La parola del Parroco
LA NOSTRA QUARESIMA
“Unica speranza la tua e nostra Pasqua, Signore!”
Sono queste le parole di un ritornello antico che si cantava anni addietro, nelle nostre comunità, alternato con versetti salmodici, nel tempo della Quaresima, tempo utile alla preparazione della grande festa della Pasqua.
Sì, “unica speranza la Tua e nostra Pasqua Signore!”
La quaresima ha senso in quanto ha davanti a sé questo traguardo, il traguardo della Pasqua che motiva tutto l’impegno di questo tempo liturgico; un impegno serio e generoso richiesto proprio come preparazione. La comunità cristiana cammina verso la Pasqua, la festa di tutte le feste, la solennità che è centro e vertice di tutte le solennità dell’anno liturgico. A questo appuntamento deve arrivare preparata attraverso un cammino di ascesi e di purificazione, un cammino penitenziale capace di riformare la vita.
Già le Sante Missioni celebrate in parrocchia hanno messo movimento all’interno della nostra Comunità. E’ stata una esperienza viva e feconda, un evento che ci ha favorito spiritualmente. Giorni belli e preziosi nei quali la Parola di Dio è stata seminata in modo abbondante e generoso. E’ ora necessario non disperdere questo patrimonio. Occorre perciò tenere alta la misura della nostra vita cristiana perché la tentazione di adagiarsi è sempre in agguato ed il pericolo di vanificare i risultati conseguiti è costante. Il Vangelo ci ha ricordato come Gesù stesso venne tentato dal demonio. La sua prova, brillantemente superata, ricorda la necessità di un costante impegno spirituale, di una sempre più pronta e vigilante responsabilità da parte nostra.
La liturgia parla di “gioiosa letizia” nell’affrontare i sacri giorni della quaresima e l’esercizio della penitenza serve ad accogliere in noi il venire di nostro Signore. Più diciamo di no alle cose materiali e mondane, più il Signore porge a noi i suoi doni di pace e di consolazione interiore. “Là dov’è il tuo tesoro, lì sarà anche il tuo cuore” ammonisce il Vangelo di questi giorni di quaresima.
“Indicami la tua via così che io ti conosca!” Questo grido sincero salga al Signore da ciascuno di noi in questo tempo quaresimale. La via, il Signore ce la indica attraverso un rinnovato e generoso ascolto della sua Parola attraverso le catechesi dell’Arcivescovo ascoltate nei Gruppi di Ascolto del martedì sera. Attraverso i quaresimali del venerdì, guidati da don Maurizio Lusenti cappellano dell’ospedale di Cantù. Le omelie della domenica, che il parroco suggerisce a partire dal testo liturgico di per sé già ricco, coinvolgente e profondo.
“Camminerò con te e ti darò riposo”.
Abbiamo bisogno di fiducia e di certezza. Al Cardinal Martini è stato chiesto ultimamente: “Qual è il grande limite presente nella società?” Ha risposto dicendo: “Il male principale della nostra società, oggi, è la mancanza di speranza”.
La
certezza che il Signore ci è vicino sia motivo di fiducia per noi. Come il
gregge va dietro al suo pastore e si lascia condurre docilmente così dobbiamo
fare anche noi. “Camminerò con te e ti darò riposo” – Parola di Dio!
PENSIERI
CONCLUSIVI SULLA MISSIONE POPOLARE CELEBRATA A MONTESOLARO – 26 GENNAIO/10
FEBBRAIO 2002
I
giorni dell’attesa e della preparazione a questa santa Missione Popolare 2002
sono già un ricordo. Questo pomeriggio siamo qui a concludere un evento di
grazia speciale, questa visita che il Signore ha compiuto nella nostra comunità,
visita che certamente dà e darà consolazioni spirituali e spingerà questa
nostra comunità su strade di nuova evangelizzazione e di nuova missione in
comunione con la Chiesa apostolica.
Carissimi parrocchiani ringrazio il Signore per avermi suggerito, qualche anno fa, nel silenzio degli Esercizi Spirituali a Rho l’idea, l’intuizione di questa Missione. Lo ringrazio ora ancor più, perché il Signore mi ha permesso di celebrarla, di viverla con voi.
L’ho già detto: per me è la prima esperienza di Missione Popolare e mi sono reso conto che è stato un evento importante. Per chi poi ha saputo aprire il proprio cuore, è stato tempo di grazia, di forte rinnovamento spirituale, e questo non solo a livello personale, ma per l’intera comunità.
“Indicami la tua via così che io ti conosca”. Questa invocazione contenuta nell’Esodo l’abbiamo scelta come frase particolare per dimostrare la disponibilità nel guardare il Signore desiderando di conoscerlo di più. Ci siamo resi conto della necessità di battere la strada che porta alla piena conoscenza di Dio.
Conoscere Dio è il senso del nostro vivere: siamo stati creati per conoscere amare e servire Dio; per essere e per stare in piena comunione con Lui, già ora soprattutto nella eternità beata del suo Paradiso.
Come Mosè in ginocchio, con atteggiamento di intensa preghiera ha percepito e sperimentato l’onnipotente schiacciante presenza di Dio, così anche noi, in questi giorni benedetti della santa Missione, nel silenzio esteriore ed interiore del nostro cuore, disposti più che mai all’ascolto della Parola che illumina, ci siamo accorti della grandezza, del mistero di Dio che è Padre buono, che è a noi vicino e che vuole la nostra salvezza.
Questo Dio che ci ama, ci tiene per mano, cammina con noi sulle strade del mondo, ci rassicura di nuovo: “Io camminerò con te e ti darò riposo”.
Sapendo che Dio è al nostro fianco, affrontiamo sicuri il cammino davanti a noi. La nostra vita segua la sua rotta e come nave sicura proceda, sapendo di avere come guida un esperto bravo comandante. Proceda verso il porto stabilito, luogo di serenità e di pace e non tema i mari in tempesta e le difficoltà del viaggio.
“Io camminerò con te e ti darò riposo!”
Oggi riceviamo il mandato. Leggiamolo con attenzione! Prendiamolo sul serio! Possa essere punto di riferimento per una regola di vita personale e comunitaria.
