la parola del parroco
È
TEMPO DI PREPARARE LE SANTE MISSIONI
Sì, è tempo di entrare in modo coinvolgente e
responsabile nell’evento che ci vedrà protagonisti, i prossimi mesi, come
fedeli appartenenti di questa nostra comunità cristiana. È l’evento delle
Sante Missioni Popolari che si terranno in parrocchia dal 26 gennaio al 10
febbraio 2002.
Con il parere favorevole del Consiglio Pastorale, già
due anni fa, avevo pensato a questo momento di forte esperienza spirituale.
Avendo contattato i Padri di Rho, ho stabilito con loro di fissare questo
periodo che costituirà per tutta la Comunità una preziosa occasione di
rinnovamento religioso e spirituale, un generoso momento di annuncio e di
ascolto della Parola di Dio dalla quale, come dice San Paolo, viene la fede.
Molti ricorderanno, seppur in modo sfocato e lontano,
l’ultima Missione Parrocchiale tenutasi a Montesolaro: si è svolta
esattamente undici anni fa. Era il febbraio 1991!
Sono andato a ricercare in archivio documenti di
riferimento a quella esperienza. Mia intenzione era di capire la situazione di
allora, il cammino percorso, conoscere il Mandato affidato ai fedeli al termine
del grande evento.
Questo Mandato doveva essere come una regola di vita,
come un impegno di lavoro, come una chiamata comune per tutta la comunità. Una
forte occasione per dare testimonianza cristiana a livello personale e
comunitario.
A distanza di tanti anni ormai, chiamati ad un
rilancio spirituale e ad una continuità di propositi, (c’è sempre per
ciascuno un dovere di crescere nella fede, nella speranza e nella carità!)
voglio, oggi, di proposito ricordare qui il Mandato di allora. Lo indico come
punto di partenza per l’esperienza che ci sarà data di vivere i prossimi
mesi. Come possibilità di un cammino che deve continuare, perché, a distanza
di tanti anni, ci accorgiamo di essere chiamati di nuovo ad inseguire questo
traguardo che è il rinnovamento della nostra vita cristiana. La conversione,
non dimentichiamolo, è sempre un punto di partenza! Questo dunque era il
Mandato di allora:
“Conoscere
sempre meglio Gesù – annunciarlo e testimoniarlo nella vita – essere tutti
una cosa sola affinché il mondo creda”.
La
Missione Popolare in parrocchia ha una lunga tradizione. Si è rivelata sempre
efficace per la crescita o il ricupero della fede. Soprattutto aiuta la Comunità
Cristiana ad assimilare uno stile missionario assolutamente necessario e
prezioso. Le Missioni Popolari sono un tempo di forte e generoso ascolto della
Parola che “è la sola che può salvare le nostre anime”. Dobbiamo
dunque guardare queste Missioni programmate come occasione insostituibile per un
rinnovamento necessario, periodico e vigoroso della vita cristiana e della vita
di tutta la Comunità.
Tempo
di grazia e di benedizione le Sante Missioni dovranno tenere presente il
contesto di vita ecclesiale in cui ci troviamo a vivere. La nostra vita
cristiana cammina dentro la Chiesa, oggi illuminata dal magistero del Papa, il “dolce
Cristo in terra”; sorretta dalla guida del nostro Arcivescovo, che è il
Pastore di questa nostra diocesi.
Il
Papa ed i Vescovi, quest’anno ci hanno dato due documenti importanti: La “Novo
millennio ineunte” e il “Comunicare il Vangelo in un mondo che
cambia”. Questi documenti sono da conoscere e da assimilare; sono punto di
riferimento di ogni pastorale oggi; ci accompagneranno anche negli anni futuri.
Il cammino della nostra comunità non potrà dunque e non dovrà disattendere
quanto è indicato in questi documenti.
Il
Papa ha impostato la sua Lettera sul contemplare “il Volto di Cristo”. Dice:
“Non è forse compito della Chiesa riflettere la luce di Cristo in ogni
epoca della storia? Farne risplendere il volto anche davanti alle generazioni
del nuovo millennio? La nostra testimonianza sarebbe insopportabilmente povera
se noi per primi non fossimo contemplatori del Suo volto”.
Lo
sguardo fisso sul Volto del Signore! Questo il compito prioritario ed urgente
per noi.
“Non
esito a dire che la prospettiva in cui deve porsi tutto il cammino pastorale nei
prossimi anni è quello della santità. È ora di proporre con convinzione
questa misura alta della vita cristiana ordinaria. Tutta la vita della comunità
ecclesiale e delle famiglie cristiane deve volgersi in questa direzione”.
La
Lettera del Papa presenta poi delle priorità che sono per noi linee da seguire:
santità, preghiera, giorno del Signore, lectio divina, comunione: indicazioni
queste tutte in prospettiva della nuova evangelizzazione, linee che orientano
all’incontro con “il Volto del Signore”.
Il
nostro Arcivescovo nella sua ultima Lettera Pastorale dice: “Centro e cuore
del nostro cammino comune, la sorgente viva da cui abbiamo sempre attinto è la
Parola di Dio. Conta ascoltarla, obbedirle, farsene discepoli, essere
credenti!” E più avanti: “Lo sguardo si volge verso un ascolto
rinnovato del Signore che parla, verso un rinnovato slancio nel servizio alla
causa della Sua Parola nella quale siamo stati creati e dalla quale siamo stati
inviati come discepoli alla comunità degli uomini. Il grande soffio che ci
raggiunge attraverso la Parola è dunque il soffio dello Spirito. Ricominciare
dalla Parola, ripartire dalla Parola è l’invito che rivolgo a tutti!”
Queste
autorevoli affermazioni dovranno trovare accoglienza nei cuori e nella vita di
ciascuno di noi anche e soprattutto nei santi giorni delle Missioni Popolari.
Come sono caratteristici questi giorni e come tornano
puntuali a ricordarci valori e realtà che toccano il mistero profondo della
nostra vita. Giorni caratteristici perché orientano ai valori ultimi, ci
invitano alla riflessione, ci aprono alla preghiera!
La santità è la comune nostra vocazione. San Paolo
scrivendo ai Tessalonicesi dice: “Questa è la volontà di Dio: che siate
santi”. Quando si parla di santità non si deve intendere unicamente quel
grado eroico di virtù per il quale taluni sono dalla Chiesa proclamati santi.
È vero che istintivamente il pensiero corre a coloro che hanno l’onore
dell’incenso, il nome nel calendario e il quadro con l’aureola. Non è
questa la santità pur vera di cui vogliamo parlare!
