roberta , una giovane ragazza che dopo aver partecipato agli incontri di “Giovani e missione” organizzati dal PIME è partita alla volta del Bangladesh proprio nella comunità della nostra Suor Mariangela. Roberta ci ha raccontato con entusiasmo e trasporto tutto quello che questa meravigliosa terra e la sua gente le hanno regalato.
È bello vedere che tanti giovani come noi sentono il desiderio di aprirsi con un amore universale a tutti i nostri fratelli lontani e vicini che sono nel bisogno.
Il nostro respiro si fa grande, grande come il mondo, grande come il popolo di Dio.
E che dirà in fine dell’iniziativa del Venerdì sera eucaristico che è partita ad Aprile. Dedicare una piccola ora della nostra settimana a Gesù ha riempito i nostri cuori.
Ci troviamo nella cappellina dell’oratorio ci verso le 19 e dopo recita dei Vesperi Don Luigi espone il Santissimo. Ci stiamo facendo aiutare nella preghiera con qualche spunto colto da un testo di Don Adelio Brambilla “Non moltiplicate le parole” che ci fa entrare nel senso più profondo della preghiera per eccellenza che Gesù stesso ci ha insegnato: il Padre Nostro.
È bello riscoprire il gusto della preghiera silenziosa davanti al Signore, è bello riscoprici tutti assorti nel contemplare in quel pezzo di pane il mistero della vita, morte e resurrezione di Gesù. È bello portare davanti a questo mistero il nostro mistero: la nostra piccola esistenza. Consegnare a Gesù tutto quello che siamo:gioie, dolori, conquiste, fatiche, i sentimenti più profondi…
È proprio lì davanti al gesto del suo sacrificio d’amore per noi, sacrificio così grande da arrivare fino alla morte, che troviamo il coraggio per andare avanti, per abbandonarci fiduciosamente nelle mani del Padre, è lì che troviamo il coraggio per fare della nostra vita vera sequela di Lui. È davanti a Gesù che riscopriamo il gusto del nostro vivere insieme, uniti come fratelli, quando ci guardiamo intorno e scorgiamo sui volti di chi prega con noi la gioia di amare un Dio così grande! E vi assicuriamo che si vede veramente.
Speriamo che queste parole cariche di entusiasmo possano suscitare il desiderio per che ancora non ha avuto l’occasione di venire a pregare davanti a Gesù.
Durante il mese di Maggio i nostri classici venerdì GAG sono stati caratterizzati da S. Messe, karaoke, due chiacchiere insieme e intanto procedono “più o meno” le realizzazioni del Canzoniere e dell’Album foto del GAG.
Il 4 Giugno poi, un buon gruppo di noi ha raggiunto il seminario di Vengono per salutare e trascorrere con i nostri ex seminaristi Tommaso, Massimo e Patrizio una serata di preghiera ed amicizia. Il 14 abbiamo vissuto il nostro classico venerdì del mese GAG con la S. Messa a S. Agata e la cena alla Festa dello Sport.
E in questi mesi estivi?... Il GAG non va in vacanza !... Tra compleanni, ricorrenze ed iniziative che verranno comunicate sui cartelloni colorati o nel solito calendario appeso in oratorio, il GAG va avanti sempre meglio…Vi aspettiamo!