“Perseverare
nell’ascolto della Parola per riconoscere, celebrare e rendere visibile
l’amore di Gesù”
Una volta le Missioni miravano al recupero dei cosiddetti lontani, di quelle persone refrattarie al discorso religioso e pigre nel partecipare alla vita e alle proposte della comunità.
Oggi mi accorgo come le Missioni servano soprattutto a noi che ci sforziamo di essere e di vivere da veri cristiani perché abbiamo a perseverare in quello spirito missionario di esempio e di testimonianza generosi.
Ho sentito in questi giorni molti parrocchiani esprimere positivi e lusinghieri giudizi su questi momenti di preghiera e di riflessione. Io stesso ho visto coinvolgimento e partecipazione generosa da parte di tutte le fasce di età. Certamente tutto questo è grazia, è dono del Signore! Questo pomeriggio lo benediciamo e Gli chiediamo che questa Sua benevolenza abbia a continuare nel tempo e nei giorni a venire.
Raccomando a coloro che sono stati sollecitati per una preparazione personale in vista di un futuro compito e servizio nella comunità come animatori dei Gruppi di Ascolto di accogliere volentieri la proposta e di rispondere con gioia: non si pentiranno di quello che il Signore va loro preparando!
I Gruppi di Ascolto continueranno come esperienza di preghiera e di riflessione comunitaria sulla Parola nella nostra parrocchia e saranno sostenuti dalla convinzione di quanti hanno capito che è proprio dalla Parola che si genera la vita di fede di ogni comunità. “In principio la Parola!”. “Ripartire dalla Parola!”
Ringrazio di cuore i Padri di Rho per la loro testimonianza, ed il prezioso servizio compiuto in questi giorni. La loro venuta nella nostra comunità non è nuova, ma è sempre stata ed è di grande stima e di grande rispetto.
Ogni Padre, è vero, ha la sua caratteristica particolare, il suo dono di grazia. In tutti abbiamo apprezzato la chiarezza di pensiero, la profondità di messaggio, la passione ed il calore propositivo. In voi carissimi padre Angelo, padre Maurizio, Padre Paolo e padre Luigi ringraziamo tutta la comunità dei Padri oblati di Rho.
Personalmente vi ringrazio della fraternità sacerdotale condivisa in questi giorni di Sante Missioni, molto bella e molto efficace. L’essere stati insieme, attenti al bene spirituale di questa comunità di Montesolaro è servito a ravvivare la coscienza del nostro ministero di sacerdoti consacrati al bene delle anime e alla loro santificazione.
La Missione Popolare 2002 è stata celebrata. Tanta e generosa è stata la partecipazione e la frequenza. Comincia ora il tempo dell’impegno e della testimonianza, il tempo di essere comunità capace di evangelizzare, cioè capace di comunicare il vangelo in una società che cambia, passando il testimone della fede alle nuove generazioni.
Questo è il compito che tutti dobbiamo assumerci a partire da questo pomeriggio con il mandato che riceviamo. Buon cammino comunità cristiana di Montesolaro!
Vita parrocchiale
“MISSIONI
POPOLARI 2002”
… DUE DOMANDE QUÀ E LÀ…
A
conclusione delle Missioni Popolari nella nostra parrocchia, evento tanto atteso
e intensamente vissuto, mi sono permessa di fare due domande qua e là per
capire quello che, queste due settimane di preghiera e non solo, hanno lasciato
nel cuore di chi vi ha partecipato con impegno e predisposizione
all’ascolto… Per cogliere lo spirito post- Missioni che aleggia nell’aria
in questi giorni mi sono affidata a due semplici domande…
¶
Quali insegnamenti hai
ricavato da queste Missioni Popolari?
¶
Cosa
ti ha particolarmente colpito o affascinato?
…
poste ad almeno un esponente dei diversi gruppi in cui la nostra Comunità è
stata suddivisa per poter così recepire messaggi ben precisi e mirati a seconda
delle esperienze… i ragazzi delle elementari, i ragazzi delle medie, gli
adolescenti ed i giovani, gli adulti, gli anziani e gli ammalati…
I ragazzi delle elementari erano
assolutamente entusiasti di queste due settimane in cui, dicono, si sono
avvicinati tanto a Gesù ed ai suoi insegnamenti. La cosa che li ha colpiti
maggiormente è stata la facilità con cui Padre Maurizio è riuscito a
coinvolgerli e farli divertire in ciascuno dei momenti a loro dedicati, anche e
soprattutto in quelli destinati alla preghiera, che venivano poi integrati con i
giochi alla radio.
I ragazzi delle medie, pur
dimostrandosi in un primo tempo restii a commenti, hanno finito per raccontarmi
che, grazie a queste Missioni, hanno imparato a cercare Gesù e quello che è il
suo progetto in ogni persona che incontrano ed in qualsiasi esperienza si
imbattano. Sono rimasti particolarmente colpiti nel constatare che, persino
andare in chiesa la mattina presto per la preghiera risultava facile e
piacevole, sia per i temi trattati, sia per l’approccio brillante e
coinvolgente che Padre Maurizio è riuscito a mantenere ad ogni incontro.
Gli adolescenti ed i giovani hanno
vissuto le Missioni molto intensamente dal punto di vista della preghiera e
sentono di aver rafforzato la loro fede e trovato nuovi stimoli per la loro
crescita cristiana. Sono rimasti particolarmente colpiti dalle varie iniziative
complementari, proposte al fine di mantenere un clima di aggregazione e
comunione molto forte nel corso di tutto il periodo delle Missioni. Tra queste
iniziative hanno ricordato con gioia l’esperienza in radio ed il momento della
colazione in oratorio dopo l’incontro delle 6.00, momento particolarmente
piacevole e coinvolgente.
Gli adulti hanno raccontato di aver
atteso con gioia le Missioni Popolari, viste da sempre come uno dei momenti
forti per ciascun cristiano che desidera vivere al pieno la sua fede e le hanno
vissute proprio con questo spirito, ricavandone importanti spunti di
riflessione. Hanno apprezzato molto i momenti di preghiera e lo stile di
predicazione e sono rimasti piacevolmente colpiti dal clima di comunione e
condivisione che i Padri di Rho sono stati in grado di creare. Da un punto di
vista prettamente organizzativo hanno elogiato la perfetta collocazione dei
diversi incontri in orari accessibili a ciascuno.