I Santi non sono coloro che vanno plagiati
nell’inimitabile, ma imitati nell’attuabile.
Personalmente intendo santità quel vivere in
consapevole rapporto di amore con Dio, rapporto in cui prende forma la coscienza
d’essere creatura; cioè quel rispondere all’amore di Dio che mi chiama con
risposta d’amore che non consiste in parole, ma in fare la volontà di Dio.
Perciò la santità si definisce come perfezione di carità. “Non v’è
uomo, non c’è stato, non vi sarà, che non abbia come vocazione, cioè come
senso profondo della sua vita, l’essere chiamato ad intrecciare questo
rapporto di amore con Dio, così che per ogni uomo si deve dire che tanto più
vive quanto più riesce a dire di sì all’amore di Dio che lo sollecita.
Questa è la vita! Questo il senso profondo della nostra esistenza!” (Giuseppe
Lazzati).
Scriveva un carissimo sacerdote che mi ha aiutato
molto nella vita spirituale:
“Son ben di più i Santi nelle tombe che non sugli altari. Non è forse
santa quella mamma che hai visto consumarsi per il bene dei suoi nella
quotidiana fatica e nella preghiera, nel silenzio e in mille fastidi? Non è
santo quel papà la cui vita fu tutta chiesa, casa, lavoro ed apostolato? Non
santo quel sacerdote che ti ha cresciuto consigliandoti il bene, confortandoti
nel dolore, perdonandoti i peccati ed infine morendo col sorriso sul labbro e
con Gesù negli occhi? E quell’adolescente, vero giglio stroncato sullo stelo
anzi tempo, non aveva forse il profumo della santità? Dalla chiesa al cimitero,
a intenderlo bene, si stende un autentico itinerario di santi!”
“C’è una sola tristezza oggi: quella di non
essere santi”, scriveva Leon
Bloy. E ben a ragione si pone questa affermazione. “Se queste e questi sono
diventati santi, perché non anche noi?”
E che dire sul giorno della Commemorazione di tutti i
defunti? Mi vengono in mente questi semplici pensieri spirituali.
Santa Monica, mamma di Sant’Agostino, sul letto di
morte, così confidava ai figli: “Seppellite questo corpo dove che sia,
senza darvene pena. Di una sola cosa vi prego: ricordatevi di me dovunque siate
innanzi all’altare del Signore”.
In questo giorno e durante l’ottava dei morti
pellegrineremo in folla davanti al camposanto che nasconde il corpo dei nostri
cari defunti. Portiamo fiori ed accendiamo lumi; questo è un atto molto gentile
e significativo. Ma quei fiori e quei lumi riuscirebbero un simbolo
religiosamente sterile, se non vi aggiungiamo preghiere ricche di indulgenze e
suffragi impreziositi da opere buone.
San Giovanni Crisostomo, grande padre della Chiesa,
così avvertiva i fedeli del suo tempo: “Perché piangete sconsolatamente,
se ai defunti si può ottenere grande aiuto e perdono? Non è questo un bel
guadagno per loro ed anche un cospicuo vantaggio per noi? Vi assicuro che
l’aiuto nostro per le loro anime non è mai vano: è Dio a volere che ci
soccorriamo l’un l’altro. I morti aiutano i vivi, se i vivi aiutano i
morti”.
Vediamo dunque di non dimenticare questi valori e
questi atteggiamenti in questi giorni santi che la Chiesa ci invita a celebrare
e a vivere intensamente.
vita parrocchiale
RAGAZZI... CHE FESTA!!!
Come
ogni anno, dopo la pausa estiva, il nostro oratorio, più accogliente e moderno
che ma,i grazie ai nostri fantastici papà, ha riaperto le sue porte per
cominciare un nuovo anno oratoriano, che ha come slogan l’ormai
conosciutissimo “SE LO DICI TU”, all’insegna dell’amicizia e del
divertimento. Per inaugurare la nuova “stagione” oratoriana e i nuovi locali
abbiamo organizzato una “4 giorni” ricca di iniziative di ogni genere.
-
giovedì 27 le confessioni dei ragazzi hanno dato il via alle proposte degli
animatori; mentre la sera adolescenti e giovani si sono accostati a questo
sacramento. Presso il collegio De Amicis i giovani hanno vissuto un momento di
preghiera seguito dalle confessioni personali: è stato un momento di
riflessione, in cui si è avuta la possibilità di conoscere meglio se stessi ed
il proprio rapporto con Gesù.
- venerdì 28 adolescenti e giovani sono stati invitati a partecipare alla Redditio Simboly dei 18 - 19enni, in Duomo. Pur essendo in pochi, i partecipanti hanno vissuto con gioia l’ultima Redditio celebrata dal nostro Cardinale, prima della chiusura del suo mandato.
-
sabato sera è stato organizzato un gioco che ha messo alla prova
l’orientamento dei montesolaresi che, nonostante la pioggia, hanno partecipato
numerosi a questo speciale “ giro per Munzuré”. Per le vie del paese,
divise in squadre, più di 140 persone hanno affrontato domande e quiz di ogni
tipo e i più bravi e veloci sono stati premiati con gustosi premi.
-
l’ultima giornata, piena di iniziative, è cominciata con la S. Messa delle
10.30, durante la quale è stato consegnato il mandato agli animatori che
quest’anno si impegneranno nell’attività oratoriana; questi hanno anche
firmato “il libro degli animatori” (novità di quest’anno) in segno della
loro disponibilità e serietà.
Al
termine della Santa Messa don Luigi, tagliando il nastro davanti alla nostra
comunità, ha finalmente inaugurato l’attesissimo nuovo oratorio; tutti i
presenti poi hanno potuto gustare un favoloso rinfresco all’interno della
nuova struttura. La giornata è continuata con un pomeriggio insieme; sono stati
accolti i due nuovi seminaristi, Marco ed Emanuele e, dopo un breve momento di
preghiera, via ai giochi organizzati, basati sul racconto portante di
quest’anno, che hanno coinvolto bambini, ragazzi e adulti e che ci hanno
tenuti impegnati fino all’ora della merenda. Abbiamo gustato una fantastica
torta a tema, preceduta dalla lettura animata del vangelo e dalla preghiera
conclusiva. Le classiche danze hanno chiuso in bellezza questa festa, non per
gli adolescenti e i giovani, che alla sera si sono riuniti in oratorio per una
pizza in allegria e qualche canzone in compagnia!!! Ma la festa dell’oratorio
non è finita qui!!! Gli animatori, i nuovi seminaristi, le suore e il don vi
aspettano ogni domenica alle 14.00 per trascorrere un fantasmagorico e
spettacolare pomeriggio insieme!!! …SE
LO DICIAMO NOI….