IL GAG
Chiesa
Francesco Giuseppe di anni 92
Anania
Annalisa di anni 32
Allevi
Mario Felice di anni 89
Tagliabue
Anna di anni 88
Todarello
Paola Maria di anni 71
Marelli
Massimiliano con Filippini Nadia
Zamaroni
Gianmarco con Casavola Silvia Paola
Mascheroni
Simone con Bossi Paola Maria
Tagliabue
Michele con Zappa Loretta
Valtulini
Andrea con Bianca Roberta
Moscatelli
Carolina di Giulio e di Marzorati Barbara
Princi
Riccardo di Luigi e di Adduci Angela
Molteni
Sabrina di Mario e di Agosta Laura
Orsenigo
Andrea di Enzo e di Porro Alessandra
Valente
Francesca Maria di Giuseppe e di Seveso Maria Rita
DON LUIGI PRETE DA 30 ANNI
Lo scorso 28 giugno Don Luigi ha celebrato i 6 lustri della sua ordinazione presbiterale. Per ricordare l’evento sul bollettino parrocchiale mi è stato quasi “imposto” di stendere qualche nota, sapendo già che ciò sarà poco gradito al diretto interessato, allergico alle eccessive incensazioni. Conoscendo questa ritrosia è difficile, anche se occorre tentare di riuscirci, adempiere alle esigenze del nostro mensile e rispettare non solo il desiderio del parroco ma anche l’impaginazione che richiede una certa brevità. Sfogliando uno di quei volantini che ogni tanto arrivano per posta per invogliarti a sottoscrivere l’abbonamento ad una particolare rivista, ho letto un breve trafiletto riguardante la figura di Albert Schweitzer, il medico premio Nobel per la pace nel 1952, che ha saputo rinunciare agli onori di una remunerativa carriera per stabilirsi a Lambarenè nel Gabon e costruire un ospedale per i più bisognosi e meno abbienti. Nei pochi momenti liberi lasciati dalla professione si dilettava ad ascoltare musica e leggere qualche libro di filosofia: non amava molto le interviste ed era una fortuna raccogliere, per i giornalisti, le sue confidenze. In una di queste rare vicissitudini, un cronista chiese allo scienziato quale fosse il mestiere più difficile da esercitare. Tutto si aspettava di sentire tranne che la lapidaria e semplice parola uscita da quella bocca avvolta da due inconfondibili baffi: il prete. L’intervistatore scrisse sul suo block notes e annotò anche il successivo commento “quello che faccio io è nulla rispetto alla missione del più semplice parroco di campagna che spende la sua vita per il bene di tutti i fedeli ad egli affidati”. Lo scienziato, in quell’elogio, penso non si fosse rivolto solo ai pastori protestanti, religione alla quale apparteneva, ma intendesse pensare a coloro che hanno ricevuto il dono di una particolare consacrazione, a qualunque fede appartengano. Non si può non essere d’accordo, anche se in queste righe non è mio compito rimarcare le qualità del sacerdozio, compito al quale non saprei rispondere. Il pensiero dello studioso intendeva sottolineare innanzitutto il rispetto dovuto a chi, nella comunità cristiana, ha il compito primario di diffondere la totalità del messaggio evangelico. Una “dote” importante è quella dell’ascolto e non solo quello praticato nel confessionale ma quello esercitato quotidianamente nel contatto con la gente. Qui si riconosce la qualità del prete, la capacità di dialogare e recepire le istanze che nascono dai fedeli. Qualche difetto lo si può addebitare a Don Luigi, certamente occorre riconoscergli il pregio di saper ascoltare, anzi a volte anche troppo, facendo nascere in qualche frangia del “gregge” la sensazione di “tirarlo” dalla propria parte mentre egli ne è al di sopra.
Auguri Don Luigi, per altri 50 anni di ministero sacerdotale in mezzo a noi.
Francesco
Molteni
Luigi XII di Francia, Luigi XIV altresì detto “il Re Sole”…il nostro Don Luigi porta un nome importante, storico, come si dice “da re”…ma non solo.
Luigi è anche il nome di un santo molto famoso: S. Luigi Gonzaga appunto.
Già altre volte si è parlato di questa figura sacra di uomo e di santo, festeggiato il giorno 21 giugno, pochi giorni dopo il compleanno del don.
Nativo di Castiglione delle Stiviere (1528), Luigi Gonzaga ebbe un’infanzia piuttosto difficile, per via dei continui contrasti col padre che lo voleva abile stratega, tanto da mandarlo alla corte del granduca di Toscana per farlo avviare alla carriera militare. Luigi dovette lottare non poco per affermare la sua vocazione religiosa, tuttavia alla fine riuscì ad affermare la sua spiritualità e decise di consacrarsi a Maria nella Chiesa della Santissima Annunziata. Il suo iter religioso proseguì nel noviziato dei Gesuiti, dove ricevette la prima comunione dal cardinale Borromeo e dove iniziò a manifestare i primi segni della sua vera vocazione: dedicare la sua vita alla solidarietà e all’assistenza dei poveri. S.Luigi visse la sua missione con totale dedizione, tanto che morì a causa della peste che contrasse assistendo gli ammalati.