Gli anziani e gli ammalati hanno
parlato delle Missioni in termini entusiastici. Gli anziani perché si sono
sentiti, in queste due settimane, particolarmente vicini alla fede ed
all’intera comunità. Gli ammalati perché, grazie all’iniziativa del Santo
Rosario per radio, hanno avuto la possibilità di vivere istanti di vera
preghiera comunitaria e di seguire, tramite la radio appunto, le Missioni minuto
per minuto…
E
questo è tutto, e mi sembra davvero molto… ogni gruppo, ogni singolo
parrocchiano si è rivelato estremamente coinvolto ed emozionato da queste
Missioni Popolari 2002… Alle prossime, allora!…
Raffaella
Formenti
ANAGRAFE PARROCCHIALE
Nati
in Cristo
Arnaboldi
Federico di
Alessandro e Molina Stefania
Uniti
in Cristo
Morti
in Cristo
Vita
parrocchiale
QUARESIMA 2002
OPERAZIONE S.O.S. 2002 “SE LO DICI TU”
Dopo
aver concluso le Missioni Popolari siamo già nel periodo della Quaresima. Le
attività sono sempre tante ma dobbiamo comunque avere la consapevolezza che in
ogni attività proposte c’è la volontà di farci incontrare e conoscere
sempre più Gesù. Per questo periodo, sempre molto intenso anche a livello
spirituale, le attività proposta per quanto riguarda l’ambito missionario
sono da riassumere in due iniziative principali.
La prima è rivolta alla fascia più giovane della
nostra parrocchia, cioè ai bambini delle elementari e ai ragazzi delle medie.
È un’attività che li coinvolgerà durante l’oratorio della domenica e il
catechismo settimanale. Ma cos’è questa prima proposta? In pratica si tratta
di “mettere insieme” un puzzle. Ogni ragazzo riceverà un compensato
(formato 42x29.7 cm) su cui è riportata una griglia numerata. Ogni rettangolo
che compone la griglia è un pezzo del puzzle. Ogni domenica di Quaresima (a
partire dalla seconda), durante le attività pomeridiane, ciascun ragazzo
riceverà una busta con all’interno cinque pazzi di puzzle; lo stesso durante
il catechismo settimanale. Arrivati alla fine della Quaresima quindi t utti
avranno completato il loro quadretto con vari tasselli e comparirà così
l’immagine che rappresenta… non si può dire, si può solo accennare che ha
un riferimento al titolo della proposta oratoriana “SE LO DICI TU”. Ma c’è
anche un altro elemento che condizionerà la raccolta; nella busta che
riceveranno i ragazzi ci saranno dei doppioni, cioè può capitare che si
ricevano due tasselli uguali. Come fare allora? Bisognerà attivarsi e
collaborare con i propri amici per scambiarsi i pezzi doppi e riuscire in questo
modo a completare il puzzle. Ecco perché tutti potranno, alla fine della
Quaresima, avere il proprio puzzle finito e appenderlo nella propria cameretta.
Bisogna però anche dire che comunque all’interno
dell’incontro di catechesi le stesse catechiste aiuteranno i ragazzi a
comprendere quanto il puzzle rappresenta e approfondire così il tema
dell’anno.
La
seconda proposta si riferisce invece all’intera comunità parrocchiale, e vedrà
impegnate tutte le famiglie della nostra comunità. Ma perché le famiglie? È
una proposta un po’ originale ma che comunque, sotto certi aspetti, può
risultare stimolante. In pratica c’è la possibilità di avere un kit per
dolci, all’interno del quale si troveranno una ricetta per i biscotti e una
formina con la sagoma di un pesce. Ogni persona avrà il compito di preparare
questi biscotti per la domenica di Pasqua e distribuirli a familiari ed amici.
Qual è il significato di tutto ciò? Abbiamo voluto rifarci al tema dell’anno
SE LO DICI TU, al brano di Vangelo di riferimento. In sostanza abbiamo scelto
come simbolo di questo brano il pesce (la pesca miracolosa) e da ciò deriva il
significato della proposta: scambiandoci i biscotti-pesce simboleggiamo la
distribuzione del Vangelo, ci facciamo portatori agli altri della Pasqua.
Sono due proposte che, come detto, impegnano bambini e famiglie, ma non bisogna certo dimenticare altre proposte come i campi di lavoro (per adolescenti, giovani e adulti che vogliano partecipare), domenica della carità (la V di Quaresima).
Sono attività che hanno lo scopo di farci camminare incontro a Gesù tenendo davanti a noi il volto dei poveri, il volto in cui troviamo lo stesso Gesù. Alle volte ci è chiesto di aprire il nostro portafoglio (o porta monete), altre volte di rimboccarci le maniche e lavorare; in qualunque caso teniamo presente la volontà ad aiutare le persone più bisognose del Bangladesh attraverso la costruzione di un dispensario a Boldipukur dove è in missione suor Mariangela Colombo.
Federico
Tagliabue
Vita parrocchiale
“LE
CATECHESI ATTRAVERSO I MEDIA”
Nel numero scorso del bollettino, Ursula faceva notare “l’assurdità” di scrivere un articolo sulla Quaresima subito dopo le vacanze natalizie. L’apparente contraddizione risiedeva non solo nella praticità della scadenza dell’uscita dell’opuscolo ma anche nel calendario liturgico che propone, quest’anno, tempi “molto stretti” sistemando appunto l’inizio del periodo quaresimale subito a ridosso del mese di Gennaio. A ciò va aggiunto , per la nostra parrocchia, l’intenso momento delle Missioni Popolari conclusesi la settimana antecedente l’inizio del periodo quaresimale.
“Dovremmo” essere collaudati a questi appuntamenti e quindi, con meno fatica, essere pronti alle tradizionali iniziative proprie della Quaresima.