Valentina Baragiola & Alice Cazzaniga
vita parrocchiale
“TANTA GRAZIA... SAN PIETRO”
Ricordo con tenerezza la tavola natalizia imbandita di manicaretti prelibati, tutta la famiglia radunata e la puntuale conferma del mio nonno che, in dialetto, commentava: “Tanta grazia... sant’Antonio”... è la stessa cosa che ho pensato durante la festa dell’oratorio, guardando i due nuovi seminaristi, che arrivano dal seminario San Pietro di Seveso... ecco svelato l’arcano del titolo curioso! Penso che sia veramente una grazia avere due giovani che vivranno insieme ai ragazzi le domeniche in Oratorio, e dunque grazie al seminario che li manda!
Dopo aver salutato lo scorso maggio il nostro Fabio, conosciamo meglio i “nuovi arrivi” che prenderanno il suo posto: EMANUELE, 20 anni di Borsano di Busto Arsizio, è al secondo anno di studi in seminario; MARCO, 19 anni di Masate in provincia di Milano, è invece agli inizi, frequenta la prima teologia.
Parlando con loro, di loro, nella “nuova” segreteria parrocchiale, mi sono trovata di fronte due ragazzi giovani con la voglia di fare tanto e bene, negli occhi l’entusiasmo di chi inizia una nuova avventura e nel cuore tanta gratitudine e amore per Gesù!
Riguardo al primo impatto con i nostri ragazzi e il nostro oratorio, Emanuele ha sottolineato la meraviglia di aver trovato un ambiente sano e sereno, che gli ha dato l’impressione di voler realizzare tanto; questa meraviglia si è poi tramutata in stima nel momento in cui ha visto pregare bene i ragazzi. Anche Marco ha espresso la sua gioia nel riscontrare una grande familiarità, una forte disponibilità all’accoglienza (ribadendo che non è così scontata!!!), un desiderio di collaborare e coinvolgere, insomma una familiare apertura da parte di tutti.
Ho poi chiesto loro cosa si aspettano da questa esperienza nella nostra parrocchia: Emanuele ha risposto con molta semplicità, guardandomi dalla serietà dei suoi occhiali e con uno spontaneo sorriso, che pretendere di far imparare a pregare ai ragazzi è troppo... ma cercheranno di fare qualcosa del genere! Marco invece, girandosi continuamente sulla sedia, come se volesse già esprimere rispondendo quello che intende donare, ha sottolineato il suo desiderio di imparare dalla nostra comunità e allo stesso tempo di dare qualcosa di utile e bello per la crescita dei ragazzi.
Ecco il riassunto delle due chiacchere che ho fatto volentieri con Emanuele e Marco, ma per conoscerli meglio e per farci conoscere ci vorrà tutto l’anno oratoriano con le sue molteplici proposte.
Per il momento mi sento di dire ai due nuovi seminaristi, quello che loro hanno continuato a ripetere nella nostra conversazione.... GRAZIE!!!!!!
Partire per un cammino insieme ringraziandoci vicendevolmente è un buon inizio, senza dimenticare l’Amico per eccellenza che ha permesso questi incontri d’amicizia e fraternità... GRAZIE PER QUESTA GRAZIA!!!!!
URSULA
BORGHI
vita parrocchiale
Dov’è finita la figura dell’anziano seduto in poltrona, con un caldo plait sulle ginocchia, uno scaldino ai piedi ed il solito cruciverba settimanale tra le mani?
Forse in qualche parte del mondo esiste ancora, ma a quanto pare non ce n’è più traccia a Montesolaro. Infatti se ci si guarda bene attorno gli “over settanta” del nostro paesello sono quasi tutti ometti e donnine sprintose che non hanno la più pallida voglia di invecchiare o di farsi “attaccare” l’ormai antiquata etichetta di “pensionato”.
Se il pomeriggio si fanno quattro passi per la piazza o tra le stradine si vedono le nonne e i nonni che badano ai nipotini, li portano con passeggini e carrozzine a spasso per la passeggiata pomeridiana, preparano loro la merenda delle 16.30, per non parlare delle storie e delle favolette che raccontano loro per addolcire la pennichella quotidiana.
Ci sono poi tanti hobbies che gli anziani coltivano da anni: chi non può fare a meno di ammirare i merletti favolosi che ogni anno vengono esposti in bella vista alla mostra del pizzo! E poi, se non ricordo male, quanti suonano in banda, punti fermi eccezionali della storia della nostro corpo musicale S. Cecilia e modelli impeccabili per i giovani musicisti apprendisti!
Durante l’anno sono tanti gli appuntamenti pensati appositamente per i nonni e i quasi nonni di Montesolaro: ad esempio una volta al mese c’è il ritrovo delle Francescane, un catechismo presieduto da don Luigi che propone momenti di riflessione sulla religiosità francescana uniti ad opere concrete come le visite agli ammalati; oppure la giornata di ritiro presso il collegio De Amicis…
Nel periodo estivo ci sono delle gite interessanti, ad esempio la passeggiata alla Madonna del Bosco e la visita a chiese e santuari mariani, sono momenti di religiosità e di festa lieti e sereni, in cui si possono trascorrere ore piacevoli in compagnia.
Tra le occasioni più attese c’è la giornata dedicata proprio agli anziani, che quest’anno cade domenica 28 ottobre.
La festa avrà inizio con la celebrazione della S. Messa la mattina alle ore 11, l’omelia e la preghiera dei fedeli saranno pensate e dedicate proprio agli anziani, per ricordare e sottolineare il loro cammino di vita, la loro presenza fondamentale in ogni famiglia come punto fermo dei valori e delle tradizioni che tramandano alle generazioni future e la loro importante e continua operosità.
Alle 12.30 si trasferiranno tutti in oratorio per il pranzo a sorpresa che il gruppo responsabile della cucina preparerà apposta per loro. Ovviamente il menù è top - secret, non si è riuscito a sapere nulla, a parte il fatto che… ci sarà da leccarsi i baffi!
Poi, quando i palati avranno degustato tutto il degustabile, per i nonni ci sarà una sorpresa divertentissima organizzata dagli animatori e dai bambini: beh, se è una sorpresa, non dico nulla… sarà tutta da scoprire…
Tirando un po’ le somme, anche se ad una certa età i reumatismi e i cosiddetti “acciacchi” sono compagni di viaggio assicurati, c’è ancora tanta energia e voglia di stare insieme che non si esaurisce mai, accanto ad una saggezza di vita che deve essere modello ed esempio per tutti.