Un uomo così profondamente religioso non poté che essere proclamato beato nel 1605, santo nel 1726 e patrono di tutta la gioventù nel 1729 e anche oggi è ricordato come emblema di purezza e dedizione ai deboli.
Pensandoci bene don Luigi ricorda un po’ la figura di questo santo, non foss’ altro che per la sua costante presenza in Parrocchia, nei vari “impegni ufficiali” e non, le sante Messe, il rosario, le confessioni, l’oratorio, il Bollettino, il consiglio pastorale, il consiglio affari economici, la festa patronale, i matrimoni, i battesimi, Cresime e Comunioni…e, dulcis in fundo, per la sua totale disponibilità e la sua qualità di ascoltare e comprendere gli altri, dalle questioni dei giovani alle sofferenze degli anziani che periodicamente va a trovare.
Tuttavia il nostro don di certo non mostra un tic che invece (come narrano dei vecchi libri di santi) era tipico di S. Luigi Gonzaga: leggere il breviario a capo chino. Infatti si racconta che agli inizi del noviziato S. Luigi fosse solito pregare e camminare tenendo la testa inclinata e lo sguardo rivolto a terra.
Questo fatto non andava a genio alla Compagnia di Gesù, così si racconta che il padre maestro abbia fatto preparare appositamente per Luigi un collare di cartone che gli facesse tenere il capo dritto.
Aneddoti a parte, per chi volesse venerare il santo, può recarsi nella chiesa dedicatagli in S. Ignazio di Loyola a Campo Marzio, luogo di pellegrinaggio di moltissimi fedeli.
Chi invece volesse fare due chiacchiere con don Luigi…lo trova in Parrocchia e all’oratorio e, due lunedì al mese, nella segreteria del Bollettino, del quale è il “supervisore supremo”.
VITA DI UN CARDINALE
Ø 15 febbraio 1927: nasce a Torino
Ø 1944: entra nella Compagnia di Gesù
Ø 13 luglio 1952: viene ordinato sacerdote
Ø 1958: consegue la laurea in Teologia Fondamentale alla Gregoriana di Roma con una tesi dal titolo Il problema della Risurrezione negli studi recenti
Ø 1965: consegue la laurea in scienze Bibliche presso il Pontificio Istituto Biblico di Roma con una tesi dal titolo Il problema della recensionalità del codice B alla luce del papiro Bodmer XIV
Ø 1978: Paolo VI lo nomina Rettore Magnifico della Pontificia Università Gregoriana
Ø 1979: Giovanni Paolo II lo elegge alla cattedra episcopale di Milano, di cui viene consacrato Vescovo in S. Pietro il 6 gennaio 1980
Ø novembre 1980: inizia l’esperienza della Scuola della Parola, un aiuto ad accostare la Scrittura secondo il metodo della lectio divina
Ø 2 febbraio 1983: Giovanni Paolo II lo nomina Cardinale
Ø ottobre 1987: inizia la serie di incontri Domande sulla fede o Cattedra dei non credenti, indirizzati a persone in cerca della fede
Ø 1989: riceve la laurea honoris causa dalla Pontificia Università Salesiana di Roma per il suo programma pastorale sull’”educare”
Ø 2002: riceve la laurea honoris causa in Scienze dell’Educazione dall’Università Cattolica di Milano
La cerimonia si è tenuta in forma solenne lo scorso 11 aprile nell’Aula Magna dell’Università Cattolica di Milano, alla presenza del corpo accademico, delle autorità civili capeggiate dal sindaco Albertini, del clero milanese e di studenti o semplici curiosi, che hanno seguito con viva partecipazione il conferimento della laurea, tributando al Cardinale calorosi applausi e ripetute standing ovation. Dopo il primo dei quattro interventi del Coro dell’Ateneo, il rettore, Sergio Zaninelli, ha ringraziato Sua Eminenza per la vicinanza che in questi anni ha dimostrato all’Università Cattolica. Il Rettore ha ricordato le parole pronunciate dall’Arcivescovo al suo arrivo a Milano, “sono un uomo di studio, più a mio agio in una biblioteca che non con le grandi folle”, e la replica del Pontefice, rivelatosi profeta, “sarà la gente che verrà da Lei”. È toccato, invece, al preside della Facoltà di Scienze dell’Educazione, Giuseppe Vico, motivare il conferimento della laurea: il Cardinal Martini si è distinto per una pastorale incentrata sul primato di Dio e della Parola e particolarmente attenta alla formazione religiosa ed umana dei giovani.