Una parte certamente importante la rivestono le settimanali catechesi del nostro Arcivescovo irradiate via televisione da Telenova e via radio da Novaradio A.
Riportiamo le parole di presentazione che Mons.Luigi Manganini ha rivolto alla diocesi per sottolineare la grandezza di questo “corso di esercizi spirituali” :
“La popolarità di questa iniziativa mi dispensa da qualsiasi considerazione al riguardo. Ci auguriamo che le parrocchie si organizzino per tempo perché questo momento forte costituisca una tappa fondamentale nel cammino di quest’anno, dedicato alla consapevolezza ecclesiale e quindi al tema della formazione degli operatori pastorali”.
Per Montesolaro dovrebbe (lo si diceva anche prima)
essere facile rispondere all’invito del presule, in quanto l’esperienza dei
Centri di Ascolto e la freschezza della parola udita dai missionari
costituiscono una buona base di partenza per mettersi insieme a sentire
l’insegnamento, sempre profondo, del cardinale.
Parlando dallo Scurolo di S.Carlo, nel duomo di Milano, la catechesi quaresimale raggiungerà tutta la diocesi nei 4 martedì programmati.
Come già accennato da Mons.Manganini, il tema scelto è il “Discorso alla Chiesa” e le riflessioni di Martini prenderanno lo spunto dal capitolo 18 del vangelo di Matteo, meglio noto come il “discorso ecclesiastico”.
Si inizia martedì 26 Febbraio in quanto il 19 il duomo è occupato per gli esercizi spirituali dei giovani. L’argomento di questo primo martedì è “Partire dai più piccoli”.
A seguire il 5 marzo si parlerà de “La gioia nella Chiesa”; il 12 “Dissensi e consensi tra fratelli”; il 19 si chiude con “Perdonare 70 volte 7”.
Gli spunti per accrescere la formazione personale non mancano, è da sollecitare, come già dimostrato in altre occasioni, la buona volontà.
Francesco Molteni
Vita parrocchiale
PERCHÉ CONFESSARSI?
La Confessione, un sacramento oggi disatteso dai
molti, è incompreso non solo dai giovani, ma anche da tanti, troppi adulti.
Perché?
Forse
non si è ancora scoperto il significato di questo sacramento, la gioia del
perdono, la chiamata a convertirci e a crescere, una forza nuova per amare e per
vivere, un impegno concreto per modificare i rapporti con gli altri, per
rinascere a vita nuova.
È
necessario allora cambiare il nostro atteggiamento nei confronti di questo
sacramento, rimetterci in cammino con disponibilità e fiducia.
Non
sempre i cristiani hanno questo coraggio.
Molti
non si accontentano più del perdono di Dio donato per mezzo del sacerdote…
quanto è difficile confessarsi! Perché?
Alcuni
interrogativi:
ü
Non
so mai cosa dire, non mi viene in mente niente e poi ripeto sempre le stesse
cose, mi sembra di fare la lista della spesa.
ü
Ma
io non faccio nulla di male.
ü
Dopo
essermi confessato non cambia mai nulla, allora perché continuare a
confessarmi?
ü
Che
bisogno c’è di andare dal sacerdote, non basta chiedere perdono a Dio in
silenzio?
Il
primo passo per accostarsi al sacramento della Riconciliazione è riconoscersi
peccatori e bisognosi dell’amore di Dio.
Chi
si ritiene giusto e pensa che “peccatori” siano solo “gli altri” non può
sentirsi colpito dall’annuncio di Gesù e dal suo invito a convertirsi.
Per
tutti è importante guardarsi dentro, interrogarsi su cosa vuol dire essere
veramente umani e cristiani ed individuare quali situazioni di peccato dobbiamo
superare per essere fedeli al progetto e all’amicizia del Signore.
Chi
cammina verso di Lui si sente bisognoso del suo aiuto e del suo perdono. Si
sente peccatore perché non fa quello che dovrebbe fare.
Convertirsi
significa “volgersi verso Dio” che è la nostra salvezza, significa cambiare
la nostra vita, facendo nostre le scelte di Cristo per la realizzazione del suo
progetto di amore.
La
conversione è una profonda verifica di noi stessi e della direzione che ha
assunto la nostra vita. Richiede un cambio di direzione, un passaggio da una
fede vissuta stancamente ad una fede vissuta attivamente come risposta al dono
di Dio e all’azione dello Spirito nella nostra vita. Si può dire a questo
proposito che, in un certo senso, il perdono di Dio è la stessa cosa che la
nostra conversione. È proprio il suo perdono che opera in noi la conversione,
sia pure con la collaborazione necessaria e determinante della nostra libertà.
Ci
convertiamo solo perché vinti dalla grazia, ci convertiamo solo quando la
misteriosa efficacia di questa grazia vince tutte le nostre resistenze.
La
conversione non è la condizione per essere perdonati, ma il perdono di Dio che
ci ha raggiunto e ci ha cambiato il cuore.
Il
peccato, poi, non è mai un fatto esclusivamente personale, ma riguarda anche
gli altri, li coinvolge in modo diretto ed indiretto, abbassa il livello morale
e religioso del nostro ambiente ed aumenta la potenza del male nel mondo.
Ecco
il perché della presenza del sacerdote. È Gesù che ha dato ai sacerdoti il
potere di rimettere i peccati. Il perdono di Dio non è qualcosa che si svolge
nell’intimità del cuore di ognuno: ha bisogno di un “segno” che lo renda
visibile.
Questo
segno è il sacerdote.
Allora
facciamo anche noi come il figliol prodigo:
“Mi
leverò e andrò da mio Padre…”
“E
cominciarono a far festa…”.
Coraggio…
e buon cammino!
Ed
è proprio questo il cammino che desideriamo fare con i ragazzi di catechismo,
perché la celebrazione del sacramento della Riconciliazione diventi anche per
loro la festa dell’abbraccio misericordioso del Padre buono.
Le
catechiste di quarta elementare
Vita
parrocchiale
APPUNTAMENTO CON IL GAG
Sicuramente la parola d’ordine di questo mese per
tutta la nostra comunità è stata MISSIONE... anche per il GAG!