Elena Colombo
Anche quest’anno, come ormai è tradizione per la nostra comunità, si tiene in Oratorio la mostra del pizzo, iniziativa questa che rappresenta un’occasione di aggregazione, di servizio verso le esigenze della Parrocchia, di recupero delle nostre tradizioni.
L’appuntamento è per domenica 28 ottobre nei locali dell’Oratorio. Come ogni anno, le donne della nostra comunità si sono impegnate nel creare splendidi capolavori con cotone, tombolo e fuselli, ma soprattutto con competenza e grande maestria.
E pensare che questa vera e propria arte del territorio canturino, oggi ancora così ammirata ed apprezzata non solo in Brianza, ma invidiata e, in qualche modo, imitata all’Italia e all’estero, affonda le proprie radici molto lontano nel tempo.
Si hanno infatti testimonianze che già alla fine del Quattrocento i bordi delle tovaglie erano adornati con merletti in lino eseguiti con aghi o fuselli.
Dapprima solamente sporadiche apparizioni nella biancheria, i pizzi diventano sempre più diffusi a partire dal Seicento e protagonisti assoluti delle tovaglie, realizzate completamente ad aghi o con fuselli, nell’Ottocento.
Nel corso degli anni la produzione di merletti si estende ad altri tipi di biancheria, alle lenzuola, ai centri, all’abbigliamento religioso, ambiti nei quali ai giorni nostri è molto elevata la domanda di manufatti.
L’arte preziosa del merletto è stata negli anni sapientemente coltivata e tramandata dalle “merlettaie” brianzole, che ancora oggi riescono a tenere alto il nome del famoso “pizzo di Cantù”.
Molte iniziative sul territorio, dalle mostre locali, come quella di Montesolaro, a quelle invece più pubblicizzate e su più vasta scala, come la “Biennale Internazionale del Merletto” che si terrà a Cantù dal 17 novembre al 2 dicembre, contribuiscono oggi a rafforzare la visibilità e la fama del merletto canturino.
Nella nostra comunità la gloriosa tradizione del pizzo di Cantù si sposa con lo spirito di servizio che le donne di Montesolaro dimostrano nel confezionare questi piccoli grandi capolavori con molta pazienza e dedizione per dar vita a questa iniziativa che, come detto, è diventata una piacevolissima tradizione per la Parrocchia intera, e non solo.
E allora cogliamo questa occasione per ringraziare quelle “formichine laboriose” che sanno creare gioielli di filo, giochi di fiori, intrecci leggeri con le loro mani sapienti nel lavorare con tombolo e fuselli.
Cristina Proserpio
Antonio
Brambilla:
un
prete, un uomo del cambiamento,
un
credente al totale servizio del prossimo
Ricordare Don A.Bram, dopo che egli ci ha lasciato, è un’impresa
improba, non tanto per la chiarezza delle valutazioni che è facile individuare
data la limpidezza della persona, quanto per il rischio di offendere la sua
proverbiale riservatezza su tutto ciò che poteva e può riguardare la sua
persona. E tuttavia a lui è dovuto un ricordo amorevole da parte di chi ha
vissuto con lui l’adolescenza e la giovinezza negli ormai lontani anni
sessanta.
Non si tratta di scrivere un’agiografia, ma di tentare di rispondere a
una domanda:
il suo essere uomo e prete può essere di esempio a quelli che l’hanno
conosciuto e a coloro che non ne hanno nemmeno sentito parlare? Noi crediamo di
sì e quelle che seguono sono riflessioni e ricordi utili a tal bisogno.
Egli fu persona che ha vissuto in povertà, in perfetta letizia, pur tra
mille difficoltà che incontrò, in integrale obbedienza verso i propri
superiori ecclesiastici, e fu soprattutto uomo che annullò i propri bisogni,
azzerò il proprio ego per offrirsi amico, consulente, consigliere delle persone
che incontrò, particolarmente quelle più bisognose non solo delle cose
materiali, ma anche di quelle spirituali legate alle domande profonde della
vita.
Fu uomo dai principi profondi, perfino rigidi, egli era portatore di una
fede totale. Tali convinzioni però non le usava per conquistare cristiani e non
attraverso “prediche” teoriche, ma erano lo strumento per amare la gente,
per servire il prossimo attraverso l’esempio concreto.
Arrivò a Montesolaro e fondò l’oratorio, non inteso come mura, ma
come catalizzatore di giovani e ragazzi; e qui cominciò la sua opera di
rinnovamento e la sua intensa attività organizzativa: fondò il circolo
giovanile oratoriano, con un presidente, un consiglio, ottenendo due scopi: la
partecipazione democratica alla gestione dell’attività oratoriana e la
costruzione di capacità organizzative e di direzione nei giovani di allora.
Non fu mai fermo. Organizzò la prima mostra del libro, sostenne
fortemente la Lega del lavoro in collaborazione col circolo ACLI, organizzò per
la prima volta gite promiscue, si interessò anche di politica, intesa da lui
come servizio verso il popolo e verso i bisogni dei più poveri.
Il lavoro, la politica, il sociale, la cultura, la formazione vera non
come casta chiusa dei giovani; era in sostanza un uomo aperto al mondo che
cambiava e lui era pienamente dentro questo cambiamento. Da qui le sue
iniziative innovative, quasi controcorrente.
Ovviamente si crearono tensioni tra i maggiorenti dell’epoca, fermi su
posizioni conservatrici e il progetto operativo e culturale di Don A.Bram (così
lo chiamavamo e così si firmava). A un maggiorente che lo criticava più alle
spalle che di fronte disse che prima di criticare era meglio che lui pagasse i
contributi previdenziali ai suoi operai. Questo da il segno di un uomo
profondamente giusto e moralmente ineccepibile.
Con lui si discuteva volentieri e con grande passione, non diceva mai di
no alla richiesta di dialogo e di confronto, anzi lo sollecitava, lo stimolava
perché era convinto, a ragione, che parlare, dialogare era una forma di
crescita profonda per i giovani del tempo. Tutti andavano da lui, anche chi non
frequentava l’oratorio, aveva una forza attrattiva enorme e sapeva affascinare
per le cose che diceva e per come le trasmetteva; sotto certi aspetti
assomigliava a Don Milani: coerenza totale tra valori cristiani e pratica vita
vissuta.
Per lui povertà significava vivere del minimo indispensabile e dare
agli altri (quelle persone bisognose e quasi emarginate) quello che riceveva:
non teneva per lui praticamente nulla. Per l’oratorio si facevano debiti che
si sarebbero pagati: non era angosciato dal denaro. Il denaro per lui non era un
fine, ma un mezzo per realizzare un obiettivo. Poi avrebbe discusso col parroco
che era il depositario del denaro ufficiale.