Ma il momento più toccante della cerimonia è stato la lectio magistralis dell’Arcivescovo, che, ricevuto il diploma dalle mani del Prof. C. M. Mazzucchi, ha incantato i presenti alternando il ricordo della propria esperienza di studioso a messaggi di valore universale. Grande è stata la partecipazione dell’uditorio: un sorriso è serpeggiato tra i presenti all’inaspettata battuta di spirito dell’illustre neolaureato, il quale ai riconoscimenti honoris causa preferisce le due lauree conquistate “laboris causa”, con impegno e studio; un applauso spontaneo quanto vigoroso si è sollevato dalla platea, quando il Cardinale, rivolgendosi a docenti e studenti, ha messo in guardia dal pericolo che l’immensa quantità di dati messi oggi a disposizione da strumenti come Internet porti ad una produzione, anche scientifica, voluminosa, ma povera di contenuto. Rievocando la sua vita da studente, l’arcivescovo ha descritto l’affinarsi del suo metodo di studio attraverso l’esperienza delle due tesi di laurea, Il problema della Risurrezione negli studi recenti e Il problema della recensionalità del codice B alla luce del papiro Bodmer XIV, pubblicate rispettivamente nel 1958 e nel 1966: da un approccio storicistico basato sull’accumulo di dati, approccio faticoso quanto poco produttivo (“è un masticare sabbia”, ha commentato Martini), è passato ad un metodo di ricerca che fa seguire all’iniziale intuizione una meticolosa verifica. Nelle immagini del detective alla ricerca di indizi e del cacciatore sulle tracce della preda, usate per descrivere l’opera del ricercatore, si sentiva viva la passione dello studioso. Ebbene, questo metodo di studio, che unendo intuizione e verifica può condurre ad una conoscenza se non certa, almeno seriamente probabile viene incontro all’ansia del conoscere insita in ogni uomo e già espressa da Pilato nella sua domanda “che cos’è la verità?” (Gv. 18,38).
Queste considerazioni sui percorsi della conoscenza umana hanno trovato il loro centro nella Bibbia, definita “libro educativo”, in cui ciascuna persona a qualsiasi cultura appartenga può rispecchiarsi, almeno in parte. Perché la lettura della Bibbia sia “vera”- dice l’Arcivescovo -, cioè provochi un cambiamento, seppur minimo, nella vita di chi vi si accosta, sono necessarie tre conversioni:
§
morale: riconoscere il primato del bene e liberarsi da ciò
che non è autentico;
§ religiosa: scoprire il primato del divino su ogni affetto umano;
§
intellettuale: essere
persuasi che il conoscere non è vedere qualcosa al di fuori di noi, perché la
verità sta nell’intimo, cioè scoprire quell’”uomo interiore” di cui
parla Paolo nella Lettera agli Efesini (3,16).
L’Arcivescovo
ha concluso la riflessione sul valore educativo della Bibbia citando le parole
di S. Paolo nella Seconda Lettera a Timoteo (3,16): “Tutta la Scrittura è ispirata da Dio e utile per insegnare, convincere,
correggere e formare alla giustizia, perché l’uomo di Dio sia completo e ben
preparato per ogni opera buona”.