“MISSION IMPOSSIBLE?” Nient’affatto! 15 giorni di incontri appuntamenti e preghiere non ci hanno messo KO, anzi... sono stati ricchi di momenti di gioia, di condivisione e di ascolto.
Per far sì che queste Missioni non rimangano soltanto un bel ricordo, vogliamo con poche parole riportare gli appuntamenti che abbiamo vissuto, così da essere per tutti uno stimolo ora che inizia la “vera missione”!!
INCONTRI DI PREGHIERA: Noi, adolescenti e giovani, siamo stati chiamati a partecipare, insieme agli adulti, alla S. Messa che i padri celebravano ogni mattina alle 6.00, ai due gruppi di ascolto nelle varie case d’accoglienza e alla confessione comunitaria. La S. Messa per iniziare la giornata con un riferimento al Vangelo; l’ascolto della Parola a gruppi per condividere, tra i presenti in ogni casa e, attraverso la radio, tra i vari gruppi e con il resto della comunità, le varie riflessioni e il sacramento della Riconciliazione, a cui erano presenti ben 12 preti e tutta la comunità, per rimetterci in cammino maggiormente consapevoli della presenza di Gesù nella nostra vita. Momenti di preghiera più specifici per noi sono stati gli incontri serali e la fiaccolata finale. Gli adolescenti sono stati guidati da Padre Maurizio mentre i 18/19enni e giovani da Padre Paolo alla riscoperta della propria fede e di Gesù nella quotidianità.
La fiaccolata è stato il momento conclusivo della “nostra Missione”. Ci siamo radunati davanti alla chiesetta di Sant’Agata nella quale ognuno di noi è entrato dopo essere stato chiamato per nome. Si è svolta qui una veglia ricca di simboli e di testimonianze di giovani della nostra parrocchia tra cui quella di Don Marco Zappa che ha condiviso con noi questa serata di preghiera. Al termine di questo primo momento, con le torce accese, ci siamo recati, in un clima di silenzio alternato a canti, nel cortile dell’oratorio dove abbiamo unito le torce in un’unica grande fiaccola. Intorno a questa fiamma, unica luce nel buio, con le riflessioni di P. Paolo e P. Maurizio e alcuni pensieri spontanei di qualche adolescente e giovane, questa particolare occasione di preghiera ha raggiunto il suo apice.
INCONTRO DI INTRODUZIONE: Nel primo momento pensato per tutti gli adolescenti e giovani insieme, come inizio ufficiale della “Missione dei giovani”, è stata proposta la visione di un film, accuratamente scelto da alcuni di noi con l’aiuto di P. Paolo e P. Maurizio. Il film, dal titolo “ Will Hunting genio ribelle” trattava il tema del “mettersi in gioco”, atteggiamento indispensabile per vivere pienamente la propria esistenza. Al termine della visione, altre ad una scheda con delle domande di approfondimento, è stato consegnato a ciascuno un dado con la slogan “Mettiti in gioco”, come simbolo e invito alla Missione.
INCONTRO DI FESTA: E come poteva mancare in un gruppo di ragazzi una serata di festa e di divertimento insieme? Prima i vesperi, poi la cena in oratorio e infine, nella tensostruttura, un grande cerchio di gioia contenente bans, canti, danze, giochi e... tanta allegria ed entusiasmo nello stare insieme!
INCONTRI DI DIVERTENTE CONDIVISIONE: Un’esperienza nuova a cui abbiamo partecipato durante questa Missione è stata sicuramente la colazione fatta in oratorio, ogni giorno, dopo la S. Messa delle ore 6.00. Appuntamento particolare, dunque, che ci ha permesso di conoscere meglio i Padri e di consolidare e approfondire i rapporti di amicizia tra di noi.
INCONTRI IN RADIO: Con questa Missione abbiamo avuto anche noi la possibilità di utilizzare come mezzo di comunicazione la radio a cui si poteva intervenire anche chiamando da casa. Gli adolescenti, grazie all’aiuto di P. Maurizio, hanno intrattenuto, in quattro momenti pomeridiani, i numerosi ascoltatori con alcuni brani musicali scelti da loro, su argomenti quali l’amicizia, l’amore, la vita e la pace;i giovani invece sono stati invitati a riflettere sul tema della fede attraverso esperienze personali in una tavola rotonda sempre guidata da P. Maurizio.
INCONTRO CONCLUSIVO: Domenica pomeriggio, ultimo giorno della Missione, ci siamo uniti al resto della comunità in chiesa per la recita del vespero e la consegna del “mandato”, contenente l’ultimo messaggio prima dell’inizio della “vera Missione”: “Io camminerò con te e ti darò riposo”.
Infine, accompagnati in oratorio dalla banda, abbiamo ringraziato i Padri per il loro aiuto, il loro impegno, la loro disponibilità e semplicità sia nel predicare che nel bel rapporto che hanno instaurato con noi.
Una bella esperienza, dunque, impegnativa e intensa, ma soprattutto di amicizia tra noi e con Gesù e di preghiera... in una parola di “comunità”.
Al centro c’è sempre Lui, Gesù, che ci chiede di essere missionari ogni giorno... di metterci in gioco... E allora non ci resta che avere il coraggio di continuare a giocare lanciando il nostro dado!
Vita parrocchiale
CONSULTA GIOVANILE… PERCHÉ?
Forse
non tutti sanno che… esiste nel nostro Decanato, ormai da anni, la Consulta
Giovanile Decanale!! È un argomento che forse ai più non interessa, ma per
soddisfare la curiosità di chi non conosce questa realtà, cercherò di
spiegare cos’è, cosa fa e perché esiste questo gruppo, a livello decanale.
ü
cos’
è la Consulta?
Tanto per iniziare la Consulta è un gruppo di
giovani, rappresentanti delle parrocchie del Decanato, capitanati dai coadiutori
presenti nel nostro territorio, che si ritrova durante l’anno pastorale per
discutere, valutare, promuovere iniziative e momenti per i giovani; in sostanza
la Consulta lavora per sostenere, guidare e vivere una buona pastorale
giovanile. All’interno del grande gruppo lavorano quattro distinte
commissioni, che operano su diverse fasce d’età: preadolescenti, adolescenti,
18- 19enni e giovani.