La vita di oggi è pregnata dall’apparenza. L’uomo moderno percorre
il proprio periodo vitale, breve o lungo che sia, ponendo il proprio sguardo
alla superficie della vita, non sforzando il profondo di se medesimo e quello
degli altri esseri umani. Non solo, ma il pensiero dominante è quello di darsi
obiettivi edonistici e materiali, utili al proprio personale e luccicante
successo e non a vantaggio del contesto sociale, della comunità e della società
in genere.
Don A.Bram era portatore dell’opposto, di un opposto che dovrebbe
diventare regola di vita per tutti, se vogliamo dare al mondo, alla comunità,
alla famiglia, ai figli nostri, un insieme di valori veri che sono in sintesi
l’amore per la vita: amare gli altri per dare linfa alla vita propria. Alla
domanda iniziale rispondiamo di sì, dato che Don Antonio ha seminato il bene
per tutta la vita e di questo bene c’è oggi intenso bisogno soprattutto per
coloro che oggi sono gli adulti di domani.
LA FORZA DISARMANTE DELLA SEMPLICITÀ’
“Benedetto sei Tu, Padre,
Signore del cielo e della terra,
perché hai nascosto queste cose
ai saggi e agli intelligenti di questo mondo
e le hai rivelate ai piccoli.”
(Mt.
11,25)
Una mattina di sole della scorsa settimana sono stata
alla scuola materna. Mi sono autoinvitata a trascorrere qualche ora con i bimbi
e le loro insegnanti in modo da raccogliere notizie ed impressioni per scrivere
questo pezzo…
Questo pezzo era nato nella mia mente come una sorta
di cronaca di una giornata trascorsa con loro, una descrizione di quello che i
bimbi vivevano, imparavano, di quello che le insegnanti avevano in programma per
loro. Ma in quella mattina di sole quest’idea è andata lentamente
sgretolandosi perché c’è stato qualcosa, in quelle ore trascorse con i
bambini, che ha attirato maggiormente la mia attenzione, qualcosa che mi ha
colpito il cuore, che mi ha spinto a parlarvi di altre sensazioni, di altre
impressioni, a fare altre riflessioni… riflessioni sulla semplicità, sulla
verità, su quel misto di innocenza e dolcezza che solo i piccoli riescono ad
emanare tanto candidamente…
Cosa mi ha fatto cambiare idea, qual è stata la
molla che ha fatto scattare queste riflessioni?… il loro modo di pregare così
semplice, così sincero… avreste dovuto vederli… avreste dovuto sentirli…
si alzavano, uno alla volta, e venivano a pregare davanti agli altri, pregavano
per la mamma e il papà, per i malati e per la pace nel mondo e ringraziavano
Gesù per quella giornata di sole. Ed io mi sono commossa, mi sono commossa come
credo si sarebbero commossi tanti altri. Mi sono commossa di fronte alla
semplicità di quei piccoli che chiedevano più amore per tutti, che chiedevano
la pace ed il bene per il mondo e per le loro famiglie… di quei piccoli che
ringraziavano il Signore per una giornata di sole… Una giornata di sole
sembrerebbe una cosa così banale… la maggior parte degli adulti, la maggior
parte di noi l’avrebbero accettata come un comune fattore meteorologico. Loro,
i bimbi, nelle loro preghiere, l’hanno fatta apparire come un miracolo
meraviglioso, qualcosa di così bello ed importante da richiedere un
ringraziamento. Ecco cosa mi ha fatto cambiare idea: la loro semplicità, la
loro innocenza. Quella semplicità e quell’innocenza che fanno vedere tutto
nella sua luce migliore, che ti portano ad apprezzare le piccole cose di ogni
giorno, i piccoli gesti e le semplici parole, che ti portano ad apprezzare
quella quotidianità che non bisogna mai dare per scontata…
E allora dico grazie a questi bambini che, nella loro
semplicità, mi hanno insegnato qualcosa, mi hanno ricordato qualcosa che, nella
frenesia di tutti i giorni andavo dimenticando… quante cose si possono
imparare dai bambini…
E vi chiedo scusa, bimbi, se questa “cosa” che ho
scritto su di voi non è del tutto frutto della semplicità che voi mi avete
mostrato… e chiedo scusa a qualcuno di voi che mi ha chiesto se potevo farli
apparire in un’intervista alla TV… per ora non è possibile, magari la
prossima volta…
RAFFAELLA
FORMENTI
DON
ANTONIO: UN GRANDE PRETE
S.
Quarantore dell’ottobre 1966, le prime con Don Pierangelo in parrocchia ed
anche le prime senza la presenza “residenziale” di Don Antonio Brambilla.
Questi, dopo essere stato coadiutore di Don Vittorio Bonacina è da poco il
nuovo parroco di Galgiana e viene invitato da Don Pierangelo a celebrare la S.
Messa d’apertura di quei giorni dedicati all’Eucaristia. La chiesa è
stracolma e nell’omelia Don Antonio ricorda l’importanza di assumersi un
preciso impegno nella comunità, indipendentemente dal sacerdote che ha
l’incarico di parroco. L’ascoltano i bambini come il sottoscritto, i giovani
del suo oratorio lasciato pochi mesi prima, gli adulti e gli anziani che hanno
condiviso con lui il decennio trascorso qui a Montesolaro. Sono le stesse che
adesso ringraziano il Padreterno perché ha dato loro la possibilità di
conoscere un grande prete, ha consentito di percorrere un tratto del cammino
della vita accanto ad un sacerdote che sentivano prima di tutto amico. Ora che
ci guarda da lassù, dal paradiso, tutti coloro che hanno gustato
l’intelligenza, la passione educativa, la genuina bontà d’animo, la fede,
l’operosità, l’umiltà, tutti si sentono un po’ più poveri, privati di
quella parte di umanità che Don Antonio possedeva. Non si poteva sfuggire dalla
sua affabilità, rimanere estranei davanti al suo semplice modo di agire che era
un continuo coinvolgere tutti, vicini e lontani dal campanile. Era impossibile
“bigiare” dall’oratorio, veniva a parlarti, non per rimproverarti ma per
capire il motivo della tua assenza. Il dialogo era la sua arma vincente
applicata con ogni persona sia essa adulta, giovane o ragazzo. Noi ragazzi, in
alcune occasioni, lo vedevamo stanco e affaticato, con la voglia di
“trascinarlo” nei giochi: egli non si tirava mai indietro, nonostante la
sera aveva fatto le ore piccole intorno ad un tavolo, impegnato in quella
discussioni che “facevano diventare grandi”. Inutile dire del vuoto (da qui
forse anche il richiamo nell’omelia di quelle Quarantore) che lasciò quando
il cardinal Colombo lo nominò parroco di Galgiana. Era comunque felice di
rientrare fra le mura del suo “primo amore sacerdotale”, un sentimento
certamente ricambiato. L’ultima occasione è stata domenica 13 febbraio
dell’anno scorso, quando si celebravano in parrocchia gli anniversari di
matrimonio ed egli ricordava i suoi 45 anni di sacerdozio: dal suo volto
sofferente traspariva la gioia di essere a Montesolaro, fra i suoi giovani di
allora. Siamo tutti più poveri perché piangiamo la sua dipartita, ma con una
certezza in più, quella di avere in paradiso un santo al quale rivolgersi per
intercedere col buon Dio.