Tatiana
Gammacurta
E’ sempre un piacere per un “bandista” avere l’opportunità di parlare, meglio di scrivere, del suo Corpo Musicale soprattutto in occasioni come questa per ricordare il concerto tenutosi lo scorso 18 maggio in quella che ormai è diventata la nostra “Royal Albert Hall” in attesa del completamento dello stabile di via Madonnina e cioè la tensostruttura multifunzionale.
Proprio ripensando a questa serata sono andato a cercare sul vocabolario il significato della parola “concerto” e lì accanto alle definizioni più scontate ne ho trovata una anticipata dall’aggettivo “raro” che così recitava: accordo, intesa.
Inutile dire che la cosa mi ha alquanto attratto e così ho cercato di riflettere un attimo su questi due significati.
Innanzitutto è sorta spontanea un’approvazione di quanto letto e per diversi motivi:
- Accordo: proprio così la banda è un insieme di persone ciascuna con le proprie caratteristiche ed i propri gusti musicali e quindi è necessario, addirittura indispensabile trovare un accordo tra le diverse “anime” che la compongono nello scegliere i brani da proporre cosi che tutti siano soddisfatti di quanto si sta suonando.
Senza tralasciare poi un aspetto altrettanto importante, sempre riguardo all’accordo, rappresentato dalla comunione d’intenti che via via viene formandosi durante le prove tra i musicanti e tra gli stessi ed il maestro, abile coordinatore di capacità musicali diverse.
Da ultimo non vorrei dimenticare il lavoro dietro le quinte del “consiglio” che sempre sotto questa voce si preoccupa di scegliere date e luoghi adatti per il concerto che non vadano a cozzare con iniziative preesistenti: insomma la diplomazia al lavoro.
- Intesa: Ecco sotto questa voce vorrei invece sottolineare come questo rappresenti l’ideale proseguimento e perfezionamento di quanto detto prima. Mi spiego: all’interno di un gruppo perchè tutto funzioni, oltre all’accordo, è doveroso che si sviluppi sempre più l’intesa che a parer mio è qualcosa di ancor più profondo perchè rappresenta ciò che a volte è persino indescrivibile a parole, per dirla con Antoine de Saint Exupery “l’essenziale è invisibile agli occhi, non si vede bene che col cuore”.
Sia chiaro: non sempre tutto è così idilliaco ma sono sicuro che tutti i componenti della nostra banda si adoperino per il raggiungimento di questa meta. I più giovani con l’entusiasmo che gli è proprio e i meno giovani con l’esperienza che certamente non fa loro difetto.
Bene, dopo queste riflessioni credo capiate anche voi che parlare ora di “musica suonata” sia sì la logica conseguenza, e quindi dirò che i brani eseguiti avevano lo scopo di divertire ed affascinare tutto il pubblico proponendo alternativamente le varie sezioni o dei solisti nel ruolo di “attore protagonista”, ma ciò che è importante è che tutto questo è stato reso possibile dal lavoro di amalgama fatto sulla scorta di quanto scritto in precedenza.
E allora la MUSICA
classica, rock, originale per banda, jazz... altro non è e non sarà che
uno straordinario “strumento” messo nelle nostre mani per cercare e,
possibilmente trovare un accordo, un’intesa.
Fabio
Arnaboldi
Giugno porta con sé tanti appuntamenti di spicco: finiscono le scuole, inizia l’oratorio feriale e l’aria delle vacanze comincia ad inondare ogni attività parrocchiale, da ultima, ma non per importanza, la Festa dello Sport organizzata da G.S. Montesolaro!. Appuntamento tradizionale che quest’anno si è svolta dal 7 al 16 giugno e soprattutto che ha festeggiato i suoi “primi” vent’anni. E proprio per la ricorrenza di questo compleanno ha toccato una delle massime punte di afflusso al nostro “tendone”…
Ogni anno è il classico appuntamento per sportivi e non, per arbitri e tifosi, per chi vive per lo sport e per chi di sport non s’interessa… per tutti insomma!! Se non altro perché quando c’è da gustare dell’ottimo cibo e stare in compagnia siamo tutti dei grandi campioni!