ü
cosa
fa la Consulta?
Risposta semplice a parole, un po’ meno a fatti!
Perché raccontarvi dettagliatamente cosa fa la Consulta mi risulta difficile,
visto la varietà di proposte e temi trattati. Allora, semplicemente, alla
Consulta, i giovani delle singole parrocchie si confrontano sulle proprie realtà
di oratorio e gruppi giovanili e, dove possibile, organizzano iniziative comuni
per creare ulteriori momenti di aggregazione con gioia, amicizia e… preghiera.
ü
perché
esiste la Consulta?
Una risposta sicura e ufficiale a questa domanda non la possiedo… ho la mia semplice esperienza di quattro anni nella commissione preadolescenti, che mi porta a pensare che la Consulta esista per costruire nuove relazioni, per creare bellissimi momenti, per progettare insieme, per vedere che le nostre realtà parrocchiali hanno tutte i loro pro ed i loro contro e forse… la Consulta esiste anche perché il futuro della pastorale cristiana, non solo quella giovanile, è questo: collaborare insieme alle altre parrocchie e condividere con esse le proprie esperienze.
Colgo anche l’occasione per ringraziare i sacerdoti che ci accompagnano in questa faticosa ma affascinante avventura: don Roberto e don Giovanni di Cantù, don Marco e don Walter di Mariano e don Roberto di Vighizzolo ed anche tutti gli altri amici della Consulta… continuiamo così, perché insieme… e con lui… faremo cose grandi.
Ursula
Borghi
Dall’estero
Pubblichiamo qui la lettera inviataci
da Suor Donatilla Tagliabue, nostra compaesana, ora operante in Libano
con la Commissione Episcopale Missionaria…
Montana
15/01/2002
Carissimo
Don Luigi,
è
da tempo che non mi faccio viva, ma ci sono ancora ed il ricordo della
parrocchia è sempre vivo in me. Ho saputo della morte di Don Antonio e di
quanto la parrocchia di Montesolaro ha saputo fare in sua memoria, come
preghiere di suffragio ma anche in memoria di un uomo santo che ha vissuto una
parte della sua giovane vita al servizio della parrocchia e soprattutto dei
giovani. Anch’io lo ricordo con affetto e riconoscenza, è stato per me amico
e pastore, ma soprattutto testimone. Chi non ricorda la sua bontà e la sua
infaticabile dedizione nonostante la malattia! Quante ore trascorse davanti al
Santissimo Sacramento, quante ore dedicate alla confessione ed alla direzione
spirituale! Quanta creatività nei confronti dei giovani per creare un clima di
comunione, comunicare loro i valori della vita e la bellezza della virtù della
purezza, della gioia e del servizio! Ora si riposa nella luce del suo Signore e
certamente in compagnia di tanti giovani che ha amato, tra questi anche mio
fratello Francesco, che ha sempre venerato e amato questo sacerdote.
Non
dimentico la bella giornata trascorsa insieme tre anni or sono a Maggianico, con
lui, don Antonio e Bambina, abbiamo ricordato gli anni belli passati insieme,
quando l’Azione Cattolica era in piena vitalità, ed io ne ero un’entusiasta
militante. Abbiamo condiviso insieme il pranzo e poi abbiamo passato il
pomeriggio in preghiera ed era contento come non mai. Andava ripetendo
“Fiorina, che dono grande mi hai fatto, la tua presenza mi fa rivivere gli
anni d’oro passati a Montesolaro” e la gioia era condivisa da Bambina e
dalla sottoscritta. Il Signore lo accolga nella pienezza della sia luce, dopo
tanti anni spesi al suo servizio.
Ed
ora qualche notizia della mia missione e della mia Comunità. Siamo dodici
suore, ci sono ammalate, suore anziane, ed accogliamo in continuazione gruppi di
preghiera o per giornate di ritiro e week-end. Questa accoglienza domanda una
capacità sempre rinnovata di lasciarci scomodare, e alle volte anche noi
sentiamo la stanchezza. Ma con la grazia di Dio si riparte sempre. In fondo è
la vita di ogni essere umano. Comunque sono contenta di essere al servizio delle
suore di questa Chiesa. Anche al GAM, ambito di Chiesa nel quale lavoro
(Commissione Episcopale Missionaria) stiamo facendo piccoli passi.ቄStiamo
vedendo di introdurre nella facoltà di scienze religiose dei corsi di
missiologia. L’Università dei Gesuiti ha accolto la proposta ed insieme
stiamo studiando le modalità ed i contenuti.
Un’altra
bella notizia è che in maggio Monsignor Andreozzi con una delegazione di una
quindicina di persone italiane impegnate nel campo missionario, verrà in
Libano… per un convegno? degli incontri? di sicuro per uno scambio tra le
chiese. Sono io la corrispondente tra la nostra Conferenza Episcopale del Libano
ed il rappresentante della commissione CEI. In febbraio Monsignor Andreozzi e
don Giuseppe Pellegrini, segretario della suddetta commissione, verranno per
impostare l’organizzazione. Speriamo che tutti questi incontri ci aiutino a
vivere meglio quei valori di pace e di giustizia che Cristo ha vissuto tra noi.
Di
questi doni abbiamo bisogno tutti: il mondo intero li implora, i poveri
soprattutto ne hanno bisogno; purtroppo, sovente il cuore umano si lascia
pervertire dall’odio, dal potere, dalla vendetta, dall’egoismo, e al posto
della pace genera ingiustizie, guerre e povertà.
È
per questo che dobbiamo impegnarci ogni giorno nel perdono delle piccole offese,
un perdono da dare e un perdono da ricevere. Impegnarci a trattare gli altri
come vorremmo fossimo trattati noi. Ogni essere umano, anche il peggiore,
conserva in se stesso la speranza di essere o di diventare migliore. Come dice
il Papa, il perdono è alla base di ogni progetto di società che vuole essere
più giusta e più solidale.