Francesco
Molteni
·
Cavaliere
Cristian di Bernardino e Bergamo Nadia
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Moscatelli
Serena di Franco e di Fumagalli Laura
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Moscatelli
Anastasia Maria di Vittorio e di Visioli Stefania
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Orsenigo
Ivano con Colombo Barbara
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Tagliabue
Angelo di anni 68
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AVVIATO IL CAMMINO DI CATECHESI
È
iniziato il cammino di catechesi per tutte le fasce di età: dalla prima
elementare su fino agli adolescenti, 18/19enni, giovani ed adulti.
Piace
il lunedì ed il giovedì pomeriggio osservare i tanti ragazzi che assiepano il
marciapiede dell’Oratorio, pronti con la catechista ad entrare nell’aula
loro assegnata.
È
bello anche il martedì sera vedere gli adolescenti e le fasce superiori
convenire numerosi nel gruppo per dedicare un’ora di tempo e così conoscere
l’amico Gesù, e confrontare la propria vita col Suo Vangelo.
Benediciamo
il Signore che sorride con la nostra Comunità per una gioventù buona ed ancora
disponibile ad ascoltare la Parola.
Scrive
l’Arcivescovo nella sua Lettera Pastorale: “Ti lodo per la terra buona
dove è caduto il seme del Vangelo, producendo il trenta, il sessanta ed anche
il cento per uno. Sento di poter dire, con quanti hanno creduto, che la Tua
Parola veramente illumina e riscalda, ci parla e mi parla nell’oggi della
vita, mi spinge e ci spinge sui sentieri del Tuo Regno. Per il miracolo della
Tua Parola, inesauribile nutrimento di
fede, lascia che Ti ringrazi, Signore”.
Momento
importante nella vita della nostra Comunità Cristiana, le Sante Quarantore di
quest’anno si sono compiute lasciando una positiva impressione per la
partecipazione dei fedeli che numerosi sono intervenuti “per stare” con Gesù,
presente sull’altare per la preghiera e l’adorazione. Questi giorni
eucaristici servono a tutta la comunità, essendo l’Eucaristia “il centro ed
il culmine” di tutta la vita cristiana. I semplici pensieri del santo curato
d’Ars che di proposito ho voluto suggerire preparando questi giorni
eucaristici, mi sembra siano davvero entrati nel cuore di molti parrocchiani che
non hanno lesinato dedicare del prezioso tempo per stare alla presenza del
Signore. La notte tra il venerdì ed il sabato e tutto il giorno successivo è
stato un continuo alternarsi a “far compagnia” a Gesù.
Anche
le prediche di don Adriano Colombini, chiare ed incisive, sono state apprezzate
ed ascoltate volentieri. Il Signore benedica la nostra Comunità per tanto
fervore e conceda, in quest’anno particolarmente ricco ed intenso, grazie
spirituali e consolazioni infinite.
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IL LOCALE
DELL’ORATORIO RESTAURATO
Nel
giorno della Festa dell’Oratorio abbiamo inaugurato, con semplicità di forma,
il locale adibito a bar dell’Oratorio diventato finalmente, dopo il restauro,
accogliente ambiente di ritrovo giovanile, luogo di frequentazione piacevole,
luminosa per i ragazzi e per i genitori che, la domenica ancora numerosi,
vogliono qui ritrovarsi.
Chi
ora entra in questo locale rinnovato resta colpito per la trasformazione.
Sorprende la luce che smagliante irradia tutt’intorno; sorprendono i brillanti
colori che danno un tocco di vita indispensabile, assolutamente necessario per
un ambiente che di vita ne sprigiona con abbondanza.
Era
giusto che i ragazzi avessero un luogo dove venire volentieri, incontrarsi, dove
restare ore, la domenica pomeriggio, in serena amicizia nel gruppo, partecipando
alle iniziative che danno slancio alla crescita, che preparano alle fasi future
della vita.
Il
grazie va innanzitutto al Consiglio d’Oratorio che, accortosi della esigenza,
si è fatto promotore di tanto cambiamento. Un grazie poderoso va ai papà e ai
giovani che, con spirito di gratuità si sono resi disponibili, assumendo “in
proprio” la fase operativa di questo restauro. Ci hanno messo dentro ore di
lavoro e professionalità, pagando anche le spese materiali che questo lavoro di
trasformazione ha richiesto. Un grazie infine all’architetto che ha progettato
la ristrutturazione e a chi ha voluto donare a completamento dell’opera sedie,
tavolini ed armadio.
Ma
la cosa più bella, per quello che ho visto, è l’entusiasmo che ha
accompagnato il lavoro di questi papà e di questi giovani. È l’esempio di
splendida collaborazione. È la fiducia che queste persone dimostrano di avere
nella istituzione Oratorio, nella sua capacità educativa, nel far passare
ancora oggi ai ragazzi e agli adolescenti i valori della vita.
Per
questo esempio e per questa testimonianza ringrazio il Signore!
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APPUNTAMENTI MESE DI
NOVEMBRE
Mercoledì
31 ottobre – ore 20: Santa Messa solenne nel XX°
Anniversario della Consacrazione della nostra Chiesa parrocchiale. La liturgia
è propria e celebra il mistero della Chiesa viva, cioè del popolo di Dio
peregrinante verso la celeste Gerusalemme. Grande importanza si deve dare a
questa celebrazione che ha il grado liturgico di solennità. Invito la corale
Santa Cecilia per l’animazione del canto.
Giovedì
1 novembre – Solennità di tutti i santi: È festa di precetto. Le Messe sono secondo l’orario domenicale La Messa
delle ore 11 è solenne in canto. Nel pomeriggio alle ore 15: Vesperi di tutti i
Santi. Seguirà la Processione al cimitero per le preghiere di suffragio ai
nostri defunti.