Classica festa, annunciata dai classici striscioni, locandine, libretti, classici 10 giorni di manifestazioni, classico luogo… tutto tradizionale ed ordinario. ma la Festa dello Sport, pur nella sua ordinarietà, “colpisce” straordinariamente ogni anno. I numeri non contano, è vero, ma se contassimo le persone che lavorano, s’impegnano e partecipano alla Festa dello Sport, ci stupiremmo della cifra! Se contassimo tutte le persone che entrano ed escono da quel cancello verde, anche solo per curiosità, ci stupiremmo ancora di più!. E allora, tralasciando i “se”, guardiamo il cuore della Festa dello Sport… cioè la voglia e l’impegno di chi la organizza, la disponibilità, il lavoro e l’entusiasmo di chi collabora (camerieri, cuochi, sostenitori ecc.), la presenza numerosa e l’allegria di chi partecipa!. Il tutto condito da ottimo cibo e da particolari attrazioni di diverso genere che, quest’anno, hanno avuto un “sapore” particolare proprio per la prestigiosa ricorrenza dei vent’anni di vita della Festa!... Ricordo, tanto per citarne alcune,la settimana di Scuola Calcio e la manifestazione “Ragazzi Insieme”, il torneo di pallavolo “Bianchi Veronica” ormai giunto alla sua 8^edizione e ancora le manifestazioni di pattinaggio e di bocce. Insomma, anche quest’anno la Festa dello Sport è stata un successone ed il primo grazie va al Gruppo Sportivo che ogni anno si ricarica per affrontare 10 giorni di intenso lavoro…
10 giorni straordinariamente ordinari!
E per una volta basta vincitori e vinti, dibattiti e discussioni, ma un solo ed unico urlo da stadio: ”W la Festa dello Sport!!” e ”Buon Compleanno!”… complimenti perché i tuoi vent’anni li porti proprio bene.
URSULA BORGHI
IL SAPORE DELLA SCONFITTA…
…IL SAPORE DELLA VITTORIA
Allieve
C.S.I. Campionato 2001-2002
Anche questo Campionato è finito e con esso la possibilità, il sogno di passare alle Fasi Regionali. Ebbene sì, dopo le grandi vittorie di tutta la stagione, dopo non aver perso nemmeno una partita fino ai play-off, anche noi abbiamo “assaggiato” la sconfitta, anzi, ben due sconfitte: abbiamo perso la semifinale e la finalina per il terzo e quarto posto. Una coppa ce la siamo portate a casa comunque, ma era la più piccola, e questo non può non lasciare un po’ d’amarezza… un’amarezza che ho letto quello stesso giorno, durante le premiazioni, negli occhi di tutte le mie ragazze. Me le vedevo passare davanti, andando a ritirare il loro premio… chi con gli occhi lucidi, chi con le labbra serrate, espressione tipica di coloro che non vogliono manifestare apertamente la propria delusione, chi con quello strano moto di rabbia e d’orgoglio tipico dell’ardore dei quindici anni… erano tutte lì, davanti a me… eravamo tutte lì, avevamo lottato e perso. In quel momento, per loro, l’unica realtà era quella… l’aver perso… ma per me era diverso, per me vedere quegli sguardi tristi, delusi, arrabbiati voleva dire vittoria… voleva dire che loro, le mie ragazze, avevano creduto in tutto quello che era stato il nostro lottare insieme, voleva dire che per loro tutto era stato davvero importante. E ne ho avuto la conferma il martedì successivo. Era un martedì di sole, faceva caldo e le aspettavo fuori dalla palestra per l’allenamento, un allenamento relativamente serio, visto che ormai il Campionato si era concluso, un allenamento a cui, dopo la cocente delusione di due giorni prima, sarebbe stato facile rinunciare ed invece… ed invece sono arrivate tutte, non ne mancava una… la delusione c’era ancora, se ne stava lì, tra noi, come un ospite invadente, ma c’era anche molto altro… c’era il desiderio di andare avanti, di continuare a lottare, di voler essere ancora, sempre e comunque una squadra… ed è questa la nostra più grande vittoria, il saper andare avanti, il non arrendersi di fronte alle prime difficoltà… sì, abbiamo perso sul campo e non posso non esserne dispiaciuta, ma abbiamo vinto nella vita, e non posso non esserne orgogliosa.