Anche
qui da noi abbiamo bisogno di pazienza, di perdono e di tanta fiducia. Come
regalo di Natale abbiamo avuto un taglio netto della corrente elettrica, che già
era razionata. Abbiamo il generatore che supplisce, ma le fatture del gasolio ci
spaventano ogni volta che arrivano. La quantità di gasolio scritta sulla
fattura è superiore alla capienza del serbatoio, e quindi in un mese nonostante
gli sforzi che facciamo per risparmiare, abbiamo somme esorbitanti da pagare.
Reclamare? ci vuole pazienza e perdono per arrivare alla giustizia.
Un altro regalo ci
verrà dall’Ente erogatore dell’Energia Elettrica che malgrado il mal
funzionamento, il contatore segna l’uso della corrente, e le bollette escono
ben salate ed elevate alle stelle. Questo si è già verificato in altri
momenti, si corre e si protesta… ma poi occorre sottomettersi. La nostra
regione riceve l’elettricità dalla Siria, in poca quantità. Finora era
razionata… ora è tagliata.
Nel
paese aumentano incertezze e paure, giovani che non trovano lavoro, lasciano il
Libano per avventurarsi in altri paesi, padri di famiglia che se ne vanno
all’estero a lavorare, lasciano moglie e figli per assicurare loro il
necessario per vivere: cibo, scolarizzazione, ecc. Eppure il popolo libanese
mantiene viva la capacità di vivere, malgrado le difficoltà, i sacrifici, le
privazioni. Questo popolo sembra voglia sfidare chiunque e qualunque situazione,
perché la sua speranza è riposta in Colui che è datore della vita. La fatica
quotidiana si eleva ogni giorno come inno di ringraziamento e di lode al
Creatore.
Certo
non mancano debolezze e momenti di scoraggiamento, ma prevale sempre e
soprattutto la speranza di giorni migliori.
I
tempi liturgici sono davvero una grazia: illuminano il nostro cammino,
sostengono la nostra speranza e ravvivano la nostra fede. Questa mattina
pregando l’inno di Lode sono rimasta meravigliata da questo versetto:
“Gesù
Cristo,
tu
sei l’immagine e lo splendore della bellezza del Padre,
sul
tuo viso, o Gesù, brilla per sempre la gioia del mondo.
Tu
sei la nostra luce, lampada per i nostri passi
anche
quando le tenebre scendono,
tu
risplendi nel cuore di ogni creatura.”
L’augurio
che faccio di cuore per quest’anno 2002 e che traduco in preghiera per lei don
Luigi e per tutta la Comunità parrocchiale, è contenuto in questo versetto
dell’ufficio divino della nostra Chiesa Latina.
Gesù
Cristo
sia
per ciascuno di noi
l’immagine
della bellezza del Padre
e
lampada per i nostri passi.
Conto
sulla vostra preghiera perché insieme possiamo vivere quanto proclamiamo.
Con
riconoscenza e affetto
vostra
suor Donatilla
A
MEMORIA DI ANTONIO
STANCA
FIGURA
RAPPRESENTATIVA DI EMIGRATO DALLA PUGLIA INSERITO NELLA GRANDE FAMIGLIA DELLA
NOSTRA CARA MONTESOLARO
Durante le esequie del carissimo
Antonio Stanca, una larghissima e devota partecipazione di parrocchiani e di
amici, ha dimostrato quanto fosse cara la sua figura e quanto grande la stima
del personaggio defunto. Subito dopo la Comunione venne letto uno scritto che
riteniamo meritevole essere pubblicato non solo per la forma letteraria
piacevole e sciolta, ma, soprattutto per il contenuto propositivo, per l’animo
nobile e profondo dell’autore. Elementi che danno spessore alla persona di
Antonio, uomo sempre riconoscente del dono della vita e della dimensione
religiosa della stessa.
Messaggio ed invito anche per noi
perché sappiamo guardare all’esistenza con occhi stupiti e riconoscenti. Ed
insieme assaporiamo la consolazione per l’elogio lusinghiero che Antonio fa
della “nostra grande famiglia” di Montesolaro.
LA
PAROLA ALL’EMIGRATO DALLA PUGLIA
Ho
passato la fanciullezza nella selvaggia e taciturna Puglia, tra il poco studio e
il tanto girovagare spensierato tra le vie cittadine ombreggiate di palme, le
campagne con i filari di viti ed ulivi secolari e lungo le rive arenose ed
assolate dell’Adriatico.
Di
questo periodo ho solo il rimpianto dell’età.
Ho
trascorso la giovinezza in un paesino verde e ridente della Brianza, ove lo
sguardo spazia tra monti e valli incantevoli ed il cuore si inebria di eterna
primavera, tra la gente ligia alla fede, ospitale, laboriosa ed instancabile nel
raggiungimento dei suoi fini religiosi e terreni.
Di
questo periodo ho solo il rimpianto del lungo distacco di colei che mi ha dato
il bacio della vita.
Cara
Montesolaro, ti ringrazio per la tua generosa e disinteressata accoglienza, per
avermi accolto ed inserito nella tua grande famiglia ed avermi dato la madre dei
miei figli.
Antonio
Stanca
Attualità
“EDUCAZIONE,
SCUOLA E PERSONA”
Riforma, obbligo scolastico, istruzione, formazione. Chi non ne ha sentito parlare negli ultimi anni?
Anche per chi non vive direttamente nel mondo della scuola è evidente il numero dei cambiamenti recenti: dai nuovi programmi di storia all’abolizione degli esami a settembre, dalla riforma della maturità all’innalzamento dell’obbligo scolastico e al riordino dei cicli. Sembra, a sentire le ultime notizie, che questa volta la riforma ci sia davvero e ad esserne investita è tutta la società. Il progetto in discussione recupera aspetti consolidati dalla tradizione scolastica italiana: mantiene la distinzione tra elementari e medie, ripropone la differenziazione tra formazione professionale e formazione superiore, mantiene i cinque anni di liceo.