Venerdì 2 novembre –
Commemorazione di tutti i fedeli defunti: – Le Messe seguiranno il seguente
orario:
Ore 8: Recita delle Lodi. Ore 8.30: Santa Messa in chiesa parrocchiale. Ore 15:
Santa Messa al cimitero. Ore 20.30: Santa Messa in chiesa parrocchiale.Delle tre
Messe che oggi si possono celebrare, una sola ha l’applicazione libera, le
altre devono essere applicate rispettivamente in suffragio di tutti i fedeli
defunti e “ad mentem Summi Pontificis”.
Indulgenza
plenaria: I fedeli che
visitano oggi una chiesa possono acquistare l’indulgenza plenaria.
Durante l’ottava, i fedeli che devotamente visitano un cimitero e pregano
almeno mentalmente per i defunti possono acquistare l’indulgenza plenaria.
Domenica 4 novembre ore 8: Santa
Messa di suffragio per tutti i caduti in guerra
Giovedì 8 novembre
ore 15: Celebreremo una Messa al Cimitero per i sacerdoti defunti e per
tutti i defunti della parrocchia.
Domenica
11 novembre: Giornata
diocesana Caritas
Mercoledì 14 novembre: Serata
decanale sul tema: Islam e Cristianesimo. Interviene don Giampiero Alberti
incaricato diocesano per i rapporti con l’Islam: Servizio per l’Ecumenismo e
il Dialogo.
Domenica
18 novembre: Inizio
Avvento. Con questa settimana diamo inizio alle Benedizioni della famiglie in
occasione del Natale.
MATRIMONIO CRISTIANO: UNA SCELTA DI FEDE
Anche quest’anno
abbiamo già dato avvio al cammino di preparazione al matrimonio cristiano per i
fidanzati che desiderano celebrare questo importante sacramento. La preparazione
al matrimonio costituisce un momento provvidenziale e privilegiato cioè, un
tempo in cui Dio interpella i fidanzati e suscita in loro il discernimento per
la vocazione matrimoniale e la vita alla quale introduce. Il fidanzamento è un
tempo favorevole grazie al quale i fidanzati possono, proprio all’interno
della loro esperienza affettiva, rinnovare il loro incontro con la persona di
Gesù Cristo, con il messaggio della Chiesa e del Vangelo. Dalla decisione nei
confronti del Signore Gesù, può derivare infatti una visione cristiana
dell’amore e un impegno a edificare la famiglia secondo il progetto di Dio.
L’itinerario
proposto dalla nostra parrocchia è strutturato da nove incontri, dentro i quali
si approfondisce il significato cristiano dell’amore e del rapporto di coppia
e introduce le tematiche connesse alla promozione umana del matrimonio e della
famiglia. Oltre agli incontri di riflessione e di ascolto, vivremo altri due
momenti particolari: un primo momento partecipato in comunione con tutta la
nostra comunità parrocchiale durante la S. Messa e, un secondo momento, vissuto
con altre coppie di fidanzati di parrocchie diverse, per una giornata di ritiro.
L’intera proposta chiederà a ciascuna coppia di ritagliare un po' del proprio
tempo dentro le cose ordinarie, per fermarsi a riflettere sui desideri, sulle
attese e sulle ragioni profonde dell’esistenza dentro la singolarità di
questa vocazione: cioè il matrimonio cristiano come dono del Signore.
Se
si accoglierà questo dono, si scoprirà la bellezza di un amore vissuto in modo
pienamente umano, nella fede, secondo il vangelo di Gesù. Allora, insieme, si
coglierà la grandezza di questo sacramento vissuto dentro la Chiesa e si capirà,
quanto una scelta così importante deve avere senso e deve ritrovarlo. Così
anche noi, in comunione con la lettera che i vescovi hanno consegnato a tutti i
fidanzati della Diocesi, ci uniamo con la preghiera all’augurio di buon
cammino dentro questa Chiesa che non lascia da soli, ma che vuole essere amica,
vuole rimanere vicina e alla quale sta a cuore la felicità di ciascuna coppia.
MARIAROSA ADRIANO CLAUDIA NANDO
ed
oramai giunta alla sua fase finale
Ad
un anno dall’inizio dei lavori del nuovo Centro Polifunzionale per Attività
Parrocchiali in via Madonnina, si è giunti al completamento delle opere
riguardanti:
a.
la realizzazione della struttura portante dell’edificio in
calcestruzzo;
b.
il montaggio del tetto in legno lamellare;
c.
la posa in opera del manto di copertura in rame.
I
lavori si sono svolti secondo il programma preordinato e tenendo in
considerazione i tempi dell’edificazione e le disponibilità della Parrocchia.
Solo
nel periodo primaverile, la pioggia insistente ed intensa, ha determinato un
rallentamento nell’esecuzione dell’opera imprevisto.
Ora
siamo giunti alla fase conclusiva che prevede: gli allacciamenti alle reti
tecnologiche (fognatura, Enel, ecc…); i tamponamenti interni; le sistemazioni
interne ed esterne.
L’opera,
già visibile nella sua dimensione globale dovrà essere perfezionata nelle
varie funzioni alle quali è destinata e, in questa fase, sarà determinante la
partecipazione ed il sostegno dei parrocchiani.
11
novembre 2001 - XI Giornata diocesana Caritas
una
comunità che ascolta i poveri
Il titolo della giornata
diocesana Caritas 2001 è tratto dalla lettera apostolica “Novo
Millennio Ineunte”, pubblicata il 6
gennaio 2001, con la quale Giovanni Paolo II ha chiuso il Grande Giubileo e ha
tracciato le linee per il futuro cammino della Chiesa.
Qui il Papa introduce il tema
della missione della Chiesa e la invita a scommettere sulla carità.
Lo scenario evocato è quello
dei grandi squilibri nella distribuzione dei beni, della contraddizione di un
progresso dal quale molti restano esclusi: nuove povertà che chiedono alla
Chiesa una nuova “fantasia della carità”.
E il nostro Arcivescovo, nel
suo messaggio annuale in occasione della celebrazione di questa giornata,
aggiunge: “…
scommettere sulla carità significa lasciarci provocare dai tanti bisogni che
interpellano la sensibilità cristiana… il mio auspicio è che nella comunità
non manchi mai la voce dei poveri…. dobbiamo fare in modo che i poveri, in
ogni comunità cristiana, si sentano come a casa loro… quale
programma più entusiasmante di questo… quale sollecitazione più efficace
perché tutte le comunità si sensibilizzino, i poveri siano davvero ascoltati e
l’operosità della carità sappia testimoniare il Vangelo nella società in
cui viviamo?”