RAFFAELLA FORMENTI
ARRIVEDERCI A SETTEMBRE !
E così, con il numero estivo di
Giugno/Luglio, un’altra stagione del nostro (vostro?) Bollettino parrocchiale
va in vacanza. Meritata? Afflitti da un pizzico di presunzione, noi della
redazione, Federico il saggio Tagliabue, Simona la teutonica Colombo, Cristina
la sposina Proserpio, Raffaella la scrittrice Formenti, Ursula la poetessa
Borghi, Elena la colta Colombo, Francesco l’archivio Molteni, Tatiana la
grecista Gammacurta e Ruggero l’avvocato Fumagalli, crediamo di sì.
Infatti, con il valido quanto
indispensabile supporto di Ruggero Corti in qualità di artistico impaginatore,
abbiamo cercato, il più delle volte riuscendovi (vade retro supponenza), di
informare correttamente il lettore con una giusta presa di salace commento in
punta di penna, senza scadere nella polemica fine a se stessa.
All’interno del Bollettino,
diretto con maestria priva di ottusa invadenza, non dimentichiamolo, da Don
parola del parroco Luigi Brigatti, si sono alternati per lo più pezzi attinenti
alla vita della nostra parrocchia, non tralasciando per questo corsivi relativi
agli accadimenti della cosiddetta società civile.
Certo, partendo dal presupposto
che Montesolaro non è esattamente New York, pur essendo comunità dalle
molteplici iniziative, a volte ci siamo trovati in difficoltà nel reperire
argomenti interessanti da trattare e da sottoporre ai lettori, ma abbiamo dato
il 100% della nostra “verve giornalistica” al fine di rendere un Bollettino
parrocchiale, non proprio un best-seller, uno strumento atto non solo
all’asettica informazione ma utile anche alla riflessione personale.
Che poi quest’ultima abbia
generato delle critiche anche aspre nei confronti del Bollettino, non può che
rallegrare la redazione tutta per un semplice motivo: posto che non siamo i
depositari della Verità ma che cerchiamo d’interpretarla facendo uso del
“diritto di parola & informazione” che anche a noi, imberbi
“giornalisti da oratorio”, spetta, tali critiche significano lettura,
approfondita perfino, dei nostri articoli ed, in ultima analisi, interesse,
finanche, nei confronti del nostro giornale.
Giornale ? Qualcuno potrà
storcere la bocca alla vista di tale pomposa definizione ma, una volta
ricomposte le labbra, dovrà anche dirci come sintetizzare in unico vocabolo un
foglio che tratta indifferentemente di Cresime e Comunioni come delle Elezioni
Politiche, delle iniziative oratoriali come del Polifunzionale di Via Madonnina,
dei centri d’ascolto come delle problematiche della scuola fino alla realtà
cattolica in terra tedesca.
E allora buone vacanze caro
Bollettino, arrivederci a Settembre, nella speranza che i tuoi lettori non ti
tradiscano nel frattempo e tornino con puntuale curiosità a rovistare tra i
tuoi articoli quando l’Autunno sarà ormai realtà.
Ruggero Fumagalli
Un
sorriso non costa nulla ma vale molto.
Arricchisce
chi lo riceve e chi lo dona.
Non
dura che un istante,
ma
il suo ricordo è talora eterno.
Nessuno
è così ricco da poterne fare a meno.
Nessuno
è così povero da non poterlo dare.
In
casa porta felicità, nella fatica infonde coraggio.
Un
sorriso è segno d’amicizia.
Un
bene che non si può comprare ma solo donare.
Se
voi incontrate chi un sorriso non vi sa dare,
donatelo
voi.
Perché
nessuno ha tanto bisogno di un sorriso
come
colui che darlo non sa.
(P.
Faber)