Quali allora le novità? Ci sono alcune variabili significative, quali la possibilità di anticipare l’iscrizione alla scuola materna ed elementare per i nati entro il 30 aprile e il “diritto all’istruzione e alla formazione, per almeno 12 anni o, comunque, sino al conseguimento della qualifica entro il diciottesimo anno di età”, ovvero l’impegno della scuola a garantire una formazione ai giovani, secondo la modalità scelta dell’istruzione o dell’alternanza scuola/lavoro.
L’architettura della riforma è ancora da
definire, per alcuni aspetti, ma quand’anche ci fosse un ministro che
inventasse con i suoi saggi la migliore delle scuole possibili saremmo solo al
primo gradino della scuola, in quanto bisogna salire gli altri due, quelli su
cui poggia la libertà di istruire e quella di educare, libertà che stanno
tutte nella persona del docente che insegna e in quella dello studente che
impara, ovvero nel rapporto che liberamente si stabilisce tra due persone, nel
quotidiano lavoro in classe.
L’esperienza vissuta del cristianesimo ci rende attenti al vero centro dell’educazione: la persona. Pur non escludendo dalla scuola il compito di formazione del cittadino, è chiaro che i ragazzi non possono essere ridotti solo a “risorse sociali”, come recitava la prima formulazione della proposta di riordino dei cicli firmata da Berlinguer. Persone, dunque, cioè singoli, irrepetibili, liberi.
Nessuna tecnica didattica sofisticata educa se tende a omologare o a non riconoscere che negli alunni ( o nei figli) c’è, innanzitutto, una domanda di significato, che chiede al “maestro” ( o al genitore)di giocarsi in prima persona, di mettere in atto la propria libertà. La libertà di educare, di testimoniare una passione per la realtà e di fornire un’ipotesi di significato.
In questa prospettiva, nel panorama dell’offerta formativa che la scuola può offrire, si consideri anche il contributo di una disciplina spesso bistrattata: Religione. L’ora di Religione, apparentemente la meno significativa e utile per l’istruzione, può riacquistare il suo vero senso: costituire il perno della formazione, essere il luogo in cui la domanda di significato incontra, con più chiarezza, una risposta. Non una teoria o un modello di moralità, ma, come siamo stati educati dalla fede, una presenza viva: Cristo nella Chiesa.
Laura Menegola
Festività
MAMMA
E PAPÀ PARI E PATTA
L’enfasi
civile e religiosa che precede, accompagna e segue la festa della mamma è
sicuramente maggiore rispetto a quella che scaturisce dalla ricorrenza del 19
Marzo, S. Giuseppe, festa del papà.
Non
che uno spot su cioccolatini e fiori in più determina genitori, di sesso
femminile, di “serie A” e genitori, di sesso maschile, di “serie B”, ma
è una situazione che, francamente, non si riesce a comprendere fino in fondo,
anche perché non viene assolutamente dissimulata.
Eppure,
la festa del papà è sempre, invariabilmente, inevitabilmente, fissata per una
data precisa, il 19 Marzo appunto, mentre quella della mamma “fluttua” una
domenica qui e l’altra là, preferibilmente nel mese di Maggio.
Eppure,
la prima ha una marcata connotazione religiosa essendo affiancata alla
ricorrenza di un Santo tra i più noti ed importanti, S. Giuseppe appunto,
mentre la seconda non è “apparentata” con nessuna figura del “beato
firmamento”.
Se
poi si considera che, almeno in Paesi “civili” come il nostro, discorsi del
tipo “mater semper certa, pater numquam est” (libera traduzione dalla lingua
latina “della mamma siamo sicuri, del padre chissà”) sono quasi del tutto
superati, non si capisce proprio perché la festa del papà debba avere un
trattamento diverso e di minor valore rispetto a quella della mamma.
Forse
che il “babbo” di toscana parlata non condivide le medesime, grevi
responsabilità della di lui moglie (compagna non è vocabolo politicamente
corretto per questo foglio anche se pure lei è “mamma” a tutti gli effetti)
nella crescita della prole ?
Forse
che Lui non costituisce trave portante dell’edificio chiamato “famiglia”
esattamente quanto Lei ?
Essendo
queste domande del tutto retoriche, è auspicabile che il lettore/la lettrice
forniscano risposte altrettanto scontate, ovvero positive, e quindi…
Festeggiamo
a dovere questi papà, almeno come si fa quando ad essere celebrata è la mamma
! Riconosciamo loro in maniera piena e convinta quel ruolo essenziale che essi
rivestono, debbono rivestire all’interno di una famiglia cristianamente, ma
anche laicamente, concepita ! Celebriamone il coraggio nel difendere le scelte
di fondo prese col proprio partner affinché la medesima famiglia non sia solo
un fatuo simulacro buono per tutte le campagne elettorali ma un effettiva
cellula vitale dell’organismo denominato società!
Insomma,
la “santità” della famiglia passa, non può che passare, attraverso
entrambe le figure, sia quella materna che quella paterna.
Uno
dei modi, forse ingenuo ma sicuramente efficace per affermare compiutamente
questo concetto, è proprio quello di render loro grazie con festeggiamenti di
pari valore e pari intensità emotiva.
Ruggero
Fumagalli
… e per finire…
Padre, siano una
cosa sola…
Nell’ultima
cena Gesù, alzati gli occhi al
cielo, disse:
Padre,
ti prego
per
tutti quelli che crederanno in me:
tutti
siano una cosa sola.
Come
tu, Padre, sei in me ed io in te,
siano
anch’essi in noi, una cosa sola,
perché
il mondo creda che tu mi hai mandato.
La
gloria che tu hai dato a me, io l’ho data a loro
perché
siano perfetti nell’unità
ed
il mondo sappia che tu mi hai mandato
e
li hai amati come hai amato me.
Padre,
voglio che anche quelli che mi hai dato,
siano
con me dove sono io,
perché
contemplino la mia gloria,
quella
che mi hai dato: tu mi hai amato
prima
della creazione del mondo.
Padre
giusto, il mondo non ti ha conosciuto,
ma
io ti ho conosciuto:
questi
sanno che tu mi hai mandato.
Io
ho fatto conoscere loro il tuo nome
e
lo farò conoscere,
perché
l’amore con il quale mi hai amato
sia
in essi ed io in loro.
(Gv.
17, 20- 26)