La testimonianza del Vangelo
della carità però non si può inventare; dobbiamo imparare, innanzitutto
ascoltando attentamente la Parola, fermarci a rifletterla e confrontarci per
ricercare la verità e la strada da percorrere.
Non dobbiamo lasciarci
prendere dalla frenesia di fare necessariamente qualcosa; soprattutto non
dobbiamo avere la pretesa di essere nel giusto.
Ad un recente convegno a
Triuggio, abbiamo sentito citare questa frase tratta dal romanzo “La storia infinita” di Michael Ende “siamo corsi così avanti in questi anni, che dobbiamo sostare un
attimo per consentire alla nostra anima di raggiungerci”.
È il momento di farlo.
Stiamo vivendo anni
estremamente confusi: il benessere del nostro mondo occidentale, che ci porta
sempre più a scoprire, desiderare e far diventare necessità anche
l’impossibile, fa nascere nuove povertà senza aver debellato le vecchie.
In questi ultimi tempi
particolarmente bui e drammatici prendiamo consapevolezza della povertà, del
male e delle violenze che ci stanno travolgendo.
Così la nostra coscienza è
chiamata ad un grande sforzo e se perdiamo il punto di riferimento non potremo
scegliere con la coerenza che ci deve imporre il nostro chiamarci cristiani.
Scommettere sulla carità
significa “far spazio al fratello” portando “i pesi gli uni degli altri”
(Gal. 6,2), amare di più, promuovere e non disperdere il senso della pace,
della giustizia, dello scambio equo e solidale.
OPERAZIONE
S.O.S. 2002
La proposta caritativa di quest’anno, come anticipato nel precedente articolo, riguarderà il Bangladesh. Come sappiamo, ormai da qualche anno, la nostra carità è rivolta ad aiutare un missionario della nostra parrocchia, ed è per ciò che con l’Operazione S.O.S. 2002 ci rivolgiamo a suor Mariangela Colombo... che svolge la sua missione in Bangladesh.
Il cammino che siamo chiamati a fare è rivolto ad una raccolti di fondi che ha come fine la costruzione di un nuovo dispensario, dato che quello attuale è insufficiente a sostenere le nuove necessità della missione. Ma durante l’anno non saremo chiamati solo a dare “il nostro contributo” in termini di soldi, perché ci saranno appuntamenti in cui “il nostro contributo” dovrà essere qualche cosa d’altro, dovrà essere la nostra stessa persona. Quello che ci verrà infatti chiesto in alcune occasioni sarà di partecipare ad iniziative in cui si approfondirà il tema della carità, attraverso testimonianze, oppure momenti di condivisione, come i campi di lavoro o le giornate insieme. Insomma per tutto l’anno sarà disponibile un cammino di carità che ci chiederà di vivere la solidarietà in tutti i modi e di essere sempre pronti a dire il nostro sì.
Suor Mariangela sarà la figura che quest’anno ci testimonierà la carità del Vangelo, come lo scorso anno Lino Bianchi. In questa ottica dobbiamo vederla e capire che è possibile vivere il Vangelo anche oggi, certamente ognuno nell’ambito in cui è chiamato a vivere ma con la consapevolezza che è possibile dire il proprio sì al progetto che Gesù ha per noi, come ha fatto Suor Mariangela.
Tutti siamo invitati a vivere l’Operazione S.O.S. 2002 partecipando alle varie iniziative che sono riportate sul volantino della proposta.
FEDERICO TAGLIABUE
SE
IL NEMICO NON ESISTE
Venti
di guerra agitano il nostro pianeta. Eppure, dato per scontato che stiamo dalla
parte dell’Occidente, degli U.S.A., della libertà, il nemico, in senso
tradizionale, non esiste. Non è una nazione, l’Afghanistan è solo, ahi lui,
il Paese dove il ceppo malsano dei Talebani è attecchito. Non è nemmeno una
coalizione di nazioni, come i libri di storia ci hanno tramandato tante volte
per i conflitti del passato.
È
vero esso ha comunque un nome, il Terrorismo, un presunto comandante supremo,
Usama Bin Laden, una religione come terreno di coltura e pretesto “oppiaceo”
per le genti, l’Islam. Ma non c’è traccia di truppe schierate su alture
inaccessibili in attesa di sferrare l’attacco o di pararne uno di parte
avversa. Non si hanno notizie di terribili armate pronte a muovere con crudeltà
e potenziale di fuoco tremendo.
Perché,
allora, noi alleati della bandiera a stelle e strisce ci sentiamo così
minacciati, quasi indifesi? Perché, allora, noi amici della democrazia,
impersonificata da George W. Bush, avvertiamo una specie di spada di Damocle,
retta da un sottilissimo filo, posta sul nostro capo?
Lasciando
da parte per un attimo la pur giustificabile paura per attentati ed affini
contro aerei e luoghi pubblici, andiamo un po’ più in profondità, e con un
certo senso di appiccicosa vergogna dobbiamo rassegnarci a riconoscere di avere
gli occhi sgranati dalla fifa perché ce lo dice, ce lo consiglia, ce lo impone
quasi, la TV.
Il
ronzio di rozzi telegiornali utili solo a far montare il terrore e faziosi
programmi di Tv - verità diretti soltanto a politicizzare tutto lo scibile
umano, infatti, inondano con il loro bla - bla - bla potente e insulso insieme
le nostre case. È un tam tam incessante in cui ogni parola è soppesata e
impregnata d’interessi particolari, di destra, sinistra o centro. Ma il fine
è unico, quello di ottenere ascolto alla corte del terribile Re Audience. E
quale metodo migliore per un punto percentuale in più di share di quello di
seminare a destra e a manca una bella quantità di sano panico…?
Per
carità, le Torri Gemelle non sono state abbattute da Bruno Vespa per far
ottenere più spazio nel palinsesto di Rai Uno al proprio “Porta a porta”,
la violenta controffensiva anglo - americana non è stata un’idea di Emilio
Fede per far raggranellare ascoltatori al proprio TG, ma è innegabile che il
“sensazionalismo guerraiolo”, basato per lo più sull’incessante domanda
riguardante il numero dei decessi a New York piuttosto che a Kabul, sia il
miglior veicolo possibile di paura.
Che,
adesso come adesso, è per lo più ingiustificata e dovrebbe essere soltanto
catalogata sotto la voce “preoccupazione” per le sorti generali di un mondo
senza confini, sì, globalizzato, pure, ma anche senza valori.
A
meno che il prossimo notiziario nazionale non annunci con toni allarmati la
presenza massiccia di soldati talebani attestata sulle scoscese ripe di
Montesolaro alto…
Ruggero
Fumagalli